Giovani 20-30enni e le conseguenze della pandemia

giovani 20-30enni e le conseguenze della pandemia

La pandemia ha colpito duramente gli Emerging Adults, i giovani tra 20 e 30 anni, a livello lavorativo, sociale e di salute mentale.

L’emergenza sanitaria, economica e sociale causata dalla pandemia COVID-19 ha avuto un forte impatto in ogni aspetto della vita. L’incertezza, l’insicurezza, l’instabilità per il presente e per il futuro sono sentimenti comuni all’intera popolazione. La crisi ha colpito in modo diverso i vari gruppi demografici e sociali. Si è riscontrato come, tra le categorie maggiormente colpite, vi siano i giovani, in particolar modo i giovani tra i 18 e i 30 anni circa. Tale categoria può essere definita dei giovani adulti o degli Emerging Adults.

Come sostenuto da Arnett[1], l’Emerging Adulthood (età adulta emergente), è quel periodo di sviluppo tra l’adolescenza e l’età adulta.

È caratterizzata da instabilità, dovuta a cambiamenti di residenza, delle relazioni, del lavoro o della carriera accademica. Ulteriore caratteristica è l’essere concentrati su se stessi, in quanto gli Emerging Adults si trovano a dover sviluppare per proprio conto le competenze necessarie alla loro vita e a dover acquisire una migliore comprensione di chi sono e quali sono i loro obiettivi. Questa fase della vita è caratterizzata anche da cambiamenti pervasivi del Sé, cambiamenti dell’identità e cambiamenti nelle relazioni interpersonali. Lo sviluppo dell’autonomia è un aspetto centrale in questa fase della vita. È, quindi, un periodo critico della crescita caratterizzato da molti eventi e cambiamenti che possono contribuire in modo significativo al benessere della persona.

Per i giovani tra i 20 e i 30 anni la crisi COVID-19 pone rischi considerevoli nei settori dell’istruzione, dell’occupazione, della salute mentale e del reddito disponibile.

Secondo il report dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), basato su sondaggi condotti tra 90 associazioni in 48 Paesi[2], la pandemia avrà conseguenze sull’educazione, sulla ricerca del lavoro, sulla salute mentale e sul reddito disponibile dei più giovani, sia a breve che a  lungo termine. Le nuove generazioni versavano già in una situazione svantaggiata nel periodo pre-Covid, in quanto sono le meno occupate, quelle con i redditi più bassi e i più insoddisfatti della propria occupazione. La pandemia non può che aggravare una situazione già critica. Eurofond[3] ha osservato, inoltre, come la categoria ad essere esposta ad un maggiore rischio di depressione post-Covid sia quella dei giovani con meno di 35 anni. Ciò che spaventa maggiormente è il futuro, sia in termini personali che lavorativi.

L’incertezza e l’instabilità generano preoccupazioni per il presente e per il futuro e sono fonte di ansia per i giovani. Inoltre, possono avere un forte impatto negativo sul funzionamento personale e interpersonale. In tempi di pandemia, tali sentimenti si acuiscono e potrebbero fermare i giovani nell’attuare aspirazioni e progetti di vita. In più, le restrizioni sociali, l’impossibilità di riunirsi e di incontrare coetanei hanno drasticamente diminuito la possibilità dei giovani di sviluppare reti sociali e di rafforzare il loro capitale sociale. La mancanza di interazioni sociali ha anche danneggiato la loro salute mentale, le cui tracce sono rimaste visibili anche una volta allentate tali restrizioni.

Ricerche sul benessere psicologico dei giovani italiani tra i 20 e i 30 anni in pandemia, hanno osservato come essi riportano, rispetto al passato, livelli maggiori di ansia e stress[4,5].

Sembrano riportare anche un’alta percezione dei rischi dovuti al virus che sembra essere associata, in parte, ad alti livelli di ansia[4]. Caratteristiche come l’instabilità e la bassa prevedibilità del periodo hanno aumentato le difficoltà dei giovani a reagire con successo alle criticità. Anche l’improvvisa interruzione di una vita sociale ha aumentato la percezione di solitudine e la conseguente vulnerabilità psichica. Tuttavia, un’alta capacità di resilienza, una forte autostima e un atteggiamento positivo nelle relazioni sembrano essere fattori che proteggono i giovani 20-30enni dal forte carico emotivo scaturito dall’emergenza pandemica[4].

Essere giovani tra 20 e 30 anni nella società post-covid significa essere colpiti meno duramente in termini di salute fisica dal virus ma maggiormente per quanto riguarda la salute mentale e le conseguenze sociali ed economiche. Spesso additati dai media come incoscienti e inconsapevoli degli effetti del virus, al contrario, noi ventenni e trentenni abbiamo un’alta percezione del rischio e stiamo cercando solo, come tutti, di trovare un nostro modo di fronteggiare la nuova realtà.

È necessario monitorare gli Emerging Adults e il loro funzionamento psicologico in tutte le fasi dell’emergenza pandemica. Essa ha infatti influenzato in modo critico il lavoro, lo studio, la vita sociale e la salute mentale dei giovani in un periodo della loro vita caratterizzato da una forte instabilità e continui cambiamenti personali e interpersonali. È importante monitorare i livelli di stress e ansia dei giovani anche dopo le fasi acute dell’emergenza sanitaria, poiché un’ansia elevata e alti e prolungati livelli di stress espongono ad alte probabilità di incorrere in severi disturbi mentali e fisici. Infine, sarà necessario implementare interventi psicologici sulla salute mentale e programmi di supporto anche nel post-covid, per monitorare e aiutare i giovani a far fronte alle conseguenze dell’emergenza.

Fonti

[1] Arnett J.J. (2015). Emerging Adulthood. The winding road from the late teens through the twenties. USA: Oxford University Press.

[2] OECD (2020). Youth and Covid-19: response, recovery and resilience. Oecd.org/coronavirus

[3] https://www.eurofound.europa.eu/publications/blog/youth-in-a-time-of-covid

[4] Germani A., Buratti L., Delvecchio E., Gizzi G. e Mazzeschi C. (2020). Anxiety Severity, Perceived Risk of COVID-19 and Individual Functioning in Emerging Adults Facing the Pandemic. Front. Psychol., 11:567505; doi: 10.3389/fpsyg.2020.567505

[5] Germani A., Buratti L., Delvecchio E. e Mazzeschi C. (2020). Emerging Adults and COVID-19: The Role of Individualism-Collectivism on Perceived Risks and Psychological Maladjustment. Int. J. Environ. Res. Public Health, 17, 3497; doi: 10.3390/ijerph17103497