LA RESILIENZA E I SUOI FALSI MITI

di Muriel Frascella

LA RESILIENZA E I SUOI FALSI MITI

Cosa non è la resilienza?


Io e i miei colleghi (Dell’Erba G.L., Leo M., Mariano E., Mascellino R., 2021) abbiamo deciso di parlare ancora una volta di questo costrutto, forse uno dei più citati di sempre (in tempi di pandemia ancora di più) per rivedere e smontare i falsi miti ad esso associati.
E’ comune, per esempio, accostare la parola resilienza a quella di stress solitamente con la seguente accezione: ‘’sono resiliente se gestisco bene gli stress della mia vita’’. Quindi una risposta resiliente in questa senso non sarebbe altro che un tipo di risposta che noi esseri umani possiamo avere di fronte ad eventi considerati stressanti.
Ma cosa sono gli eventi stressanti? Che caratteristiche hanno? Esistono eventi oggettivamente stressanti?
La risposta a queste domande arriva già negli anni ’80 da Lazarus e Folkman, i quali si sono focalizzati non tanto sul concetto di ‘’stress’’ inteso come sforzo o fatica, ma sul significato (interpretazione) che ogni individuo può conferirgli sulla base di due variabili:
la valutazione delle proprie capacità e delle proprie risorse personali per far fronte ad un evento; e l’interpretazione che l’individuo fa rispetto alla probabilità e alla gravità percepita della dannosità dell’effetto temuto.
In questo modo, finalmente, è possibile spostare la nostra attenzione dagli eventi/fatti che ci capitano, ai significati e alle valutazioni che elaboriamo rispetto ad un evento specifico.
In una psicoterapia (ad approccio cognitivo-comportamentale), condividiamo con i nostri pazienti il così detto modello A-B-C, per accompagnarli nella comprensione del proprio funzionamento psicologico e della propria sofferenza. Le “B” consistono in una sorta di dialogo interno fatto di verbalizzazioni e/o pensieri automatici relativi ad “A” (i fatti/gli eventi). I passaggi più complessi del nostro intervento con i pazienti, a questo livello, sono solitamente due:

  1. far comprendere la differenza che c’è tra il concetto di realtà, evento/ dato di fatto e quello di rappresentazione, ovvero la sua valutazione, pensiero o opinione relativi a quell’evento/dato di fatto promuovendone un primo cambio di prospettiva;
  2. introdurre il concetto di problema secondario: non soffro perché sono esposto a un evento stressante, ma perché valuto negativamente il fatto di esserlo. Mi giudico e mi critico perché provo determinati stati emotivi negativi (C).
    Inoltre, spesso, molti eventi valutati come stressanti o frustranti non sono in nostro potere: non li abbiamo cercati né voluti, né lontanamente desiderati.
    Riconoscersi come persone in grado di risolvere dei problemi, avere la capacità di accettare e regolare i propri stati emotivi, evitare l’isolamento e sapere di poter contare su una rete sociale, sono tutte variabili sulle quali si può lavorare in psicoterapia con l’obiettivo di favorire una maggiore flessibilità psicologica e la conseguente adozione di strategie di coping (da to cope = fronteggiare) più funzionali.
    Per dirla con le parole di Steven Hayes <>.
    Riassumendo, combattere strenuamente contro eventi non graditi e non previsti – e qui ci riferiamo non solo ad eventi esterni ma anche ad aspetti tipici del nostro funzionamento interno come provare determinate emozioni e sensazioni fisiche – può rappresentare il vero ostacolo al perseguimento dei nostri scopi, facendoci perdere di vista ciò che conta.
    Mettere da parte le pretese, e accettare eventi che non si possono modificare perché non in nostro potere ci aiuta, invece, a essere più flessibili investendo, nuovamente, su ciò che per noi è davvero importante.
    Resilienza, dunque, è tutto questo.
    Provo ora a rispondere alla domanda con la quale ho aperto questo breve articolo: cosa non è resilienza?
    Sicuramente non è un tratto stabile e costituzionale. E’ più corretto, invece, pensare che ci siano dei fattori di rischio (e di protezione) che espongono gli individui a sviluppare (o meno) Disturbi dell’Adattamento, Disturbi Post-Traumatici da Stress e altre condizioni psicopatologiche. Nonostante ciò la resilienza va considerata come un’abilità psicologica appresa che richiede un allenamento costante.
    Non è una dote straordinaria tipica di persone favolose o estremamente coraggiose. Anche in questo caso va considerata come un’abilità strettamente psicologica che tutti noi possiamo esercitare, al meglio che possiamo, quotidianamente.
    Essere resiliente non significa essere ‘’immune’’ dalle forti emozioni. Al contrario, un individuo resiliente accetta e accoglie le emozioni negative e non si giudica o si autocritica per esse. Anche la letteratura recente (si veda Barlow, Sauer-Zavala, Carl, Bullis, Ellard, 2014) ha evidenziato come le persone che hanno una propensione a provare frequenti emozioni negative intense (nevroticismo) tenderebbero a valutare le proprie esperienze emotive in modo negativo (ad esempio, <>; <<è terribile quest’ansia, non la sopporto>>). Questa modalità auto-giudicante spinge l’individuo a mettere in atto una serie di sforzi al fine di sopprimere tali stati emotivi peggiorando la sua situazione (Purdon, 1999).
    Ecco perché si inizia finalmente a parlare di interventi trans-diagnostici che possano prendere di mira tutti gli evitamenti e gli sforzi che l’individuo mette in atto contro i propri stati interni negativi (emozioni e sensazioni fisiche), andando in una direzione diametralmente opposta a quello che possiamo definire il ‘’mito dell’immunità emotiva’’.
    E, infine, essere resiliente non significa poter modificare l’immodificabile. Un atteggiamento resiliente include, al contrario, la capacità di saper riconoscere ciò che non è in nostro potere/controllo e saper accettarlo.
    Bibliografia
    Barlow, D. H., Sauer-Zavala, S., Carl, J. R., Bullis, J. R., Ellard, K.K. (2014). The nature, diagnosis, and treatment of neuroticism: Back to the future. Clinical Psychological Science, 2 (3), 344-365.
    Beck A.T. (1976) Principi di Terapia Cognitiva. Un approccio nuovo alla cura dei disturbi affettivi. Astrolabio, Roma, 1988.
    Dell’Erba G.L., Nuzzo E., Torsello V., Notaristefano A., Frascella M., Leo M., Mascellino R., Mariano E. (2020) Interventi e idee-chiave per psicologi per l’emergenza Covid-19 Psicoterapeuti In-Formazione, APRILE 2020, NUMERO SPECIALE COVID-19.
    Ellis A. (1962) Ragione ed emozione in psicoterapia, Astrolabio, Roma, 1989.
    Hayes S.C., Strosahl K., Wilson K.G. (2014). Acceptance and commitment therapy: Understanding and treating human suffering. New York: Guilford.
    Purdon, C. (1999). Thought suppression and psychopathology. Behaviour research and Therapy, 37, 1029-1054. doi: 10.1016/ S0005-7967(98)00200-9.