Come parliamo di violenza di genere?

La narrativa sulla violenza di genere e nuove modalità di comunicazione

Da gennaio a maggio 2023 in Italia sono stati commessi 47 femminicidi. In soli cinque mesi. Questa è un’emergenza nazionale (e non solo), che deve essere affrontata immediatamente e da diverse prospettive. Quella della violenza di genere è una tematica tristemente attuale che, per quanto venga analizzata e studiata, non trova ancora soluzioni efficaci a livello politico, sociale e culturale. Al fine di sviluppare interventi efficaci, è quindi ancora necessario comprendere sempre più questo fenomeno, analizzarlo e parlarne. Ma come parliamo di violenza di genere, oggi?

Cosa si intende per violenza di genere

Secondo quanto scritto nella Dichiarazione delle Nazioni Unite, si definisce violenza di genere “qualsiasi atto di violenza per motivi di genere che provochi o possa verosimilmente provocare danno fisico, sessuale o psicologico, comprese le minacce di violenza, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà personale, sia nella vita pubblica che privata”; e ancora “per violenza di genere si considera una violenza nei confronti di una donna solo per il fatto di essere donna o una violenza inflitta in maniera sproporzionata alle donne”. L’OMS riporta come il fenomeno della violenza sia uno dei principali problemi di salute pubblica a livello mondiale e considera gli atti di violenza come un fenomeno complesso, legato a modelli di pensiero e comportamenti plasmati dalla nostra società.

La violenza sulle donne è stata studiata in varie discipline, come sociologia, psicologia, giurisprudenza, formazione; attraverso di esse, sono stati analizzati diversi aspetti che circondano tale problematica, come le cause, il profilo delle vittime e degli aggressori, le circostanze di tali azioni e come prevenirle. Un ulteriore aspetto, non meno importante, è come tali conoscenze dovrebbero essere trasmesse così che possano rendere le persone consapevoli e influenzarle positivamente per creare relazioni senza violenza. Quali aspetti specifici della comunicazione possono contribuire nel prevenire o superare la violenza di genere? Questi aspetti comunicativi sono di grande importanza in quanto diversi studi hanno sottolineato come la conversazione costituisca un processo che influenza e orienta l’azione. A tale fine, tutti gli aspetti della comunicazione hanno un ruolo nel modellare le azioni, non solo le parole, ma anche l’intenzione di chi parla e gli aspetti non verbali della comunicazione, come i gesti, l’intonazione, il contesto, tra le altre.

La narrativa sulla violenza di genere

Come riportato da Duque, Melgar, Gómez-Cuevas e López de Aguileta (2021), il modo in cui si parla di violenza di genere (e quindi di violenza sulle donne) è cambiato nel tempo. In principio, la violenza contro le donne è stata concettualizzata, e quindi raccontata e interpretata, da una parte come una patologia individuale derivata dai problemi di gestione emotiva dell’aggressore (in particolare, la rabbia) e dall’altra come relativa alle problematiche psicologiche della vittima, legate a tendenze masochiste, concezioni morali disfunzionali, ecc. In seguito, negli anni ’70 sono nati movimenti antiviolenza che si opponevano a queste concettualizzazioni e intendevano creare un’interpretazione alternativa, una contro-narrativa della realtà della violenza di genere. Pertanto, la violenza di genere è passata dall’essere concettualizzata come un problema individuale ad essere intesa come un problema sociale radicato nei sistemi di patriarcato e disuguaglianza di genere (Dobash e Dobash, 1992).

Con l’obiettivo di contribuire a quella contro-narrativa, l’obiettivo principale degli studi negli ultimi anni è stato quello di comprendere gli elementi che rafforzano la violenza contro le donne, per potervi intervenire. Queste contro-narrazioni hanno affrontato o approfondito la retorica dei diritti degli uomini che ne giustifica la violenza, i discorsi morali che circondano la violenza domestica contro le donne e le interpretazioni che affermano come il discorso sia utilizzato per riprodurre l’ordine sociale e i meccanismi di potere esistenti (Duque et al., 2021). A volte, questa retorica o discorso è stato rafforzato da una forma di linguaggio che ha alimentato la violenza contro le donne. Un esempio è il linguaggio sessista, composto da tutte quelle parole ed espressioni che relegano le donne in una posizione inferiore nella gerarchia sociale o le rendono invisibili.

Gli studi che centrano la loro analisi sul discorso legato alla violenza sulle donne non si limitano al contenuto del discorso ma analizzano anche il ruolo di chi ne parla e, più concretamente, la loro identità di genere. Negli ultimi anni diversi settori hanno riconosciuto che la costruzione di movimenti di lotta alla violenza contro le donne non può essere responsabilità esclusiva delle donne, ma è necessario coinvolgere anche gli uomini (aspetto su cui il discorso femminista è in continuo confronto). Ciò richiede un cambiamento nel discorso, abbandonando atteggiamenti di colpa e accusa che portano tutti gli uomini a essere considerati agenti tossici e invitando gli stessi ad una collaborazione per portare avanti la lotta contro la violenza di genere. È necessario un cambio di prospettiva: non essere parte del problema ma diventare parte della soluzione.

