Il Sostegno Psicologico al mondo LGBTQ+

LGBT è un acronimo di origine anglosassone che tiene insieme le parole: lesbiche ,gay, bisessuale e transgender/transessuale. A volte si declina anche come LGBTQI, comprendendo le persone che vivono una condizione intersessuale e il termine Queer.

Queer è un termine inglese che significa strano, insolito. Veniva usato in passato in senso spregiativo nei confronti degli omosessuali, ma è stato ripreso in tempi recenti in chiave politico/culturale e rovesciato in positivo da una parte del movimento LGBT per indicare tutte le sfaccettature dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale.

Intersessuale è infine la persona che nasce con i genitali e/o i caratteri sessuali secondari non definibili come esclusivamente maschili o femminili.

Le persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT) sperimentano maggiori problemi di salute mentale, come depressione, ansia, tentativi di suicidio, disturbo da stress post-traumatico (PTSD) e di salute fisica (ad esempio malattie cardiovascolari), rispetto agli individui eterosessuali. 

Diversi studi hanno rivelato maggiori probabilità di disagio psicologico tra i giovani delle minoranze sessuali rispetto agli eterosessuali. È emerso che i giovani LGBT sperimentano maggiore disagio psicologico caratterizzato da sintomi di somatizzazione, depressione e ansia; inoltre, i giovani LGBT sperimentano maggiori fattori di stress dall’infanzia alla prima età adulta, come per esempio maggiori probabilità di abuso infantile e il rifiuto da parte della famiglia di origine, fattori che esacerbano i problemi di salute mentale, come la depressione e l’ansia.

Chiaramente il disagio psichico non dipende strettamente dall’identità o dall’orientamento sessuale, ma dalle condizioni ambientali che generalmente si creano intorno alle persone LGBT.

Da oltre 40 anni la medicina e la psicologia non considerano più l’omosessualità come una patologia, 

con il progresso della ricerca scientifica, molti professionisti hanno avuto modo di rivedere le proprie posizioni circa le questioni inerenti agli orientamenti sessuali. 

Nonostante ciò, alcuni psicologi e psichiatri continuano a non considerare appieno l’omosessualità come “una variante normale della sessualità umana” questo ovviamente ha delle notevoli implicazioni sulla società e, in particolar modo, su quei soggetti che si affidano alle cure di uno specialista. 

Non è mistero, infatti, che ancora oggi vengano messe in atto terapie riparative, o comunque interventi terapeutici volti a modificare l’orientamento sessuale dei pazienti, specialmente quando sono proprio questi ultimi a richiedere tali prestazioni come conseguenza di un disagio psicologico, sociale e/o relazionale.

Difronte a tali disagi vissuti dai pazienti è fondamentale garantire loro un adeguato sostegno 

psicologico. Lo scopo degli interventi psicologici è quello di riconoscere e sostenere il disagio dei pazienti che appartengono a minoranze sessuali, creando un clima di accoglienza, accettazione e assenza di etero-sessismo, che minaccia l’alleanza terapeutica e l’efficacia di un intervento.

Un percorso psicologico diventa quindi l’occasione di riacquistare fiducia in sé stessi, per riuscire ad affrontare le fasi delicate del loro sviluppo.

L’omosessualità non è una malattia, nè una scelta: non c’è nulla di rotto, nulla da riparare. Lo studio dello psicologo può diventare il luogo per smettere di farsi le domande degli altri e individuare le proprie.