Chiedere aiuto: una piccola formidabile azione umana

Chiedere aiuto: una piccola formidabile azione umana

La civiltà umana inizia con un’azione: quella di aiutarsi nelle difficoltà. Aiutare e farsi aiutare è ciò che consente la formazione e il mantenimento delle organizzazioni sociali, dal più piccolo al più grande nucleo di convivenza, ed è la condizione per creare appartenenza e produrre cultura.

Una volta una studentessa chiese all’antropologa Margaret Mead quale considerasse il primo segno di civiltà in una cultura, aspettandosi che parlasse di vasi di terracotta, strumenti per la caccia o manufatti religiosi. Margaret Mead rispose che la prima prova di civiltà era un osso femorale fratturato di 15.000 anni fa, trovato in un sito archeologico.

Un femore rotto e guarito: questa era la prova che un’altra persona si era presa del tempo per stare con il ferito, per fasciarlo, portarlo in salvo e  curarlo durante il recupero. Un femore guarito indicava che qualcuno aveva aiutato un suo simile umano, piuttosto che abbandonarlo per salvare la propria vita.

Aiutare gli altri ci aiuta: a sentirci utili, capaci, competenti. E ovviamente, in un mondo ideale, dove non ci fossero accesso difficile alle risorse, scarsità di cibo e acqua, paura, guerre, prevaricazioni, e tutto ciò che impedisce una convivenza pacifica tra gli esseri umani, chiedere e offrire aiuto sarebbe la più semplice e naturale delle azioni.

Ma nel nostro mondo imperfetto, quando si tratta di chiedere supporto, guida, consiglio o aiuto agli altri, spesso sentiamo che questa semplice azione può metterci in pericolo e che ci farà apparire deboli o vulnerabili.

Le persone che hanno sperimentato situazioni familiari e sociali poco supportive spesso provano sentimenti negativi rispetto al ricevere aiuto e gli altri tendono a non offrire alcun supporto a persone con queste caratteristiche, perché avvertono il loro rifiuto a priori. Chi non ha potuto contare su nessuno per aiuto o supporto si sente più a suo agio, più in condizione di controllo, se può fare tutto da solo. E se si comporta come se non avesse bisogno o non volesse alcun aiuto, di conseguenza non otterrà alcun aiuto. Oltre a privare sé stesso di  tutti i benefici di avere persone che possano contribuire alla sua vita, priverà gli altri della gioia di aiutare.

Provate a fare una rapida riflessione: cosa significa questo per voi? Come vi sentite all’idea che altri vi forniscano guida o assistenza? Le risposte individuali variano ovviamente in base alle esperienze di vita e si posizionano su un continuum che spazia dal rifiuto totale di aiuto alla ricerca continua di aiuto. È evidente che entrambi gli estremi sono disfunzionali. Una posizione intermedia, in cui sia presente sia la capacità di dare sia quella di chiedere aiuto, è il migliore segno di competenza relazionale.

Qui, nello spazio di un breve articolo, ci concentriamo su situazioni meno estreme e con premesse meno difficili di quelle di chi non ha mai ricevuto supporto e consideriamo l’opportunità di cambiare leggermente le posizioni individuali sull’argomento; per ottenere un beneficio sperimentabile e a portata di mano.

Perché gli esseri umani sono predisposti all’aiuto e si sentono più vivi quando supportano gli altri.

E occorre conoscenza di sé per riconoscere che si ha bisogno di aiuto e avere sufficiente fiducia per chiederlo. Chiedere supporto è un segno di forza. È una dichiarazione di umanità. E come tale va considerata.

Le persone più sicure e di successo che incontriamo nella vita sono quelle capaci di  coinvolgere gli altri per supporto, guida e consigli. Sono i primi a riconoscere che non sarebbero mai potuti arrivare dove sono senza mentori, consulenti o collaboratori.

Il modo migliore per legare con una persona è chiedere un piccolo favore. È un modo di far sentire l’altro apprezzato, considerato e degno di fiducia. Chiedere a qualcuno di essere supportarti, guidati, consigliati, aiutati o istruiti può davvero portare un cambiamento significativo in una relazione. E se anche ci rispondessero di no, avremmo già modificato il nostro rapporto con l’altro: mostrargli, senza paura, di avere bisogno di lui ci rende infatti più contattabili a livello profondo.  E questo, nel tempo, non modifica solo il nostro atteggiamento. Ma anche quello degli altri nei nostri confronti.