
Mangiare in pubblico fa paura con la deipnofobia

L’estate è ormai al termine e le serate all’aperto in cui ritrovarsi per chiacchierare e mangiare insieme si diradano.
Momenti di spensieratezza e convivialità come questi però possono essere percepiti in modo negativo per coloro che soffrono di deipnofobia.
La paura infatti di mangiare in pubblico o comunque davanti ad altre persone, dí partecipare a conversazioni durante un pasto può provocare ansia e stress.
Nella deipnofobia, quindi, il fobico sviluppa comportamenti tipici dell’ansia sociale e che influenzano il benessere mentale.
Spesso questi atteggiamenti sono assunti da persone grasse o estremamente magre, per la paura di un giudizio negativo circa il loro comportamento nei confronti del cibo.
Mangiare in presenza di altre persone quindi è percepita come un’esperienza talmente intima da compromettere non solo il pasto in sé, ma anche le relazioni sociali.
In presenza di altri, infatti, i fobici sentono crescere il disagio, provando ansia, tremore, difficoltà respiratorie e dí deglutizione, compromettendo poi l’equilibrio di tutti i commensali.
La deipnofobia si distingue dall’anginofobia, in quanto quest’ultima è legata prevalentemente alla paura di ingoiare ed eventuale soffocamento.
Mangiare in compagnia non è più piacevole.
Si trasforma in un evento stressante e ansiogeno, snaturando l’aspetto conviviale dello stare insieme agli altri durante un pasto.
La conseguenza più immediata è il ritiro sociale e tutte le forme per eludere gli inviti ricevuti.
Vittime indirette diventano anche i familiari che comunque, devono accodarsi alle decisioni del fobico di non mangiare insieme a parenti ed amici.
Il supporto empatico offerto spesso è visto come una forzatura a cambiare questo atteggiamento invalidante, alimentando però la percezione di non essere capiti.
Risulta quindi difficile, ma non impossibile, venir fuori da questa situazione, sia da parte del fobico stesso e sia dalla rete familiare che subisce inerme.
Lentamente, si può capire e far comprendere che questo comportamento non necessariamente debba essere considerato l’unica alternativa possibile.