La tematica dei corpi nell’epoca del Covid

Opera di Jago “Look Down”
Foto di Massimiliano Ricci

In quest’epoca di rivoluzione digitale e virtualizzazione dei corpi, è necessario parlare delle nuove relazioni corporee che ci troviamo a vivere. Noi esseri umani, com’è noto, abbiamo vitale bisogno dell’interazione fisica con gli altri. É infatti attraverso la presenza fisica dell’altro, attivata soprattutto dai neuroni specchio, che attuiamo una continua conferma di noi stessi.

Mamma guardami, Papà guardami”.

Quante volte i nostri piccoli ci fanno questa richiesta? In questo gioco di presenze cresciamo legati agli altri. Il bambino viene costantemente riplasmato dal corpo di chi lo accudisce. Esattamente come, in parte, l’adulto è riplasmato dal bambino. Questo processo di continua conferma e rigenerazione del nostro essere, attraverso l’interazione corporea con gli altri, dura tutta la vita. Questo è palese soprattutto nell’ infanzia, ma, ad essere ben attenti, lo si osserva anche nell’adulto. Ho bisogno degli altri, per sapere che esisto, come corpo ed anche in quella sua funzione che è la mia mente.

Quest’ interazione corporea costante ha anche un effetto di modulazione del mio mondo emozionale, determinando pertanto anche una limitazione delle condotte aggressive.

Non ci stupisce pertanto dai dati grezzi che stanno emergendo nell’ ultimo periodo, un significativo aumento dei comportamenti sia auto che etero distruttivi nei giovani. Più che mai, agli adolescenti, va quindi sottolineata la continuità dinamica e condivisa, per tutta la nostra storia, del proprio corpo. Questi presupposti, ci permettono di ben comprendere perché le tecniche di arteterapia che mettono al primo posto la ritmicità condivisa dei corpi, possano svolgere una funzione fondamentale per il superamento degli aspetti emotivo relazionali di quella che, ormai, viene diffusamente descritta come la Sindrome Post Covid.

Non vogliamo però assolutamente demonizzare “il digitale”. Tutti hanno potuto constatare come, in questo periodo difficile della pandemia, abbia potuto limitare in qualche modo il problema dell’isolamento. Dobbiamo imparare ad utilizzarlo al meglio, con l’assoluta necessità di affiancarlo all’ interazione corporea in presenza che protegge e delimita i confini del mio corpo.