IMMAGINAZIONE: DAVVERO IL PENSIERO PUÒ CAMBIARE IL FUTURO?

IMMAGINAZIONE: DAVVERO IL PENSIERO PUÒ CAMBIARE IL FUTURO?

In un momento di totale incertezza come quello presente, può essere molto utile: pensare al futuro è uno strumento potente, alla portata di tutti, che permette di sviluppare resilienza, speranza e ridurre ansia e depressione.E, perché no: creare condizioni di possibile e concreto miglioramento della realtà.

Sia nella pratica clinica che nella mia esperienza di coach, questa è una delle strategie che aiutano a dare inizio a una serie di azioni preparatorie che portano a realizzazioni importanti: passo per passo, azione dopo azione. Vedere, “pre-vedere”, un risultato ha effetto sul risultato stesso, come nel caso delle profezie che si auto-avverano.

Oggi ci ispiriamo ad alcune idee di Jane McGonigal, nota e geniale designer di giochi di realtà alternativa, progettati per migliorare in modo concreto la vita reale e risolvere problemi reali. McGonigal, che ha pubblicato diversi libri su questi argomenti (tra cui il recentissimo “Imaginable”, è direttrice della divisione ricerca e sviluppo dei giochi presso l’Institute for the Future e insegna presso la Stanford University.

L’autrice parla del “pensiero episodico futuro” come di un’autentica possibilità di incidere, con l’immaginazione, su quanto succederà. Le ricerche neuroscientifiche e le evidenze delle risonanze magnetiche confermano che, quando immaginiamo qualcosa, i circuiti neuronali e le emozioni coinvolte hanno la stessa potenza piscologica delle esperienze realmente vissute nel quotidiano.

Esercitarci a immaginare situazioni future, arricchirle di particolari, tornare su quanto immaginato e apportare modifiche, migliorie, aggiungere particolari e riempire quello che manca nella nostra esperienza diventa, in sostanza, una possibilità di allargare il campo. In pratica, “lavorare” su uno scenario futuro, immaginato e sistemato nei minimi dettagli, consentirebbe al nostro cervello di rendere immaginabile – e quindi possibile – qualcosa che non abbiamo ancora sperimentato nella vita reale.

La parte immaginata, che nasce dalle nostre esperienze reali e si combina con immaginazioni che attingono ai nostri valori e alle nostre conoscenze su ciò che ha già funzionato in passato, consente un passo in più: autorizza in qualche modo il cervello ad agire come se lo scenario futuro fosse realmente possibile. Perché immaginarlo è come costruire una memoria, un ricordo.

Da lì, si può partire per attivare una serie di piccole azioni per preparare e facilitare la realizzazione del futuro immaginato.

Questo vale anche per gli scenari che spaventano; per diminuire l’ansia, la paura del non-conosciuto e diminuirne l’impatto, con il risultato di essere meglio preparati e più attrezzati davanti a situazioni spiacevoli o difficili: una sorta di de-sensibilizzazione attraverso l’immaginazione.

In conclusione, possiamo mettere al lavoro il nostro cervello perché collabori con i nostri desideri, o con il nostro bisogno di sicurezza: in questo saranno coinvolti apprendimento, ricordi, emozioni, circuiti di ricompensa, sistemi di valori, persino i nostri modelli di attaccamento.

Quello che è dimostrato, dalle ricerche, è che possiamo concretamente metterci in condizione di facilitare la realizzazione di qualcosa attraverso la sua immaginazione (rispettando, ovviamente, un principio di situazioni verosimili) e costruendo piccole azioni che possono avvicinarci al risultato desiderato.

Esercitare un po’ di controllo attivo, e ottimistico, sul futuro, può essere d’aiuto, oggi più che mai. Per trovare nuove direzioni, per muovere passi importanti; e per dare energia alla speranza.