La Diagnosi di Dislessia Evolutiva: le strategie per riconoscerla ed affrontarla

di Veronica Lombardi

la diagnosi di dislessia evolutiva

Secondo il DSM-5 manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali, la dislessia è un disturbo della lettura che si manifesta in individui in età evolutiva privi di deficit neurologici, cognitivi, sensoriali e relazionali e che hanno usufruito di norma le opportunità educative e scolastiche.

Più precisamente la dislessia è la difficoltà del controllo del codice scritto, difficoltà che riguarda la capacità di leggere e scrivere in modo corretto e fluente.

I bambini dislessici mostrano un inefficace automatizzazione del processo di lettura, abilità che dovrebbe essere strutturata dalla elementare, età in cui il bambino dovrebbe cominciare a velocizzare la scrittura e nella lettura accedere direttamente al significato (R. Militerni, Neuropsichiatria Infantile, Idelson – Gnocchi, 2006).

L’attenzione è del tipo focale, il bambino cioè, si concentra specificatamente sulla decodifica del testo stancandosi rapidamente commettendo errori, rimanendo indietro e di conseguenza avendo difficoltà di acquisizione.

La difficoltà di lettura può essere più o meno grave e spesso si accompagna a problemi della scrittura nel calcolo e talvolta anche in altre attività mentali, queste tre abilità. Infatti, lettura, scrittura e calcolo, presentano delle basi comuni.

La dislessia non è causata da mancanza di intelligenza ne dà problemi ambientali o psicologici o da deficit sensoriali o neurologici anzi, i bambini dislessici sono intelligenti e creativi, il loro rendimento scolastico è però generalmente carente, portando gli insegnanti a credere che il bambino abbia difficoltà intellettive, in realtà, il problema nasce dal fatto che il bambino dislessico durante la lettura presenta una scarsa attivazione dei meccanismi cerebrali deputati a tale compito, alla quale, di contro, corrisponde un eccessiva attivazione di aree cerebrali deputate ad altre attività.

È stato inoltre dimostrato che alcune competenze, come ad esempio quelle linguistiche, metalinguistiche, visuo-spaziali siano compromesse (M. Pratelli, Le difficoltà di apprendimento e la dislessia. Diagnosi, prevenzione, terapia e consulenza alla famiglia, Edizioni Junior (BG), 2004).

Le strategie per aiutare un bambino dislessico

Le ricerche più recenti sull’argomento confermano l’ipotesi di un’origine costituzionale della dislessia evolutiva; ci sarebbe cioè una base genetica e biologica che origina la predisposizione al disturbo (Giacomo Stella, La Dislessia – Quando un bambino non riesce a leggere: cosa fare, come aiutarlo, Bologna, Il Mulino, 2004).

Nella dislessia evolutiva ciò che viene a mancare è la correttezza e la rapidità con cui si legge, la comprensione del testo è variabile ma generalmente buona o sufficiente riguardo alla correttezza di lettura.

Ecco alcuni degli errori tipici del bambino dislessico:

1. Errori di tipo visivo scambio di lettere che hanno tratti simili o speculari (e con a, r con e, m con n, b con d);

2. Errori di tipo fonologico: scambio di lettere che hanno la stessa radice f con b; c con g.

I disturbi di scrittura associati alla dislessia evolutiva sono detti disortografie, cioè difficoltà nel realizzare i processi di correzione automatica del testo. Ecco alcuni degli errori tipici:

1. Errori fonologici: scambi di lettere che hanno tratti di siti simili o speculari (e con a, r con e, m con n, b con d, p con q; omissioni o aggiunte di lettere o sillabe; inversioni inesattezze grafiche.

2. Errori non fonologici: separazioni illegali o fusioni illegali, scambio grafema omofono per omissione o aggiunta di h.

Oltre a ciò generalmente, il bambino con dislessia evolutiva non riesce imparare le tabelline e al cune informazioni in sequenza, come le lettere dell’alfabeto, i giorni della settimana, i mesi dell’anno, può far confusione per quanto riguarda i rapporti spaziali e temporali, per esempio destra-sinistra, ieri/domani, prima/dopo e può avere difficoltà a esprimere verbalmente ciò che pensa e in alcuni casi sono presenti difficoltà in alcune abilità motorie, nella capacità di attenzione e  concentrazione.

Frequentemente il bambino dislessico ha difficoltà a copiare dalla lavagna e a prendere nota delle istruzioni impartite oralmente. Appare evidente come il bambino dislessico possa perdere la fiducia in se stesso con conseguenti alterazioni del comportamento. Spesso sono propri i bambini dislessici non diagnosticati ad accusare come primi sintomi ansia da prestazione, stati depressivi che sviluppano scarsa autostima.

Riguardo allo stile di apprendimento, è stato rilevato che nei bambini dislessici l’acquisizione delle abilità connesse alle prime fasi dello sviluppo parlare o camminare è stato più lento rispetto alla media, il bambino dislessico apprende rapidamente attraverso l’osservazione e soprattutto grazie a supporti visivi.

