L’esperienza della dislessia: uno studio longitudinale sulle reazioni ansiose

di Roberto Ghiaccio

da Psicologinews Scientific

L’esperienza della dislessia: uno studio longitudinale sulle reazioni ansiose

Il presente lavoro indaga l’ evoluzione dell’impatto e del vissuto della dislessia sul vissuto psicologico, di 35 dislessici maschi valutati nel 2010 e ri-valutati nel 2019. Il campione è appaiato per fascia di reddito genitoriale, trattamenti riabilitativi ricevuti, età prima diagnosi Emerge come la dislessia sia un fattore di vulnerabilità che comporta un elevata ansia situazionale-prestazionale, per cui i trattamenti dovrebbero rivolgersi non solo al miglioramento della prestazione accademica ma anche agli aspetti psicologici.

Nel lontano ottobre del 2011 ad un anno dall’uscita della legge 170/ 2010 e a pochi mesi dall’uscita della Consensus Conference muovendo dal quesito B 4.2 della Consensus parte il nostro studio. La riposta dal quesito B4.2 riporta che non ci sono prove di correlazione uni lineare diretta tra tra la presenza di dislessia e un aumento del rischio di sviluppare disturbi psicopatologici. Eppure grand parte dei ragazzi che vedevamo all’epoca mostrano segni di ansia e e riportavano vissuti di inadeguatezza.

Quando si parla di Disturbi specifici dell’apprendimento il confronto tra scuole di pensiero è ancora acceso, trattandosi di una caratteristica estremamente complessa per quanto “specifica” e “specificata” in letteratura e nelle varie definizioni-sistemazioni n o s o g r a fi c h e . A f f a c c i a n d o s i “nell’universo dell’infanzia” si deve esser pronti ad affrontare argomentazioni complesse e ricche di controversie, dilemmi tali da mettere in crisi le più consolidate certezze scientifiche ed antropologiche.

Il disturbo della lettura spesso si verifica in concomitanza con altri disturbi dello sviluppo neurologico e questo ha importanti implicazioni sia per la diagnosi c h e p e r g l i i n t e r v e n t i riabilitativi. Comprendere la natura e le cause delle comorbidità è al centro della comprensione dei disturbi dello sviluppo. Ad esempio, se il Disturbo X si manifesta frequentemente con il Disturbo Y, ciò indica il funzionamento dei fattori di rischio condivisi e migliora la comprensione delle cause di ciascuno di questi disturbi.

La comorbilità può essere trovata tra disturbi all’interno dello stesso gruppo diagnostico ( comorbilità omotipica : p. Es., Disturbo della lettura e disturbo della matematica), nonché tra disturbi di d i v e r s i g r u p p i d i a g n o s t i c i ( comorbilità eterotipica ), come tra disturbo della lettura e disturbi comportamentali (deficit di attenzione -Disturbo da iperattività (ADHD) e disturbo della condotta) o disturbo della lettura e problemi emotivi (ansia e depressione) (Angold, Costello, & Erkanli, 1999 ).

I bambini sanno quanto sia importante la lettura. Lo sentono dai loro genitori e insegnanti fin dalla tenera età. Quindi, quando i bambini difficoltà lottano con quell’abilità vitale, possono crearsi reazioni ansiose. Spesso queste reazioni sono transitorie a situazioni che implicano la lettura. Ma a volte, i bambini con d i fferenti caratteristiche di apprendimento sviluppano un problema più grande con l’ansia, ma attenzione l ’ a n s i a non è connaturata a l l a “deviazione” degli apprendimenti ma all’adattamento dei contesti.

I bambini con dislessia hanno spesso paura di ciò che potrebbe accadere quando leggono. Possono avere paura di fallire, o di essere giudicati o di sentirsi. imbarazzati. Potrebbero anche esserci momenti in cui temono che non impareranno mai o non avranno successo in nulla a causa delle loro difficoltà di lettura, che coinvolge non solo l’alunno ma tutta l’identità del bambino. Queste emozioni negative devono essere comprese ed accolte con il giusto supporto, per evitare lo strutturarsi di certe reazioni.

L o s c o p o d i q u e s t o l a v o r o è comprendere le possibili evoluzioni e i possibili effetti a cascata del disturbo di lettura nel corso della scolarità e dello sviluppo intercettando le eventuali reazioni disadattamento che possono sfuggire alla semplice valutazione psicometrica. La dislessia evolutiva neurovarietà dell’apprendimento di natura neurobiologica è soggetta ad una “ eterotrofia fenotipica” che può non riguardare solo i parametri diagnostici ma estendersi a estendersi a fattori emotivi-motivazionali.

Spesso, purtroppo ancora oggi, le difficoltà scolastiche vengono scambiate per pigr izia, scarso interesse o mancanza di volontà. I frequenti fallimenti e le frustrazioni a cui possono andare incontro i ragazzi con DSA possono dare vaiati di inadeguatezza ed incapacità a soddisfare le aspettative altrui, creando una serie di effetti socio-emotivi. Molti studi hanno riscontrato che i bambini con dislessia presentano alti livelli di ansia e stress correlato alla performance come sintomi secondari al disturbo.

Obiettivo: effettuare uno studio longitudinale circa i vissuti della dislessia e la “digestione” delle misure dispensati e degl i st rument i compensat ivi . Campione: 35 soggetti maschi, frequentanti la terza e la quarta primaria, con diagnosi di dislessia. Il campione è appaiato per fascia di reddito genitoriale, trattamenti riabilitativi ricevuti, età prima diagnosi. I soggetti sono stati valutati nel 2010 e nel 2019. La selezione e il reclutamento dei pazienti è avvenuta tramite l’ASL BN e la sezione AID BN.

