Elaborazione del Lutto Durante la Pandemia COVID-19

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L’elaborazione del lutto è inevitabilmente influenzata dall’emergenza pandemica e presenta fattori di rischio per lo sviluppo di un lutto complesso.

La pandemia da COVID-19 non ha solo modificato drasticamente il nostro modo di vivere, ma anche il modo di affrontare la morte ed elaborare il lutto. I cambiamenti sociali e comportamentali scaturiti dall’emergenza hanno ostacolato l’usuale processo di elaborazione del lutto e modificato il tipo di supporto fornito ai dolenti.

Le fasi di elaborazione del lutto normale, secondo il modello di Kübler-Ross[1], vanno dalla negazione dell’evento luttuoso, passando attraverso rabbia, patteggiamento e depressione, per poi pervenire ad una sua accettazione. Diversi fattori permettono di agevolare tale processo, primo fra tutti il supporto sociale. Altri invece, definibili come fattori di rischio, possono portare ad una mancata elaborazione del lutto, incorrendo nello sviluppo di un lutto complicato o patologico, denominato Disturbo da lutto prolungato (PGD). 

Durante l’emergenza pandemica, i maggiori fattori di rischio per l’elaborazione del lutto riguardano le circostanze in cui si verifica la morte e le misure adottate per mitigare la diffusione del virus[2]

Le circostanze della morte sono cambiate, essa arriva all’improvviso e inaspettatamente. Le persone muoiono da sole oppure con vicino solo il personale medico. Per i parenti è quasi impossibile fargli visita per le restrittive politiche anti-Covid. Questa impossibilità di vedere il proprio caro, porta a sentimenti di colpa verso se stessi, incertezza e confusione circa le circostanze della morte. Tali aspetti potrebbero prolungare le fasi di negazione e di rabbia dell’elaborazione del lutto.

A tutto ciò, si aggiunge la quasi impossibilità di dire addio al defunto attraverso rituali culturali e religiosi. Questi hanno la funzione di aiutare le persone in lutto a superare la negazione e lo shock dell’evento, fornire supporto sociale e facilitare l’accettazione della realtà della perdita. In tempo di pandemia, questo viene meno, a causa della quasi impossibilità di organizzare rituali collettivi e di fornire sostegno attraverso la presenza fisica delle persone care.

Anche il contesto in cui si verifica il lutto diventa un fattore complesso per l’elaborazione del lutto. Il dover “rimanere a casa” e il non potersi ritrovare con altre persone, se non virtualmente, possono inasprire il senso di isolamento sociale e la solitudine, che sono già aspetti critici dell’esperienza del lutto[2].

In sintesi, l’emergenza sanitaria sta causando tassi elevati di morti e di conseguenti lutti. Questi ultimi vengono affrontati con non poca difficoltà a causa del complesso contesto emergenziale in cui si verificano e della presenza di fattori di rischio specifici, che possono portare ad un lutto complesso. Il ruolo dello psicologo durante il complesso processo di elaborazione del lutto è, mai come in questo momento, di fondamentale importanza. Egli può sostenere il dolente, accompagnarlo nella ricostruzione del significato della perdita, promuovendo l’adattamento alla stessa[3] e la sua integrazione nella propria narrazione di vita.

Bibliografia

1 – Kübler-Ross E. (1969). On death and dying. New York: Macmillan

2 – Goveas J.S. & Shear, M.K. (2020). Grief and the COVID-19 Pandemic in older adults. Am J Geriatr Psychiatry, 28:10, p.1119-11253

3 – Zhai Y. & Du X. (2020). Loss and grief amidst COVID-19: A path to adaptation and resilience. Brain, Behavior, and Immunity, 87: 80-81