Lo Psicologo: non solo diagnosi

di Alessia De Gasperis

colloquio psicologico

Negli ultimi anni, in Italia vengono contati oltre 100.000 psicologi iscritti all’Ordine Nazionale (Consiglio Nazionale Ordine Psicologi, 2018), ma la conoscenza di tale professione risulta essere, a volte, poco chiara. Per far luce a riguardo, si può definire lo psicologo clinico come il professionista che si interessa della cura della salute mentale, dando un notevole contributo al processo di valutazione e diagnosi.


Per mettere in pratica un intervento di tipo psicologico, lo psicologo clinico è tenuto a far riferimento ad approcci sistemici, utili a strutturare dei programmi terapeutici, individuali o di gruppo, rendendo altresì possibili eventuali valutazioni sull’andamento del trattamento. Ad esempio, nel trattamento dei disturbi d’ansia, a volte, risulta essere d’aiuto un supporto di tipo farmacologico (Twining, 2005), che richiede l’intervento di altre figure professionali.


Lo psicologo clinico, però, non si ferma alla mera diagnosi e al successivo trattamento. Infatti, la formazione del professionista va ben oltre i meccanismi teorici, lasciando spazio allo sviluppo di adeguate capacità interpersonali, particolarmente importanti nell’erogazione dell’intervento psicologico. Risulta, così, essere di rilevante importanza, il rapporto paziente-psicologo, che si viene a formare lungo tutto il continuum terapeutico.

Ad oggi, nei settori dell’assistenza sanitaria, i servizi per la salute mentale dipendono dal personale piuttosto che dagli strumenti, in quanto lo psicologo clinico ha rilevanti competenze per il supporto nella gestione di particolari situazioni che potrebbero invalidare il vissuto quotidiano della persona. Si basti pensare allo scenario mondiale, che, in questo momento si trova a fronteggiare l’emergenza COVID-19 e le sue conseguenze psicologiche, dannose per l’intera popolazione. Ricerche hanno dimostrato che le epidemie risultano essere strettamente connesse ad un’ampia gamma di disturbi, tra cui l’ansia, il panico, la depressione, e altri disturbi legati al trauma (Dong et al., 2020). Similmente, anche la quarantena vissuta (Rossi et al., 2020) e l’esperienza degli operatori sanitari intervenuti in prima linea (Cao di San Marco et al., 2020), risultano essere associati ad alti livelli di stress, depressione, irritabilità e insonnia (Rossi et al., 2020; Cao di San Marco et al., 2020). A tal riguardo, soprattutto per il personale sanitario, sono stati organizzati diversi tipi di supporto psicologico, come ad esempio la Sala di Decompressione, che consente agli operatori di pensare a ciò che sta accadendo loro e a come la situazione li fa sentire, riorganizzando cognitivamente, in modo costruttivo, tale esperienza (Cao di San Marco et al., 2020).


Soprattutto rispetto ai recenti avvenimenti, lo psicologo clinico risulta essere di particolare sostegno e supporto alla comunità, che vive ogni giorno delle realtà che lo pongono in una situazione di messa in discussione.


Questa prospettiva descrive la mente umana come capace di influire significativamente su ogni attività, e in modo piuttosto innovativo, anche su quella sportiva. La psicologia sportiva è stata da sempre considerata una disciplina capace di integrare conoscenze e competenze che derivano da differenti ambiti della psicologia, con il tentativo di organizzare interventi organici e integrati (Jarvis, 2006). Questo nuovo ramo della psicologia prende in considerazione, tramite applicazioni psicofisiologiche, il miglioramento delle prestazioni sportive e soprattutto mentali (Jarvis, 2006). Ad esempio, si basti pensare agli interventi sui meccanismi percettivi, sulla presa di decisione, sugli aspetti motivazionali e sulla necessaria attenzione agli aspetti organizzativi e sistemici del contesto in cui l’atleta opera alla ricerca di una prestazione sempre più elevata.


Inoltre, sempre rispettando gli obiettivi delle Psicologia, promuove anche il concetto di benessere (Jarvis, 2006). Questo tema viene declinato come obiettivo in tutti i livelli sportivi, da quello agonistico a quello di tipo ricreativo che a partire dagli anni ’80, ha assunto la più chiara definizione di “Sport per tutti”. Gli psicologi sportivi hanno concentrato la loro attenzione ai fattori principali che favoriscono l’incremento dell’arousal, dell’ansia e dello stress, interessandosi a come questi possano influenzare le prestazioni atletiche e quindi eventuali strategie di regolazione (Jarvis, 2006).


Tale figura si pone quindi come un valido aiuto, non solo per chi riporta diagnosi certe, ma anche per chi, in un particolare momento della propria vita, ha difficoltà a trovare la “luce in fondo al tunnel”. Lo psicologo non è stigma, ma una torcia che aiuta ad illuminare la strada giusta.

Riferimenti
Cao di San Marco, E., Menichetti, J., & Vegni, E. (2020). COVID-19 emergency in the hospital: How the clinical psychology unit is responding. Psychological Trauma: Theory, Research, Practice, and Policy.
Dong L, Bouey J. Public Mental Health Crisis during COVID-19 Pandemic, China. Emerg Infect Dis (2020) 26(7):1616–8.
Jarvis, M., (2006) Sport Psychology. A student’s Handbook. London: Routledge.
Rossi, R., Socci, V., Talevi, D., Mensi, S., Niolu, C., Pacitti, F., … & Di Lorenzo, G. (2020). COVID-19 pandemic and lockdown measures impact on mental health among the general population in Italy. Frontiers in psychiatry, 11, 790.
Twining, C. (2005). The role of the clinical psychologist. Psychiatry, 4(2), 90-92.
Consiglio Nazionale Ordine Psicologi- https://www.psy.it/dati-statistici