Oggi, 17 gennaio 2022, sarete tristi

di Francesca Guglielmetti

blue monday

Onestamente non saprei dirvi da cosa dipenderá la vostra tristezza ma so con certezza da quando ha iniziato a manifestarsi questa sorta di depressione collettiva e da chi dipende.

Andiamo con ordine.

Prima del 2005 quello di oggi sarebbe stato solo uno degli innumerevoli e faticosi lunedì a cui ognuno di noi è condannato; come dire un lunedì senza infamia e senza lode, un lunedì reo solo di essere tale.

Proprio nel 2005 tuttavia Cliff Arnall, psicologo presso l’Università di Cardiff, attraverso una formula matematica riuscì ad incrociare alcune variabili (il meteo, i sensi di colpa per i soldi spesi a Natale, il calo di motivazione dopo le feste) che lo portarono ad individuare nel terzo lunedì del mese di gennaio (e quindi oggi!) il giorno più triste dell’anno.

Tranquilli peró: la soluzione per annientare questa fastidiosa depressione esiste!

Beat Blue Monday! ecco il motto con cui l’agenzia di viaggi britannica Sky Travel, desiderosa di infondere linfa vitale al mercato dei viaggi da sempre sotto tono nella seconda metà di gennaio di ogni anno, invogliava, sempre nel 2005, a liberarsi dalla tristezza di questo giorno infausto. Ossia: sappiamo che sei triste ma non ti preoccupare, non dipende da te ma dal Blue Monday e comunque se prenoti un viaggio il tuo umore cambierà.

Ora però proviamo a fare un esame di realtà.

Cliff Arnall risulta essere realmente uno psicologo (un “life coach” a voler essere precisi) rispetto alla sua posizione all’interno dell’Università di Cardiff so dirvi poco (ma in realtà poco è possibile sapere) dal momento che l’Ateneo pare abbia preso fin da subito le distanze sia da Arnall che dal Blue Monday.

La formula di Arnall, del resto, di “accademico” ha proprio poco dal momento che, pur richiamando visivamente un’equazione matematica, non ne rispetta in alcun modo i criteri (non specifica le unità di misura necessarie per ciascun parametro ed accoglie al suo interno grandezze non quantificabili).

Insomma il Blue Monday e la sua formula altro non sono che pseudoscienza ossia una bufala ben confezionata e caratterizzata da tre elementi fondamentali:

1) una certezza: oggi siamo tristi

2) un giudizio: essere tristi non va bene

3) una soluzione: la tristezza va sconfitta rapidamente magari effettuando un acquisto.

Questi tre punti sicuramente hanno decretato il successo del Blue Monday pur trattandosi, contemporaneamente, di cattiva psicologia e psicologia cattiva.

Il Blue Monday è “cattiva psicologia” perché non rispetta le regole metodologiche della professione che richiedono di utilizzare procedure verificabili o, quando ciò non è possibile, argomentazioni basate su prassi stabili e documentabili.

Il Blue Monday è “psicologia cattiva” perché non rispetta nemmeno le regole etiche della professione dal momento che ci induce a focalizzarci su un’emozione facendola apparire patologica per poi offrirci una cura.

In definitiva il Blue Monday tende ad amplificare o, ancor peggio, a sollecitare una sensazione di disagio per poi offrire una (illusoria per lo più) soluzione al disagio stesso.

Perché il Blue Monday, pur essendo un chiaro esempio di pseudoscienza ha un così grande potere attrattivo?

Perché, credo, come spesso accade per le pseudoscienze, si tratta di una post verità. Le post verità (e qui mi faccio aiutare dall’Accademia della Crusca e dagli Oxford Dictionaries) sono dei concetti in cui la verità, il fatto oggettivo, ha un peso decisamente minore rispetto agli appelli alle emozioni ed alle convinzioni personali.

Il Blue Monday, come tutte le post verità, è attraente, poco faticoso poiché non stimola in alcun modo il senso critico e proprio per questo ci permette di definirci chiaramente ed altrettanto chiaramente ci permette di definire l’altro.

Il Blue Monday, in quanto post verità, individua il bianco ed il nero ed esclude completamente la noia e l’indeterminazione del grigio, traccia un confine netto tra bene e male.

Il Blu Monday, in definitiva, se da una parte ci rassicura, dall’altra ci impedisce di evolvere, di accedere alla fatica del cambiamento.

Allora, se volete, proviamo a ridefinire tutta questa storia: oggi essere triste è una possibilità e non una certezza. Se ciò dovesse accadere concediamoci anche il lusso di questa spiacevole emozione, senza cercare soluzioni immediate.

Solo in questo modo qualcosa cambierà perchè come ci insegna il buddismo “niente se ne va prima di averci insegnato ciò che dobbiamo imparare”.