
No, grazie: la scelta coraggiosa degli adolescenti

L’adolescenza è una tappa evolutiva fondamentale in cui un ragazzo o una ragazza costruisce la propria identità, e questa crescita avviene superando delle vere e proprie “sfide” che in psicologia si chiamano compiti di sviluppo.
Ecco alcuni esempi di compiti di sviluppo:
- l’accettazione di un corpo che sta cambiando
- la costruzione di un proprio modo di essere unico e singolare
- la realizzazione affettiva e sociale
Come sottolinea il noto psicoterapeuta Gustavo Pietropolli Charmet, il nostro compito di adulti è sostenere il percorso unico di ogni adolescente. Ciò vuol dire aiutarlo a sviluppare la capacità di stare bene con gli altri, esprimendo le proprie idee invece di adeguarsi passivamente alla pressione del gruppo.
Perchè educare a dire no?
Gli adolescenti vanno educati anche a dire di no ad alcune regole del gruppo e ad alcuni giochi collettivi che possono compromettere il proprio benessere psicofisico. Anche lo psicoanalista Guy Corneau nel suo libro “Il meglio di se stessi” ci insegna che ognuno di noi nasce con una missione: realizzare la versione migliore di sé.
Quando l’adolescente misura il proprio valore in base a quello che gli altri si aspettano da lui, commette un errore fondamentale: si scollega dalla parte più vera della sua persona. Tale atteggiamento porta l’adolescente a vivere per gli altri, invece di vivere con gli altri. Si finisce per recitare una parte o più parti, disconnettendosi dalla parte più vera del proprio essere.
La disconnessione genera un’ansia costante basata su due paure fondamentali:
- la paura di non essere mai abbastanza. È la sensazione di dover correre continuamente per non deludere le aspettative degli altri e per farsi accettare dal gruppo.
- il terrore che la maschera possa cadere. Quella maschera che l’adolescente ha costruito con tanta cura può crollare.
Siamo di fronte a un dramma. L’adolescente è come un funambolo su un filo: basta un attimo per perdere l’equilibrio e precipitare.”
E allora:perchè recriminare e non educare?