IL PADRE IN UNA PROSPETTIVA ECOLOGICA E SISTEMICA

IL PADRE IN UNA PROSPETTIVA ECOLOGICA E SISTEMICA

Per un lungo periodo la figura della madre è stata considerata il principale caregiver del bambino mentre la figura paterna è stata esclusa e non considerata nello scenario di cure. Anche le ricerche scientifiche hanno avuto un ruolo rilevante in questa assenza.

È negli anni ’70 che alcuni studiosi hanno iniziato a dare più credito e importanza allo studio della paternità, cercando di comprendere al meglio il rapporto padre-figlio.

Dai primi studi ad oggi si evidenzia un’evoluzione dell’ideale paterno che va di pari passo con le trasformazioni culturali e strutturali della società.

Quindi la figura del padre non può che essere letta attraverso una lente sociale e culturale, la quale si riferisce a standard specifici del tempo in cui ci troviamo.

L’interesse per la relazione tra padre e figlio è in parte imputabile al cambiamento di ipotesi sui ruoli di uomini e donne, e alla convinzione che i padri possono influenzare lo sviluppo dei loro figli, sia in maniera diretta sia attraverso il rapporto con le madri (Belsky, 1981; Parke, Power e Gottman, 1979).

Ad oggi possiamo affermare con certezza che la letteratura scientifica sul tema della paternità è diventata ampia e variegata.

A tal proposito alcuni autori hanno proposto possibili cornici teoriche che potrebbero aiutare a comprendere meglio cos’è la paternità, perché i padri hanno determinati comportamenti genitoriali, come le azioni paterne aiutano direttamente e indirettamente a determinare lo sviluppo dei bambini, e perché il coinvolgimento paterno potrebbe o dovrebbe influenzare i risultati dello sviluppo nei bambini (Pleck, 2010).

Uno dei contributi più recenti e interessanti è quello di Cabrera et al. (2007), i quali hanno sviluppato un modello euristico delle influenze paterne come cornice per guidare gli studi sull’influenza dei padri sullo sviluppo dei bambini. All’interno del modello sono state incorporate sia la teoria ecologica di Bronfenbrenner (1995) sia il modello di processo genitoriale di Belsky (1984) per sviluppare un modello concettuale che guidi i ricercatori nella loro considerazione dei complessi percorsi attraverso i quali i padri possono influenzare direttamente e indirettamente i bambini dalla prima infanzia all’età adulta.

La ricerca però ha continuato ad evolversi rivelando processi più dinamici e reciproci attraverso i quali i padri influenzano lo sviluppo dei bambini (Cabrera et al. 2012; Jia, Kotila, & Schoppe-Sullivan, 2012; Lamb, McHale e Crouter, 2013), ciò ha permesso un’espansione del modello sempre da parte di Cabrera et al. (2014), i quali hanno sottolineato che il loro modello espanso non fosse una “fine” ma un continuo divenire, applicabile principalmente ai padri ma concettualmente espandibile anche alle madri o ad altri caregiver.

Nel modello i ricercatori hanno preso in considerazione le azioni concettuali che influenzano la qualità e la quantità degli effetti del padre sul funzionamento del bambino; e l’interazione tra i membri della famiglia, il coinvolgimento paterno e altri fattori sono rappresentati da percorsi diretti e indiretti attraverso frecce bidirezionali, ciò costituisce il dinamismo nel sistema familiare e nei circuiti di feedback che interconnettono i vari membri e le influenze all’interno del sistema.

Con l’ipotesi che tali circuiti cambino con il tempo, per via delle transizioni nelle dinamiche familiari stesse e nelle capacità cognitive dei bambini; man mano che i bambini maturano e le famiglie affrontano i cambiamenti, è probabile che anche le interazioni genitore-figlio cambino.

