Alimentazione selettiva nell’infanzia
Con il termine “alimentazione selettiva” si descrive il comportamento di bambini che limitano la loro alimentazione ad una varietà ridotta di cibi preferiti, rifiutandosi di mangiare altro o di assaggiarne di nuovi. Quando il genitore tenta di ampliare la varietà di cibi, il bambino reagisce con ansia e disgusto e può manifestare sforzi di vomito.
Molti bambini spesso rifiutano il cibo in base a caratteristiche sensoriali come il gusto, l’odore, il colore o la consistenza. Nella maggior parte dei casi il bisogno di adeguarsi al gruppo in adolescenza porta a una risoluzione spontanea del problema.
Quando scatta il campanello d’allarme?
Se si osservano alcuni tra i comportamenti in elenco è bene segnalare al pediatra la presenza di anomalie:
- il bambino mangia solo i cibi preferiti
- si distrae mentre mangia, manifesta scarso interesse per il cibo
- assume alcuni alimenti solamente se “nascosti” all’interno di cibi o bevande preferiti
- consuma il pasto con lentezza e raggiunge velocemente la sazietà
Quando parliamo di alimentazione selettiva ci riferiamo ad una vera e propria condotta alimentare. Un atteggiamento sospettoso e selettivo nella scelta dei cibi può avere avuto, a livello evolutivo, una funzione adattiva nella prima infanzia nel ridurre il rischio di assumere tossine. Successivamente può rappresentare invece un limite ad una dieta variata, con conseguenti carenze a livello nutritivo.
Come intervenire su un disturbo di alimentazione selettiva:
Diventa importante interrogarsi e osservare le manifestazioni del disagio del bambino, su due livelli diversi, uno più relazionale e uno più comportamentale. Il comportamento alimentare del bambino, non può infatti essere inteso solo come qualcosa da educare, ma anche come qualcosa da comprendere.
L’ alimentazione selettiva, ha il valore di messaggio. È quindi importante che i genitori possano osservare lo stato emotivo del bambino e capire da quanto tempo è presente il comportamento che li preoccupa. Poichè l’alimentazione e il momento del pasto sono sempre inseriti in una cornice relazionale, è importante evitare usi impropri del cibo da parte degli adulti. Vengono quindi sconsigliati interventi intimidatori da parte dei genitori (“Se non mangi tutto chiamo il dottore”), ricattatori (“Se non finisci la pasta dopo non potrai giocare”) oppure mescolare il piano educativo con quello affettivo (“La mamma piange se tu non mangi”, “Sei un bambino cattivo perché non mangi e fai arrabbiare mamma e papà” ).
Per uscire dall’empasse è utile, ad esempio, includere una terza persona al fine di introdurre modalità e dinamiche relazionali diverse. Questo accorgimento permette anche di valorizzare il pasto come momento conviviale, in cui ci si siede tutti insieme e si rispettano le regole della tavola.