La diagnosi della dislessia evolutiva deve basarsi tanto su indagini neuropsicologiche che fisiologiche importante, innanzitutto, escludere con mezzi, oggettivi, deficit sensoriali della vista dell’udito neurologici, cognitivi ed emotivo relazionali. Il disturbo deve essere analizzato nelle sue diverse componenti per capire le aree di difficoltà del bambino e soprattutto le strategie che utilizza durante la lettura.

Egli, infatti, durante il corso della scuola primaria metterà in atto alcune strategie di compensazione tenendo cioè a compensare con altre abilità le sue carenze. È essenziale che la diagnosi sia il risultato di un lavoro multidisciplinare tra neuropsichiatra logopedista psicologo psicopedagogista la diagnosi deve riguardare infatti le capacità cognitive del bambino le abilità prassiche e spaziali la memoria il linguaggio e l’apprendimento in senso stretto (C. Cornoldi, Le difficoltà di apprendimento a scuola, Bologna, Il Mulino, 1999).

Partendo dal presupposto che i dislessici hanno un diverso modo di imparare Ma che possono imparare, diamo qui di seguito alcuni consigli per gli adulti che nei diversi ruoli, si trovano ad avere a che fare con un bambino dislessico.

Quello che possono fare i genitori:

1. Informarsi sul problema anche attraverso l’applicazione della legislazione, per esempio, è bene sapere che la legge permette di prendere permessi di lavoro per seguire i figli dislessici (articolo 6 legge 170).

2. Cercare un’appropriata valutazione diagnostica.

3. Instaurare con gli insegnanti un rapporto di fiducia e verificare come il bambino affronta le difficolta in classe.

4. Aiutare il bambino nelle attività scolastiche, per esempio, leggergli ad alta voce sostituire la lettura con altri strumenti per esempio registrazioni DVD computer.

Quello che possono fare gli insegnanti:

1. accogliere realmente la diversità studiarla comunicare e serenamente con il bambino e dimostrargli comprensione come prevede la norma giuridica;

2. Parlare alla classe non nascondere il problema anzi coinvolgere i compagni di classi affinché vi sia collaborazione ed inclusione nell’ambiente scolastico utilizzando i compagni di classe come risorsa;

3. Comunicare continuamente con i genitori comunicare interagire con i servizi ASL;

4. Devono conoscere le tappe di acquisizione del lavoro fonologico e metafonologico poi fare un lavoro metacognitivo tenendo conto dei punti di partenza per valutare gli obiettivi da raggiungere.

La Legge sulla Dislessia: Misure Educative e Didattiche

Fondamentale per il supporto della Dislessia diventa conoscere l’articolo 5 della legge che riguarda i doveri della scuola nei confronti degli alunni dislessici. Nello specifico:

1. gli alunni con segnalazione diagnostica di DSA hanno diritto a fruire di appositi provvedimenti dispensativi e compensativi di flessibilità didattica nel corso dei cicli di istruzione;

2. agli alunni con DSA le istituzioni scolastiche garantiscono tutte le misure utili a:

a. favorire l’uso di una didattica individualizzata e personalizzata con forme efficaci e flessibili di lavoro scolastico che tengano conto anche di caratteristiche peculiari dei soggetti quali il bilinguismo.

b. coltivare negli alunni una struttura positiva di apprendimento aiutandoli a vivere l’apprendimento in condizioni di benessere;

c. favorire il successo scolastico;

d. prevedere tecniche compensative che possono comprendere anche l’uso delle tecnologie informatiche degli strumenti di apprendimento alternativi;

e. prevedere nei casi di alunni bilingui con DSA strumenti compensativi che favoriscono la comunicazione verbale che in particolare per l’insegnamento della lingua straniera assicurino ritmi graduali e adeguati di apprendimento.

Bibliografia

C. Cornoldi, Le difficoltà di apprendimento a scuola, Bologna, Il Mulino, 1999.

R. Militerni, Neuropsichiatria Infantile, Idelson – Gnocchi, 2006.

M. Pratelli, Le difficoltà di apprendimento e la dislessia. Diagnosi, prevenzione, terapia e consulenza alla famiglia, Edizioni Junior (BG), 2004.

G. Stella, La Dislessia – Quando un bambino non riesce a leggere: cosa fare, come aiutarlo, Bologna, Il Mulino, 2004.

M. Pratelli, Disgrafia e recupero delle difficoltà grafo – motorie, Edizioni Erickson, Judith L. Rapoport – Deborah R. Ismond, DSM – 5. La diagnosi dei disturbi dell’infanzia e dell’adolescenza, Edizione italiana a cura di Vincenzo Carretti, Nino Dazzi, Romolo Rossi, Milano, 2004.

M. Brotini, Le difficoltà di apprendimento – Come affrontare disgrafie, disortografie, dislessie, discalculie, Edizioni Del Cerro, Tirrenia (Pisa), 2005.