Arrabbiarsi è davvero così negativo?

Arrabbiarsi

Fra le emozioni con cui dobbiamo imparare a convivere fin dalla nascita, c’è quella di arrabbiarsi.

La rabbia è trasversale rispetto all’età e transculturale, perché è riconoscibile da tutti, proprio per la caratteristica mimica che assume il volto soprattutto.

La rabbia nasce quando l’individuo percepisce se stesso in pericolo. Diventa cioè una reazione involontaria di fronte ad un segnale minaccioso.

La natura di tale minaccia può essere diversa: un senso di insoddisfazione e frustrazione, un’ingiustizia subita, un ostacolo imprevisto.

Tutte queste situazioni creano uno stato di attivazione fisiologica che spinge l’individuo ad una valutazione della realtà, per poi attuare un comportamento.

La maggior parte delle persone, considera la rabbia nella sua accezione negativa.

Essa è, infatti, accostata spesso all’aggressività, ma sono, effettivamente, due cose differenti.

Innanzitutto, la prima è un’emozione, mentre la seconda è una reazione, spesso esagerata e lesiva.

Il legame che unisce l’arrabbiarsi con il mettere in atto comportamenti aggressivi si basa prevalentemente su una intensa attivazione fisiologica che diminuisce le facoltà cognitive.

L’individuo, quindi, ha bisogno di reagire e scaricare l’adrenalina che si sta accumulando, senza riflettere effettivamente sulle eventuali conseguenze disastrose del proprio comportamento.

Proprio per questo motivo, si cerca spesso di evitare di sperimentare la rabbia, per timore di non riuscirla a gestire.

In effetti, però, la rabbia, essendo un’emozione primaria, ha la sua importanza nell’economia energetica di ciascun individuo.

Essa permette quindi di adattarsi all’ambiente, dopo un cambiamento dello status quo. Determina infatti una rilettura della situazione vissuta, per poi pianificare la strategia comportamentale.

D’altro canto, arrabbiarsi può determinare l’insorgenza di aggressività verso se stessi o gli altri.

Agitazione e fastidio sono reazioni naturali e gestibili, che però possono trasformarsi in altre forme, quali l’urlare o il desiderio di rompere qualche oggetto alla nostra portata.

Ovviamente può anche manifestarsi la necessità di scaricare la forte tensione, aggredendo qualcuno, soprattutto colui che riteniamo responsabile del nostro stato emotivo.

Quest ultima situazione è l’ esasperazione e l’incapacità di controllare non tanto l’emozione in sé, che è spontanea, ma la reazione ad essa.