Obesità e disturbo narcisistico di personalità

di Antonia Bellucci

Obesità e disturbo narcisistico di personalità

Ho sempre pensato potesse esserci una correlazione tra il disturbo narcisistico di personalità e i disturbi del comportamento alimentare. Poi me lo sono ritrovato davanti. Uomo, 29 anni, alto, bello, figlio unico, affermato in una stabile attività lavorativa. La sua vita procedeva con regolarità fino a quando un problema familiare s i è stagliato violentemente come un fulmine a ciel sereno nella sua vita. Un problema serio ma che facilmente avrebbe attratto i giudizi negativi degli altri per cui, sotto i riflettori, l’immagine del narcisista si ridimensiona. Si chiude in casa, divora enormi quantità di cibo quasi a dover giustificare il suo stato di malessere interiore o a voler riempire quei vuoti scaturiti dal momentaneo isolamento s o c i a l e : sembra q u a s i coltivare un’obesità nostalgica e, per un periodo, l’obesità c o p r e e s o v e r c h i a i l narcisismo. Anche il lavoro inevitabilmente subisce dei r i d i m e n s i o n a m e n t i che innescano la rabbia del soggetto poiché palesemente esposto a critiche a cui non può replicare. L’impero narcisista si mostra in forme molteplici, forgia sintomi che definiscono identità forti, indiscutibilmente sicure sull’orlo di una condizione intollerabile. I l 6 p e r c e n t o d e l l a popolazione italiana soffre di un disturbo narcisistico, e il 75 per cento di queste persone sono maschi. Siamo circondati dai narcisisti. Abilissimi manipolatori, che esprimono una vera e propria cultura dell’io, dilagante in un’epoca nella quale tutti spingono molto sull’esibizione e sull’ autopromozione (complici anche i social) e sprecando anche quel minimo di senso del pudore che dovrebbe sempre accompagnare la nostra vita.

NARCISISMO

Il narcisismo viene classificato come un disturbo della personalità con tre elementi distintivi, molto evidenti. Innanzitutto un’eccessiva considerazione di sé, un senso di grandezza, che mette il narcisista su un piedistallo di superiorità, dal quale osserva e vede tutti dall’alto verso il basso. In secondo luogo c’è u n c o s t a n t e e r e i t e r a t o b i s o g n o d i ammirazione, di conferme al proprio io; e quanto più il narcisista avverte di essere osservato e apprezzato, tanto più il suo istinto di superiorità cresce in modo esponenziale. Terzo elemento: il narcisista non conosce l’empatia. Non gli interessa. Ha una tale scarsa considerazione degli altri, rispetto a se stesso, che non si cura minimamente di riuscire a trovare il canale giusto per un approccio umano, dove la diversità sia una ricchezza per entrambi. Si parla molto, a proposito delle cause del narcisismo, di fattori sociali, ambientali e familiari. In particolare i giovani sembrano più esposti a questa patologia, anche per effetto del dilagante uso d e l l e t e c n o l o g i e c h e incentivano il narcisismo. In un libricino molto efficace e c o m p l e t o , A r c i p e l a g o N . V a r i a z i o n i s u l narcisismo (edizioni Einaudi), lo psicoanalista Vit tor io Lingiardi distingue i narcisisti in due categorie. A “pelle spessa” e a “pelle sottile“. I primi sono più appariscenti, non hanno pudore e limite nel mostrare la loro arroganza e i continui tentativi di piazzarsi al cent ro del l ’at tenzione, di conquistare il cuore della scena. I secondi sono più silenziosi, quasi tormentati, angosciati del giudizio altri, ma comunque attizzati da fantasie di grandezza. Di fronte a q u e s t a p a t o l o g i a c ’ è i n n a n z i t u t t o l a s t r a d a della psicoterapia, ma prima ancora, e parallelamente, il vero contrasto al narcisismo si ridurrebbe ad uno sforzo individuale. Riconoscere l’altro. Uscire dalla prigione d e l l ’ i o . A c q u i s t a r e l a consapevolezza che l a persona umana è unica, ma tutti possiamo vivere solo dentro una relazione, un noi, un legame con chi ci circonda. E n o n c o n l o s g u a r d o inchiodato sullo specchio che riflette sul la nostra immagine.

