Fattori cognitivi ed emotivi nella ricerca di informazioni

In momenti storici e collettivi di grave rischio per sé e per gli altri, è fondamentale tenersi informati e comprendere ciò che sta accadendo. Tuttavia, la sovrabbondanza di informazioni e il fenomeno dell’infodemia che essa comporta rende sempre più difficoltoso ritrovare fonti e notizie attendibili. L’incertezza e la confusione che caratterizza eventi di questo tipo possono portare a comportamenti ossessivi riguardo la ricerca di informazioni oppure, di contro, ad un completo evitamento. Diversi fattori cognitivi ed emotivi influenzano ed orientano il comportamento relativo alla ricerca di informazioni durante momenti di rischio individuale e collettivo.

Esempio esplicativo è quello della pandemia: l’impatto improvviso e globale del COVID-19 ha portato molte persone a cercare informazioni. I dati sulle tendenze di Google mostrano che “COVID-19” è stata la parola chiave più cercata in tutto il mondo a marzo e aprile 2020 (Google Trends, 2020). Ciò indica l’importanza della disponibilità delle informazioni durante una crisi di salute pubblica ma, al tempo stesso, mette in evidenza anche la necessità di garantire la corretta gestione di un flusso massiccio di informazioni e il ciclo di notizie 24 ore su 24. Tuttavia, in situazioni come questa, diversi fattori cognitivi ed emotivi influenzano la ricerca di informazioni o il suo evitamento.

Ricerca o evitamento di informazioni

Barsevick e Johnson (1990) hanno definito il comportamento di ricerca di informazioni come “azioni utilizzate per ottenere la conoscenza di un evento o situazione specifica”. In quanto tale, il comportamento di ricerca di informazioni enfatizza il comportamento attivo ed intenzionale, piuttosto che la scansione passiva dei media.

L’elusione delle informazioni, descritta come “negazione, attenuazione o repressione” (Lambert e Loiselle, 2007), si riferisce alla scelta di un individuo di distogliere l’attenzione dalle informazioni. La paura di sapere nasce da istinti difensivi. Tale risposta difensiva si applica all’auto-riconoscimento degli individui e alla loro percezione dell’ambiente. Mentre un’epidemia rappresenta una grave minaccia per la società, i messaggi di rischio prolungati possono sopraffare le persone, soprattutto alla luce di informazioni massicce e contraddittorie che circolano attraverso vari canali di informazione. Le persone possono nascondersi da notizie angoscianti e deludenti e sentirsi insignificanti e impotenti perché alti gradi di incertezza fanno sembrare insensati gli sforzi individuali (Zhao e Liu, 2021).

Fattori cognitivi ed emotivi

A livello cognitivo, quando la persona sente una discrepanza tra ciò che dovrebbe conoscere su una determinata informazione e ciò che effettivamente sa, si attiva il comportamento della ricerca di informazioni. La persona decide così che ha bisogno di maggiori informazioni e sceglie il meccanismo di ricerca e le strategie di elaborazioni delle informazioni più adatti per arrivare al suo scopo. A livello emotivo, diverse ricerche hanno indicato che sia le emozioni negative che quelle positive possono stimolare comportamenti di ricerca di informazioni, specialmente in contesti ad alto rischio.

Studio di Zhao e Liu (2021)

Nel loro studio, Zhao e Liu (2021) hanno esaminato la relazione tra fattori cognitivi e affettivi e i comportamenti di ricerca o evitamento di informazioni delle persone in situazioni di rischio acuto attraverso un sondaggio online, con un campione di 1.946 persone, condotto nel febbraio 2020, durante lo scoppio della pandemia di COVID-19 in Cina. I risultati mostrano come l’insufficienza informativa percepita è correlata negativamente con il comportamento di ricerca di informazioni. L’insufficienza informativa percepita incoraggia il comportamento di evitamento delle informazioni e scoraggia il comportamento di ricerca di informazioni. Inoltre, è stata rilevata una relazione a forma di U invertita tra insufficienza informativa e comportamento di evitamento. Quando il livello di insufficienza informativa è relativamente basso, le persone evitano deliberatamente le informazioni rilevanti. Quando il divario di inadeguatezza delle informazioni si allarga, si passa a una ridotta tendenza a evitare. Tale risultato può essere spiegato sostenendo che il principio di sufficienza informativa si basa sull’analisi costi-benefici e non tiene conto del fatto che più informazioni non sempre aiutano le persone a prendere decisioni informate, specialmente nell’era di Internet (Zhao e Liu, 2021). In effetti, una maggiore conoscenza può causare dissonanza cognitiva o paura, specialmente tra le persone con bassa fiducia nel giudizio.

Per quanto riguarda la dimensione affettiva, il sentirsi preoccupati o incoraggiati si correla positivamente con il comportamento di ricerca di informazioni, mentre l’elusione delle informazioni si correla positivamente con il sentirsi arrabbiati ed eccitati. I risultati hanno indicato che durante un’emergenza di salute pubblica, messaggi più intensi e rischiosi (come rabbia) possono stimolare un comportamento di evitamento delle informazioni.

Conclusione

Diversi sono i meccanismi che portano alla ricerca spasmodica di informazioni o al suo evitamento durante eventi globali ad alto rischio. Fondamentale è conoscerli e riconoscerli per poter implementare un’informazione funzionale, sviluppare pensiero critico e costruire comportamenti consapevoli.

Fonti

Zhao S and Liu Y (2021) The More Insufficient, the More Avoidance? Cognitive and Affective Factors that Relates to Information Behaviours in Acute Risks. Front. Psychol. 12:730068. doi: 10.3389/fpsyg.2021.730068

Barsevick, A. M., and Johnson, J. E. (1990). Preference for information and involvement, information seeking and emotional responses of women undergoing colposcopy. Res. Nurs. Health 13, 1–7. doi: 10.1002/nur.4770130103

Lambert, S. D., and Loiselle, C. G. (2007). Health information-seeking behaviour. Qual. Health Res. 17, 1006–1019. doi: 10.1177/1049732307305199