Iperconnessione e insonnia: siamo la società che non dorme mai
Iperconnessione e insonnia: quando il nostro rapporto con la tecnologia genera stress.
Nei precedenti articoli abbiamo parlato delle implicazioni psicologiche correlate all’uso delle nuove tecnologie.
L’avvento di questi nuovi canali ha generato una profonda trasformazione nel modo di comunicare e relazionarci e nel comportamento umano online e offline nella sua globalità.
Nonostante siano un preziosissimo strumento, l’uso poco consapevole dei social network e di internet può generare comportamenti disfunzionali, che si sono accentuati notevolmente durante il lockdown.
Le fisiologiche limitazioni imposte dalla pandemia hanno portato a un utilizzo smisurato degli strumenti digitali per proseguire le normali azioni della vita quotidiana e colmare l’assenza di contatto e relazioni in presenza.
Abbiamo visto così nascere problematiche di internet addiction e di social addiction, ovvero veri e propri casi di iperconnessione e dipendenza dai nuovi media.
In particolare sono aumentati fenomeni come la nomofobia: l’utilizzo compulsivo dello smartphone e dei social network e la costante sensazione di perdersi qualcosa se non si è perennemente connessi.
Ma lo stress generato dall’iperconnessione non riguarda soltanto i momenti di svago, anzi.
L’introduzione dello smart working ha costretto le persone meno avvezze alla tecnologia ad apprendere e padroneggiare in breve tempo gli strumenti digitali, facendo i conti con un senso di inadeguatezza e impotenza che genera distress e frustrazione.
L’iperstimolazione tecnologica del telelavoro e la costante reperibilità da remoto ha reso sempre più labili i confini tra vita privata e vita professionale, fonte di stress perpetrato che spesso genera in burnout: sindrome da esaurimento emotivo.
L’estensione delle ore di lavoro, già difficili da conciliare con la vita domestica, ha portato ad una drastica riduzione delle ore di sonno caratterizzate inoltre da una scarsa qualità del riposo.
Questo fenomeno è stato approfondito dall’indagine condotta dall’Università dell’Aquila durante il primo lockdown su 2.123 italiani, da cui è emersa una forte correlazione tra insonnia e dipendenza digitale.
In particolare negli utenti che hanno intensificato l’esposizione ai dispositivi digitali, è stato riscontrato un notevole peggioramento della qualità del sonno, caratterizzato da sintomi di insonnia, riduzione delle ore di riposo e ritardo nelle fasi di addormentamento e risveglio.
Ancora una volta questi risultati ci portano a riflettere sul bisogno di educazione e preparazione all’utilizzo consapevole delle nuove tecnologie per integrarle nella propria vita quotidiana in maniera corretta, sana ed efficace.