La tentazione: meglio combatterla o abbandonarsi?

Fra le esperienze quotidiane che ci mettono costantemente alla prova, c’è sicuramente la temuta tentazione.

Secondo la psicologia, la tentazione è una sorta di conflitto interiore tra un divieto perentorio e il desiderio di trasgressione ad esso.

Le tentazioni assumono molteplici forme e possono richiedere tante energie e strategie per poterle fronteggiare.

Nessuno, purtroppo, può considerarsi immune all’esposizione alla tentazione; ciò che cambia, invece, è la capacità di autocontrollo di ciascuno e l’investimento emotivo personale.

L’aspetto interessante dell’essere indotti in tentazione è rappresentato proprio dalla rigidità con cui viene imposto il divieto.

Sembrerebbe infatti, che ci sia una corrispondenza esponenziale, secondo la quale più qualcosa sia vietata e più aumenta il desiderio di raggiungerla.

La curiosità, ad esempio, spinge spesso i bambini a trasgredire, violando quindi le regole imposte, magari per garantire la loro sicurezza fisica.

Sono, infatti, attratti proprio dai divieti imposti: non toccare quella fiamma, non urlare, non correre sui gradini, non mangiare in fretta.
Tutte regole che stimolano la curiosità di capire l’ambiente e le conseguenze dei loro comportamenti.
Gli adulti, invece, preferiscono l’appagamento di un desiderio o di un bisogno più fisiologico, come il mangiare oppure il tradimento, che porta ad un immediato e transitorio stato di benessere.

Le restrizioni di una dieta ferrea, legami affettivi monotoni e abitudinari, per gli adulti, si trasformano in specchietti per allodole, che attraggono più delle eventuali conseguenze negative.

Nasce così quel temporaneo tormento interiore, in cui bisogna decidere se far prevalere l’autocontrollo oppure rifugiarsi in un piacevole stato di beatitudine.
La risposta, ovviamente, è tutta nelle conseguenze del proprio comportamento e in quanto sia importante per noi l’oggetto della tentazione.

Abbandonarsi o combatterla diventa, quindi, una esperienza di arricchimento del proprio se: da un lato, permette infatti di comprenderne le conseguenze e dell’altro aiuta la propria autostima e autocontrollo.