È comunemente plausibile pensare che il narcisista potrebbe apparire quello che meno ha caratteristiche psicologiche, energetiche e relazionali in comune con il sintomo obeso. Il falso sé del narcisista, basato sull’idea di essere il migliore, sembra avere poco in comune con il senso di nullità con cui si percepisce il paziente che soffre di obesità. In realtà questo stile caratteriale può essere letto attraverso la polarità grandiosità-indegnità. Johnson (1994, p. 193) afferma che, anche se la maggior parte delle descrizioni della personalità narcisistica si incentra s u l l ‘ a s p e t t o d i compensazione di questa polarità (mancanza di umiltà, incapacità di accettare il fallimento, paura di essere impotenti, manipolazione, lotta per il potere e enfatizzazione della volontà), molti individui narcisistici evidenziano, spesso nella prima seduta di psicoterapia, la polarità opposta. Possono confessare il loro profondo senso di i n d e g n i t à , i l p e t u l a n t e rammarico di non essere o non avere mai abbastanza, il bisogno di procurarsi un valore provvisorio e la profonda invidia per chi percepiscono sano e di successo. All’interno di questa confessione c’è spesso l’ammissione d i ingannare gli altri attraverso lo sfoggio di forza, competenza e felicità. I conflitti di base del narcisista e del soggetto che soffre di obesità sono dunque simili. Q u e s t ‘ u l t i m o v i v e costantemente nell’idea di essere inferiore a chiunque altro, di non avere alcun valore per nessuno. Il narcisista ha messo, invece, in atto una difesa che lo caratterizza profondamente, la formazione reattiva, con lo scopo di a l l o n t a n a r e d a l l a s u a coscienza la percezione dei suoi vissuti di inettitudine. Questo stile difensivo, infatti, consiste nel tenere lontano un d e s i d e r i o o d i m p u l s o inaccettabile adottando un t r a t t o d i c a r a t t e r e diametralmente opposto. Il paziente che soffre di obesità, invece, non ha fatto proprio questo s t i l e d i f e n s i v o , identificandosi pienamente con i suoi vissuti di inidoneità.

Queste similitudini sono riscontrabili anche negli stili d’attaccamento simili: sia il narcisista che il soggetto che s o f f r e d i o b e s i t à sono caratterizzati da un caregiver che sapeva meglio di loro qual era il loro bene. La Bruch (1973) analizza a fondo le famiglie dei suoi pazienti, osservando che sono per la maggior parte caratterizzate da madri che imponevano ai fi g l i i p r o p r i d e s i d e r i , seducendoli e facendo loro credere che questi desideri fossero loro. Lowen (1975), parlando del narcisista, sottolinea come il fattore più importante nell’eziologia di questa condizione sia la s e d u z i o n e c o p e r t a d e l genitore nei confronti del bambino al fine di soddisfare i propri bisogni narcisistici. In questa condizione il bambino si trova costretto a fare propri questi desideri, in quanto le sue percezioni ed emozioni non vengono riconosciute e sostenute dal mondo esterno. Ritornando al caso specifico, il decadimento verso l’obesità si circoscrive ad un periodo, fin quando il narcisista decide di agire e reagire a tale condizione per riprendere il possesso della sua vita sociale e, complice il passare del tempo, anche alcune rivincite. Dimagrisce grazie ad una s a n a e c o n t r o l l a t a alimentazione e ore di duro e costante allenamento fisico. Dopo un primo importante dimagrimento, il soggetto appare ancora più egocentrico è concentrato su se stesso: vuole ancor di più piacere e conquistare, a tutti i costi, per ottenere così conferme del proprio valore. Accade d i r i t r o v a r s i i n compagnia ed osservare la tendenza a monopolizzare la serata, a colpi di battute brillanti, verso un pubblico da sedurre e dal quale ottenere conferme, emerge il voler dare una eccezionale immagine di sé. Inizialmente prende spazio un tratto di personalità appagante per chi lo vive e seducente per chi gli sta intorno. Ma, con il tempo, questa può logorare l e relazioni intime e sociali, lasciando lo stesso senso di frustrazione e solitudine vissuto, quasi come costante, negli anni di obesità.

La conseguenza ragionata appare chiara è palese: la psicoterapia è scartata a prescindere dal soggetto!

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