Il disturbo ossessivo compulsivo: quando i pensieri e i comportamenti disfunzionali soffocano l’iniziativa

Il disturbo ossessivo compulsivo: quando i pensieri e i comportamenti disfunzionali soffocano l’iniziativa

Il disturbo ossessivo compulsivo affligge circa l’1% della popolazione generale e compare nell’infanzia o nell’adolescenza. Esso è caratterizzato dalle cosiddette ‘ossessioni’ ovvero pensieri, immagini, impulsi non desiderati o ego distonici che creano una marcata ansia nel soggetto che li sperimenta. Per questo motivo la persona che ne è affetta tenta di sopprimere le ossessioni anche attraverso le cosiddette ‘compulsioni’ ovvero comportamenti o atti mentali che servono a neutralizzare le ossessioni. Per esempio una persona può avere l’ossessione di essere contaminato da batteri e reagire a ciò lavandosi compulsivamente le mani. Sia i pensieri che i comportamenti compulsivi occupano molto tempo della vita del soggetto e nel quotidiano i progetti sono ‘soffocati’ e messi da parte. La sequenza ossessiva compulsiva tende a dare sollievo solo per un periodo limitato di tempo, per questo la sequenza deve essere ripetuta frequentemente. Per le sue stesse caratteristiche il disturbo ossessivo compulsivo viene accomunato alle dipendenze patologiche chimiche o comportamentali, o ad altre situazioni di ‘coazione a ripetere’ ovvero quei disturbi per cui la persona sembra essere in loop che si ripete. Ci sono poi disturbi in comorbilità con il DOC ovvero che possono essere presenti assieme al disturbo ossessivo compulsivo e le ricerche dicono che questi sono: la depressione, insonnia abuso di alcool, dipendenze da sostanze. Le persone che ne soffrono raccontano dell’impotenza che provano per l’impossibilità di portare avanti le proprie attività a causa del disturbo stesso. Le ossessioni sono di 4tipi: contaminazione, ordine o pulizia, tabù culturali o sessuali, paura di recare danno agli altri o se stessi.

Quali sono le cause: recenti ricerche mostrano un’alterazione dei circuiti della serotonina o della dopamina. Studi di neuroimaging hanno individuato un mal funzionamento dei gangli della base con una maggiore attivazione di questi nell’emisfero sinistro.

Il disturbo può essere affrontato sia da un punto di vista farmacologico che psicoterapico o in modo combinato.

Per quanto riguarda la psicoterapia la terapia ad orientamento gestaltico e analitico transazionale, che è l’orientamento con il quale opera la scrivente offre la possibilità di lavorare sia sui pensieri che sui comportamenti disfunzionali esplorandoli con tecniche specifiche che consentono alla persona di ‘conoscere’ da vicino le proprie paure e di integrarle, di rafforzare una parte ‘adulta’ più lucida che possa elaborare strategie più efficaci al posto della compulsione. Anche le tecniche di mindfulness occupano un ruolo fondamentale nel processo. Esse aiutano a creare lo ‘spazio mentale’ che serve alla persona per non scivolare in modo automatico nei pensieri e nei comportamenti disfunzionali.