Demenza senile: cosa possiamo fare per prevenirla

demenza senile

Colpisce 50 milioni di persone al mondo. E si può prevenire: 5 indicazioni da seguire subito, nel quotidiano.

Rahul Jandial è un neurochirurgo e neuroscienziato che lavora al City of Hope, in California. Ha un osservatorio privilegiato sulle malattie neurodegenerative, perché opera da molti anni il cervello.

La sua passione è collegare le conoscenze scientifiche con la possibilità di agire per modificare e prevenire la decadenza cognitiva, individuando e diffondendo pratiche quotidiane utili ad aiutare il nostro cervello a mantenersi efficiente più a lungo.

Iniziamo da una sua specifica indicazione: alimentazione e cervello.

Al di là degli studi sulla nutrizione e sulle sostanze benefiche e nocive per il nostro organismo (conosciamo tutti i vantaggi di una dieta mediterranea ricca di verdure e povera di carne), Jandial si sofferma sull’utilità del digiuno intermittente.

Il digiuno intermittente consiste in sedici ore di digiuno da inserire nella propria routine un paio di volte alla settimana. Ad esempio: se la sera precedente si finisce di cenare alle 21, non si deve mangiare nulla (si può bere acqua o tè non zuccherato) fino alle 13 del giorno dopo. 16 ore di digiuno fanno esaurire le riserve di glucosio al fegato, che in seguito brucerà grasso, fino a quando non inizierà a utilizzare i chetoni, che non sono solo carburante per il corpo, ma hanno un grande impatto su salute e invecchiamento. Il modo più semplice per arrivare a sedici ore di digiuno intermittente è aggiungere tempo di sonno, cenare più presto e saltare la colazione. Questo consente al cervello di utilizzare i chetoni come combustibile. Molte ricerche recenti suggeriscono che l’utilizzo dei chetoni come fonte di energia (che interviene quando il glucosio non è disponibile, a causa del digiuno) aiuta il cervello a migliorare le proprie performance.

D’altronde, come è noto, il digiuno ha sempre fatto parte di pratiche religiose dall’antichità, e in moltissime culture è stato utilizzato come metodo per raggiungere una lucidità mentale superiore.

Altra importante indicazione, per prevenire il decadimento cognitivo, è naturalmente l’esercizio fisico.

Camminare, fare le scale, fare attività sportiva leggera, oltre a mantenere i muscoli in forma, permette di irrorare il cervello. Muoversi poco impedisce la rigenerazione e l’ossigenazione indispensabili per i neuroni e per le loro connessioni.  

Terzo: è fondamentale sorprendere il cervello con cose nuove.

Quando apprendiamo qualcosa di nuovo o ascoltiamo, leggiamo, osserviamo qualcosa di non consueto per il nostro cervello, gli forniamo una formidabile opportunità per creare nuovi percorsi neuronali. 

Non serve crearsi sfide complicate: l’importante è uscire dalla zona di conforto abituale.

Gli umani amano ciò che è familiare, si tratta di una caratteristica importante dal punto di vista evolutivo. Una delle strategie di sopravvivenza del cervello consiste nell’utilizzare i dati delle esperienze precedenti per formare rapidamente una mappa mentale sull’azione giusta da intraprendere in una determinata situazione. Ma troppa familiarità offusca il cervello.

L’atto stesso dell’apprendimento fa sì che il cervello attinga a percorsi diversi: è un’attività che consuma energia e coinvolge angoli recessi della mente.

Ultimo punto, ma non per importanza: la portata positiva di avere buone relazioni con le persone che vivono con noi e attorno a noi.

Accudire, prendersi cura di qualcuno, è un modo per fare bene a noi stessi in ogni aspetto, anche quello della giovinezza ed efficienza del nostro cervello, perché le sostanze sprigionate dalla vicinanza buona, di qualità, sono fondamentali per il nostro benessere mentale e costituiscono un antidoto naturale al decadimento precoce. In poche parole: mantenere il cervello in buona salute è alla nostra portata. Ogni giorno.