Materiali: Nel 2010 Scala di Auto-somminist razione per Fanciul l i e Adolescent i – SAFA (Cianchet t i – Fancello, 2011) lette dall’esaminatore, per indagare la presenza di diverse comorbilità psichiatriche e il Parent Stress Inventory (Laghi et all., 2008), per valutare lo stress nella relazione genitore-bambino e per definire un profilo di stile genitoriale. Nel 2019: Questionario per la Valutazione della Psicopatologia negli Adolescenti – Q-PAD (Sica et all., 2011) e il Parent Stress Inventory.

Dall’analisi dei dati è emerso che l’85% del nostro campione mostra significativi livelli di ansia scolastica e prestazionale, l’80% lamenta somatizzazioni multiple (dolori a d d o m i n a l i , c e f a l e a , d o l o r e aspecifico alla gola) e deflessioni dell’umore con senso di colpa e frustrazione (70%). Il livello di stress totale percepito dai genitori è superiore all’85°percentile (cut – off utilizzato per l’individuazione di profili genitoriali a rischio). In calce si allegano tabelle dei test effettuati con relative medie.

Ad una r i v a l u t a z i o n e dopo s e i a n n i , persistono forti tendenze ansiose (M=96. basso tono dell’umore (M=91), conflitti interpersonali e familiari (M=95), elevato rischio psicosociale (M=92). L’80% dei casi persiste in un generale stato di malessere. Dal 2010 al 2019 la s i t u a z i o n e g e n i t o r i a l e r e s t a caratterizzata da un forte distress parentale (>85°percentile), criticità di adattamento con forte ansia per il futuro e difficoltà d’interazione con il proprio figl i o (>85°per cent i le) , che non rinforzano il ruolo di genitore e le sue aspettative. Solo il 2% non lamenta alcuna difficoltà attuale.

La ricerca ha avuto come obiettivo principale quello di indagare le implicazioni socio-emotive a lungo termine nei bambini con diagnosi di dislessia. Gli attuali studi sono concordi nel dichiarare che i bambini con dislessia hanno un profilo emotivo che testimonia un’immagine di sé negativa, uno scarso senso di auto efficacia con conseguente senso d’impotenza appresa e ridotta motivazione. Con tendenza ad assumere stili di attribuzione disfunzionali.

Tutti questi vissuti non fanno altro che aumentare le probabilità d’insuccesso e rafforzare ulteriormente la credenza di non essere capaci. Tali emozioni non possono non influenzare le abilità parentali e il ruolo genitoriale dell’adulto, con conseguenti relazioni disfunzionali con il proprio figlio. Dal nostro campione emerge come la dislessia sia un fattore di vulnerabilità che comporta un’elevata ansia situazionale-prestazionale e forte rischio per problematiche psico-sociali.

I bambini con dislessia sono intelligenti come i loro coetanei. Ma affrontano più stress quotidiano a causa delle loro sfide.Spesso devono affrontare lotte, battute d’arresto e feedback negativi a scuola. Per questo motivo, alcuni lottano socialmente e si sentono come se non si “adattassero”. I loro problemi con la lettura possono creare sentimenti di “non posso” che influenzano l’apprendimento anche in altre aree. Questa visione negativa può anche avere un impatto sulla vita di tutti i giorni.

Sentire una mancanza di controllo è una fonte comune di ansia. I bambini con dislessia possono pensare che niente di ciò che fanno farà la differenza. Questo accade spesso perché non sanno cosa c’è di “sbagliato” in loro o perché non s a n n o l e g g e r e come g l i a l t r i bambini.Dopo un po ‘, lo stress in corso non colpisce solo i bambini nel presente. Invece di sentirsi solo ansiosi per qualcosa che sta accadendo ora, i bambini p o t r e b b e r o i n i z i a r e a preoccuparsi in anticipo.

Per tale motivo, i trattamenti dovrebbero rivolgersi non solo all’ambito riabilitativo, ma anche agli aspetti psicologici volti a incrementare la stima di sé. La diagnosi non deve coprire il problema “creando una malattia” che giustifica l’insuccesso, un movimento traumatico da stress che crea senso di fallimento, locus of control esterno, stile cognitivo negativo ed ipercriticità con diminuzione degli interessi, impopolarità, esclusione ed uno stile di auto attribuzione di tipo impotente-pedina in una parola: SOFFERENZA.

Per cui è fondamentale educare genitori ed insegnanti a far “digerire” le difficoltà invisibili e l’uso di eventuali strumenti compensativi, andando oltre il un paradigma “assimilazionista”, fondato sull’adattamento del “diverso” ad un’organizzazione scolastica strutturata essenzialmente in funzione degli alunni “normali” o del fantomatico alunno m e d i o ; p e n s i b i s o g n a valorizzare,”sfruttare “ le diversità , spostando l’attenzione dal deficit alla p r o g e t t a z i o n e s e n z a o s t a c o l i all’apprendimento ed alla partecipazione.

Si ringrazia per tale lavoro la sezione Associazione Italiana Dislessia di Benevento presieduta fino al 2017 dalla docente Cinzia De Cicco sempre attenta e puntuale nella difesa dell’inclusione, tale sezione dal 2017 ad oggi è presieduta dallo scrivente. Inoltre si r ingrazi a i l president e di ADHD Campania Massimo Micco per l’attività di tutela e lassa estrema disponibilità a situazioni di ricerca. Si ringrazia per la preziosa collaborazione e supervisione il dott. Domenico Dragone.

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