Empatia e social network: connettere le emozioni
Empatia e social network. È davvero possibile?
Quando si parla di tecnologia si è abituati a pensare ad un qualcosa di freddo e privo di emozioni. Anche la comunicazione che avviene attraverso gli strumenti digitali appare spesso meccanica e impersonale perchè priva di elementi non verbali e paraverbali che ci forniscono indizi importanti sul nostro interlocutore.
Nel corso degli anni, i social networks hanno cercato di colmare questo divario emotivo, rendendo la comunicazione sempre più empatica: prima integrando gli “stati d’animo” e le emoji tra i caratteri disponibili, poi inserendo gif e contenuti multimediali da poter condividere.
Il paradosso che può verificarsi è che in una società iperconnessa non si riesca a creare connessioni.
La risposta a questo fenomeno è l’empatia. La parola deriva dal greco e significa en-pathos: “sentire dentro”.
Essere empatici significa riconoscere le emozioni altrui, comprendere il mondo dell’altro, la sua prospettiva, i pensieri, le emozioni e i sentimenti.
L’empatia è un’abilità sociale, strettamente collegata all’intelligenza emotiva, che Daniel Goleman definisce come: “la capacità di riconoscere i propri sentimenti e quelli degli altri, di motivare se stessi e di gestire positivamente le proprie emozioni, tanto interiormente, quanto nelle relazioni sociali”.
Questi concetti sono naturalmente assimilati alla presenza fisica, alla relazione vis a vis, ma non è sempre così.
I social networks sono un calderone di emozioni, solo che attraverso lo schermo sono più difficili da intercettare.
Ma lo stesso schermo per alcuni diventa una protezione che consente di esprimere liberamente vissuti ed emozioni, sia positive che negative. Anzi, potremmo dire che i social diventano una finestra aperta sul nostro mondo interiore, dove lasciamo trasparire molto più di quanto pensiamo.
Allora qual è il problema?
Il problema è che in rete si fa più fatica e distinguere cosa è reale da cosa non lo è, e a decodificare i messaggi, intrisi di emotività che i nostri ragazzi (e non solo) pubblicano ogni giorno.
Occorre allenarsi all’ascolto empatico per comprendere il non detto e occorre investire sull’educazione emotiva dei giovani, per lavorare consapevolmente sulle loro emozioni e renderli capaci di comunicare il proprio mondo interiore all’esterno, anche sui social.