BIBLIOTERAPIA: IL CASO HARRY POTTER

Biblioterapia: il caso Harry Potter

La biblioterapia è un nuovo approccio psicologico e psicoterapeutico volto alla promozione del benessere psicologico, sociale e culturale. Ma si connota anche come strumento di autoaiuto al di fuori di un contesto terapeutico per ampliare la propria consapevolezza e far fronte a situazioni di disagio. 

La biblioterapia è nata nel Novecento negli USA dallo psichiatra Menninger, ma è molto diffusa anche in Europa, soprattutto in Inghilterra. Mentre, in Italia è stata introdotta da poco e non è ancora molto conosciuta. 

Dal punto di vista psicoterapeutico, in quali casi risulta efficace?

La Biblioterapia è spesso usata in presenza di disturbi d’ansia e di lieve/media depressione, ma anche con i disturbi del comportamento alimentare e disturbi di personalità. Dunque, la lettura può essere utile per dare sollievo in caso di disturbi poco gravi, ma anche in situazioni particolarmente difficili da superare.

Come può essere applicata all’esterno del contesto terapeutico?

Quando si parla di autoaiuto/autocura, un libro scritto da esperti può diventare un supporto a un momento difficile del lettore stesso.

MA nella maggior parte dei casi, invece, si parla di biblioterapia involontaria. Almeno una volta nella vita, ci è successo di sentirci “illuminati” da un libro. Questo capita soprattutto grazie all’attivazione dei cosiddetti neuroni specchio, che permettono di riconoscersi e immedesimarsi in alcuni momenti raccontati. 

Vediamo ora un esempio pratico applicato alla saga di Harry Potter

L’incantesimo “Expecto Patronum!” (in Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban) consiste nel concentrarsi su un ricordo molto felice, che difende chi lo evoca dai dissennatori. Evocare il ricordo di un’esperienza molto positiva oppure di una figura protettiva potrebbe aiutarci a superare i momenti di difficoltà della nostra quotidianità.

Tramite l’Incantesimo Ridiculus (in Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban), il professore di Difesa dalle Arti Oscure (Lupin) ci insegna che quando una situazione/persona ci spaventa, possiamo renderla ridicola e divertente ai nostri occhi. Questo incantesimo in psicologia viene chiamato defusione. Imparando questa pratica, ci ricordiamo che noi non siamo i nostri pensieri e che soprattutto essi non sono la realtà. In questo modo possiamo guardarli con una giusta distanza, considerandoli per quello che sono: “solo” pensieri.

Il pensatoio di Silente (in Harry Potter e Il Calice di Fuoco) ci fa riflettere su un esercizio di auto-osservazione. Esso ci consente di rileggere un episodio, focalizzandoci sulle sensazioni, le emozioni e i pensieri spesso inconsapevoli che abbiamo provato in quella data situazione. Questo ci permette di rielaborare le emozioni provate, dar loro un senso e quindi comprendere meglio noi stessi.

La pozione di fortuna liquida, bevuta da Ron alla sua prima partita di Quidditch (in Harry Potter e il Principe Mezzosangue), è un esempio del concetto di autoefficacia. Essa non è altro che la percezione di possedere le abilità e le capacità per raggiungere i propri obiettivi. Possedere una buona self-efficacy ci permette di conoscere le nostre debolezze, senza farci sopraffare da queste, ma anzi ci rende consapevoli su cosa dobbiamo migliorare.

La pietra della resurrezione può essere considerata una modalità di elaborazione del lutto. Grazie a questo oggetto Harry entra in contatto coi genitori e con il padrino Sirius Black, che lo rassicurano e gli infondono coraggio. Nel momento in cui subiamo un lutto, riuscire a stabilire un contatto spirituale con il proprio caro scomparso può permettere di sentirlo dentro di sè così da riuscire a riacquistare forza e fiducia nelle proprie capacità.

Infine, la lettura di questa saga non permette di innescare dei cambiamenti solamente a livello individuale, ma può avere delle ricadute importanti anche a livello sociale.

Da una ricerca è emerso che i 7 libri raccontano una storia orientata all’accettazione di gruppi sociali stigmatizzati, favorendo una riduzione del pregiudizio. La scrittrice J.K. Rowling, infatti, grazie alle sue descrizioni umanizza i personaggi fantastici della saga in modo che le persone possano associarli a categorie reali. Da questo esempio si deduce che l’immersione in un libro permette di ragionare e comprendere le diversità così da riuscire ad abbattere i pregiudizi il più possibile.

Dalla lettura di queste righe, si evince il grande potere che la lettura e i romanzi hanno su di noi e sulla nostra società. Per questo motivo è molto importante investire tempo ed energie su questo nuovo approccio per renderlo una pratica diffusa anche nel nostro Paese.

SITOGRAFIA

www.biblioterapia.it

www.biblioterapiaitaliana.com

www.psychondesk.it

www.psiche.santagostino.it