La depressione infantile

È importante cogliere i sintomi, come l’oscillazione dell’umore, la perdita di autostima e un rallentamento psico-motorio e intervenire per evitare che la situazione si aggravi. Scopriamo insieme cause, sintomi e interventi possibili.

A che età si può parlare di depressione infantile?

Le diagnosi solitamente avvengono in età prescolare, quindi tra i 3 e i 5 anni. Talvolta si riscontrano episodi anche prima dei 3 anni. Quando siamo di fronte a cure materne poco adeguate, il neonato può sviluppare una forma di depressione definita “anaclitica“, in cui il piccolo, dopo aver pianto invano, tende a diventare indifferente, isolato, anaffettivo e privo di curiosità rispetto al mondo circostante.

Quali sono i sintomi della depressione infantile?

La depressione infantile è un disturbo dell’umore che può essere di lieve o grave entità, a seconda della compresenza, persistenza e intensità di alcuni sintomi.

Nel DSM5, i criteri per bambini e adolescenti specificano che deve essere presente un umore depresso o irritabile per almeno un anno. Durante tale periodo i minori devono anche presentare due o più tra sintomi quali ad esempio scarso appetito o iperfagia; insonnia o ipersonnia; scarsa energia o astenia; bassa autostima.

In alcuni bambini con un disturbo depressivo maggiore, lo stato d’animo predominante è l’irritabilità piuttosto che la tristezza. L’irritabilità associata alla depressione infantile può manifestarsi come iperattività e comportamenti aggressivi, antisociali.

A livello fisico si osserva spesso un rallentamento psico-motorio, perdita di energie, facile affaticabilità, insonnia o ipersonnia diurna.

Spesso si osserva difficoltà di concentrazione e prestazioni scolastiche ridotte oltre che una distorsione nella valutazione di sé e nell’interpretazione degli eventi esterni, che assumono una colorazione di tipo negativo.

Nei casi più gravi sono presenti sensi di colpa. Il bambino si sente responsabile di accadimenti negativi esterni.

Le cause

La cause possono essere molteplici, ma, nella maggior parte dei casi, le depressioni infantili vengono definite di tipo “reattivo” ossia come una reazione difensiva rispetto al contesto familiare e/o ambientale o, in alcuni casi, a eventi traumatici.  Anche una separazione precoce dalla figura materna, induce reazioni di protesta e disperazione, a cui segue rassegnazione o distacco, con rinuncia alla relazione e successivo isolamento, senso di colpa e frustrazione. L’angoscia di separazione si trasforma in un vero e proprio stato depressivo se i bisogni primari di accudimento e di gratificazione del bambino non vengono assolti e ascoltati dalla figura genitoriale di riferimento.

I possibili interventi

In primo luogo è importante Ascoltare e comunicare con il proprio figlio.

Molto spesso i bambini mascherano i loro sentimenti per vergogna o timore. In questo caso bisognerebbe invogliarli a parlare cercando di comprendere quale difficoltà avvertono e soprattutto dando importanza e ponendo attenzione ai loro vissuti (non svalutandoli).

Favorire la costanza delle abitudini in modo tale da recuperare l’attenzione per i compiti e l’affettività che i genitori con semplici gesti quali l’abbraccio, coccole e i riconoscimenti possono stimolare.

Nella diagnosi specifica interviene dapprima il pediatra, che accerta l’assenza di malattie organiche a cui può seguire anche una condizione depressiva, e poi dallo psicologo.

Sarebbe indicato un percorso psicoterapeutico rivolto sia al bambino, attraverso l’aiuto di giochi specifici, sia alla famiglia. Ciò aiuterebbe il piccolo a recuperare le sue competenze emotive e ristabilirsi sul piano della relazione lavorando sugli aspetti legati alla perdita.