Nel loro studio, Duque et al. (2021) riportano come una delle cause della persistenza della violenza sulle donna sia associabile alla socializzazione di alcune persone in certi modelli di attrazione che uniscono desiderio e violenza. Questa socializzazione è favorita attraverso diverse interazioni (società, famiglia, amicizie, media, ecc.), che riproducono un discorso in cui le persone che manifestano atteggiamenti di dominio e abuso attraggono gli altri, mentre le persone che manifestano atteggiamenti egualitari sono presentate come noiose e persino rese invisibili. Questo favorisce l’attrazione verso le persone che sono parte del problema, rendendo invisibile chi può contribuire a superarlo. A questo, si aggiungono altri elementi altrettanto importanti relativi all’area sociale e culturale, che modellano il modo in cui si parla di violenza di genere e il modo in cui si creano e si definiscono le relazioni tra i sessi: tra questi, la cultura del possesso, la mascolinità tossica, la retorica dietro i discorsi sulla violenza e la vittimizzazione, gli stereotipi, le disuguaglianze di genere, ecc.

Essere parte della soluzione

Per incoraggiare donne e uomini a contribuire alla soluzione, dovremmo prestare particolare attenzione a garantire che i dialoghi sulle relazioni affettive e sessuali, o più in generale sulle identità di genere, si uniscano ad un linguaggio che colleghi, tra gli altri, attrazione e desiderio con i valori dell’amicizia e della solidarietà (Rodríguez et al., 2014).
Prendere in considerazione gli atti comunicativi è quindi essenziale per superare la violenza di genere, poiché è attraverso i vari elementi della comunicazione, verbale e non verbale, che può svilupparsi una nuova narrativa, un modello alternativo di comunicare e comportarsi con gli altri.

Duque e colleghi (2021) hanno anche analizzato quali elementi del discorso possono contribuire nel rendere efficace la comunicazione contro la violenza di genere. Nel loro studio, gli elementi che consentono la costruzione di questa narrazione riguardavano l’unificazione dei linguaggi dell’etica e del desiderio, mostrare fiducia e coraggio nell’opporsi alla violenza, posizionarsi pubblicamente a favore delle vittime, contribuire con argomentazioni chiare e concrete che esemplificano l’alternativa, tenere conto che queste argomentazioni dovrebbero essere fatte nel contesto di un dialogo egualitario. Ad esempio, il modo di trattare le altre persone (di rispetto e ammirazione, o di critica e mancanza di rispetto) o i toni di voce (rabbiosi e sconsideratamente distruttivi, o fiduciosi, convincenti e che presentavano alternative) facevano la differenza tra una comunicazione che riproduceva la violenza contro donne e una che diventava trasformativa.

Questo è un discorso che va ben oltre il solo aspetto psicologico. Sarebbe necessario incentivare interventi a livello collettivo, comunitario e sociale, con l’obiettivo di sviluppare un nuovo tipo di narrativa sulla violenza di genere. Ad oggi, si tende a focalizzarsi su interventi reattivi che si concentrano principalmente sull’incoraggiare le donne che subiscono violenza a denunciare. È di fondamentale importanza sviluppare consapevolezza ed empowerment nelle donne, ma è al contempo necessario sviluppare una rete di supporto efficace ed efficiente a livello istituzionale, politico e sociale, che fornisca la sicurezza, a chi denuncia, di non essere lasciata sola; che fornisca la certezza di un’accoglienza sicura, di un ascolto contenitivo e non giudicante, di una presa in carico effettiva e prolungata nel tempo. La comunità, lo Stato e la società tutta hanno il dovere di facilitare questo processo dimostrando un atteggiamento proattivo. Inoltre, è cruciale intervenire a monte del problema, non solamente con un atteggiamento reattivo, che in parte delega la responsabilità quasi unicamente a chi è vittima. Gli interventi con i migliori risultati sono quelli che si basano sulla partecipazione dell’intera comunità per agire prima che scoppi la violenza, sviluppando contemporaneamente azioni educative preventive; allo stesso tempo, gli interventi devono aiutare a sviluppare, già nei primi anni di scuola, un nuovo tipo di cultura e narrativa che sia più inclusiva, consapevole e scevra da giudizi e stereotipi.

Questa è un’emergenza, è una lotta quotidiana. Una lotta contro le violenze, contro il potere, contro i pregiudizi, contro gli stereotipi, contro l’immobilismo, contro la paura. Non è più possibile girarsi dall’altra parte o generare un retorico dibattito come reazione a tragici eventi.

Diventiamo tutti parte della soluzione.

Fonti

Duque E, Melgar P, Gómez-Cuevas S and López de Aguileta G (2021) “Tell Someone,” to Both Women and Men. Front. Psychol. 12:673048. doi: 10.3389/fpsyg.2021.673048

Dobash, R. E., and Dobash, R. P. (1992). Women, Violence and Social Change. London: Routledge

Rodríguez, H., Ríos, O., Racionero, S., and Macias, F. (2014). New Methodological Insights Into Communicative Acts That Promote New Alternative Masculinities. Qual. Inq. 20, 870–875. doi: 10.1177/1077800414537209