Incubi: perché facciamo brutti sogni?

incubi: perché facciamo brutti sogni

I sogni hanno una precisa funzione nella nostra vita emotiva e nel nostro modo di conservare i ricordi.

Uno studio pubblicato nel 2021, su 114 medici e 414 infermieri che lavoravano nella città cinese di Wuhan, riporta che più di un quarto dei partecipanti ha riferito di avere frequenti incubi. La pandemia ha portato ovunque un aumento degli incubi: per i ricercatori che si occupano di traumi non è, ovviamente, una sorpresa.

Materia affascinante: “siamo fatti della stessa sostanza dei sogni”, scriveva Shakespeare. Moltissime ricerche si occupano di indagare i legami tra i nostri sogni e i disturbi psicologici e di svelare i meccanismi del sogno importanti per mantenerci emotivamente stabili, quando siamo in buona salute.

Ma qual è la funzione del sogno?

Mentre dormiamo, organizziamo e archiviamo i nostri ricordi del giorno precedente e diamo ai nostri vecchi ricordi una sorta di “sistemata”, recuperandoli e rimescolandoli: nella fase REM (Rapid Eye Movement) i ricordi carichi di emozioni diventano il soggetto dei nostri sogni.

L’ipotesi “dormire per dimenticare, dormire per ricordare” suggerisce come il sonno REM rafforzi i ricordi, conservandoli in modo sicuro, e aiuti anche ad attenuare le nostre reazioni emotive correlate agli eventi.

Quando il nostro cervello è in fase REM, sia l’ippocampo che l’amigdala sono molto attivi. Riassumendo in modo sommario le loro funzioni, possiamo dire che il primo è la parte del nostro cervello che ordina e immagazzina i ricordi, la seconda è la parte che ci aiuta a elaborare le emozioni.

Dopo un brutto sogno, l’area del cervello che ci prepara alla paura è più attivata, come se il sogno ci allenasse a sopportare future situazioni analoghe: i sogni ad alto contenuto emotivo avrebbero quindi la probabile funzione di prepararci meglio per affrontare lo stress della giornata successiva.

Ma una cosa è avere uno strano brutto sogno, altra cosa è avere incubi cronici.

Nel caso degli incubi, i ricercatori osservano che il meccanismo sembra bloccato: come se il cervello volesse elaborare l’evento emotivo, ma non arrivasse a farlo, perché ci si sveglia agitatissimi prima di vedere la conclusione. Così, il nostro cervello è in qualche modo “costretto” a riproporci l’incubo, in modo ricorrente.

Ci sono terapie che trattano gli incubi con tecniche che consentono di ridurne la potenza emotiva, di renderli man mano più sfocati e distanti: è un primo passo importante nella risoluzione del disturbo post-traumatico da stress.

I sogni emotivi a volte si verificano nella notte dopo l’evento significativo e a volte a cinque giorni o a distanza di una settimana dall’accaduto.

Penny Lewis, docente di psicologia all’Università di Cardiff osserva che c’è un “ritardo nei sogni” proprio quando si tratta di eventi emotivi di profondo significato personale.

Insomma: dobbiamo preoccuparci e cercare un aiuto terapeutico in caso di incubi ricorrenti, che incidono negativamente sulla nostra vita quotidiana.

Ma un semplice brutto sogno può essere al contrario una buona notizia, perché consente al nostro cervello di elaborare il ricordo, di immagazzinare la memoria senza fissarla in modo patologico e di diminuire il nostro livello di stress correlato all’evento vissuto durante il giorno e riproposto nel sogno.

Così possiamo lasciare alla notte il peso di ciò che ci ha colpiti negativamente ed entrare con più serenità in un nuovo giorno. Con le parole di Walt Whitman: “Noi pure sorgiamo, abbaglianti e tremendi come il sole, e fondiamo la nostra aurora, o anima mia, nella calma frescura dell’alba.”