Inoltre, il modello tiene conto anche di come cambiamenti esterni al sistema familiare – come, ad esempio, il lavoro, le politiche pubbliche, le relazioni tra pari – possono innescare ulteriori cambiamenti nel sistema genitore-figlio (Cabrera et al., 2014).

Il Modello di Cabrera et al. è un esempio di come i ricercatori possano osservare e comprendere la paternità attraverso una visione dei sistemi familiari.

Negli ultimi dieci anni si è data maggiore attenzione alla comprensione dei padri all’interno di contesti ecologici (Schoppe-Sullivan e Fagan, 2020) e sistemici.

Sempre di più, i ricercatori cercano di osservare e comprendere come i padri influenzino i figli attraverso modelli che prendano in considerazione sia il contesto immediato della famiglia sia i contesti in cui la famiglia vive (Roggman, Bradley & Raikes, 2013).

Ciò ci permette di avere una visione più chiara della paternità, ad esempio secondo il modello dei sistemi ecologici di Bronfenbrenner, i padri influenzano i figli direttamente e indirettamente in vari contesti che si intrecciano tra di loro, dalla relazione padre-figlio, alla relazione madre-padre, al lavoro dei genitori, alla cultura e le tecnologie (Roggman, Bradley & Raikes, 2013).

Studiare la paternità in uno solo dei suoi contesti potrebbe essere troppo riduttivo per comprendere la sua complessità.

Bibliografia

  • Belsky, J. (1981). Early human experience: A family perspective. Developmental Psychology, 17(1), 3–23.
  • Belsky, J. (1984). The determinants of parenting: A process model. Child Development, 55, 83–96.
  • Bronfenbrenner, U. (1995). Developmental ecology through space and time: A future perspective. In P. Moen, G. H. Elder Jr., & K. Luscher (Eds.), Examining lives in context: Perspectives on the ecology of human development (pp. 619–647). Washington, DC: American Psychological Association.
  • Cabrera, N. J., Cook, G. A., McFadden, K. E., & Bradley, R. H. (2012). Father residence and father–child relationship quality: Peer relationships and externalizing behavioral problems. Family Science, 2(2), 109–119.
  • Cabrera, N. J., Fitzgerald, H. E., Bradley, R. H., & Roggman, L. (2014). The ecology of father‐child relationships: An expanded model. Journal of Family Theory & Review, 6(4), 336–354.
  • Cabrera, N. J., Fitzgerald, H. E., Bradley, R. H., & Roggman, L. (2007). Modeling the dynamics of paternal influences on children over the life course. Applied Development Science, 11(4), 185–189.
  • Jia, R., Kotila, L., Schoppe-Sullivan, S. J. (2012). Transactional relations between father involvement and preschoolers’ socioemotional adjustment. Journal of Family Psychology, 26(6), 848–857.
  • Lamb, C. B., McHale, S. M., & Crouter, A. C. (2013). Parent–child shared time from middle childhood to late adolescence: Developmental course and adjustment correlates. Child Development, 83, 2089–2103.
  • Parke, R. D., Power, T. G. & Gottman, J. M., (1979). Conceptualizing and quantifying influence patterns in the family triad. In M. Lamb, S. Soumi, & G. Stephenson (Eds.), Methodological problems in the Study of Social Interaction. Madison: University of Wisconsin Press.
  • Pleck, J. H. (2010). Paternal involvement: Revised conceptualization and theoretical linkages with child outcomes. In E. M. Lamb (Ed.). The role of the father in child development, (58-93). Wiley.
  • Roggman, L. A., Bradley, R. H. & Raikes, H. H. (2013). Fathers in family contexts. In N. J. Cabrera & C. S. Tamis-LeMonda (Eds.), Handbook of father involvement: Multidisciplinary perspectives (p. 186–201). Routledge/Taylor & Francis Group.
  • Schoppe-Sullivan, S. J. & Fagan, J. (2020). The evolution of fathering research in the 21st century: persistent challenges, new directions. Journal of Marriage and Family, 82, 175-197.