Oltre il giocattolo: la Doll Therapy nella demenza

Oltre il giocattolo: la Doll Therapy nella demenza

La demenza, considerata una priorità di salute pubblica dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e da Alzheimer Disease International, continua a crescere in modo preoccupante nella popolazione globale. Secondo il rapporto dell’OMS “Global status report on the public health response to dementia 2017-2025”, attualmente oltre 55 milioni di persone vivono con la demenza, con previsioni che stimano 75 milioni entro il 2030 e 132 milioni entro il 2050 affetti da Alzheimer o altre forme di demenza. Poiché non esiste una cura per la demenza, diventa cruciale concentrarsi su interventi personalizzati per ridurre i disturbi comportamentali e migliorare il benessere generale degli anziani. Tra le terapie che stimolano funzioni emotive e cognitive, la Doll Therapy emerge come un approccio notevole.

Cos’è la Doll Therapy?

La Doll Therapy, o terapia della bambola, è un approccio non farmacologico utilizzato nel trattamento dei pazienti affetti da demenza. Britt Marie Egedius Jakobsson, psicoterapeuta svedese ideatrice della terapia, sviluppò la prima bambola negli anni ’90 per il figlio autistico. Questa pratica prevede l’uso di bambole dalle caratteristiche antropomorfe per gestire e attenuare i disturbi comportamentali, nonché per migliorare l’umore nelle persone affette da gravi problemi cognitivi. Questo intervento personalizzato riattiva emozioni positive e comportamenti legati alla cura materna nelle persone anziane affette da demenza grave, contribuendo a tranquillizzarle e a promuovere il benessere psicofisico.

Questa metodologia si inserisce nel quadro del Modello di Cura Centrato sulla Persona (PCC) di Tom Kitwood. Egli teorizza la demenza ed i suoi sintomi non solo come risultato di danni neuropatologici, ma come espressione di varie variabili interconnesse, tra cui la storia di vita, la personalità e l’ambiente circostante. L’approccio sotteso a questa filosofia ritiene che un ambiente di vita positivo, arricchito da stimoli adatti alle capacità residue e in grado di recuperare memorie sensoriali, possa influenzare positivamente il comportamento, andando così a soddisfare i bisogni primari.

La bambola terapeutica può contribuire a tale obiettivo evocando dinamiche relazionali tipiche dell’infanzia e diventando, specialmente nel caso di persone con demenza grave, uno strumento simbolico, un bambino a cui manifestare affetto. 

La teoria alla base della Doll Therapy

La Doll Therapy si basa sui principi della teoria dell’attaccamento, elaborata dallo psicologo infantile inglese John Bowlby. Egli sostenne per la prima volta che la ricerca di un legame continuo tra genitore e bambino è una diretta espressione di un istinto primordiale. Il genitore sperimenta infatti un impulso fisiologico a prendersi cura del proprio figlio. A sua volta il bambino, nei primi anni di vita, è naturalmente incline a cercare protezione e cure da parte del genitore. L’attaccamento rappresenta dunque il complesso di dinamiche attraverso le quali genitori e figli stabiliscono un legame istintivo, fondamentale per la crescita stabile e sicura.

Nel contesto della Doll Therapy, la bambola assume la funzione di oggetto transazionale, in grado di richiamare profondamente la dinamica primordiale di cura, offrendo un senso di protezione e, di conseguenza, tranquillità agli anziani, soprattutto quando si trovano in situazioni di stress.

La bambola consente così di riproporre la dinamica della cura, andando a soddisfare il bisogno di vicinanza, conforto e rassicurazione. La Doll Therapy può essere adottata per pazienti di entrambi i sessi, in quanto le dinamiche sottese sono universali.

Le caratteristiche della bambola

Le bambole impiegate in questa forma di terapia sono caratterizzate da una consistenza morbida e gradevole al tatto. Sebbene replichino le dimensioni e il peso di un bambino piccolo, le fattezze del viso e i dettagli anatomici sono quelli di un giocattolo. Questa scelta mira a favorire l’identificazione senza suscitare reazioni di spavento o respingimento da parte degli anziani.

Il peso della bambola è distribuito in modo tale che, quando viene cullata, ricordi la sensazione di tenere tra le braccia un vero neonato. È possibile poi posizionare la bambola in modo seduto, consentendo di simulare diverse modalità di cura e ampliare le opportunità di interazione. Le braccia e le gambe, inoltre, sono progettate in modo aperto per agevolare l’abbraccio.

Gli obiettivi della Doll Therapy

All’interno di questo approccio terapeutico, lo scopo primario è offrire agli anziani un’esperienza fondata sul rilassamento e sulla stimolazione sensoriale ed emotiva. Al tempo stesso, la terapia della bambola, vuole focalizzarsi anche sul miglioramento della capacità di relazionarsi con l’ambiente circostante. Andando ad indagare gli obiettivi più specifici che la terapia cerca di ottenere, si possono citare i seguenti:

  1. La diminuzione dei disturbi comportamentali associati alla demenza con un incremento del rilassamento e della tranquillità, contribuendo al controllo del fenomeno del wandering (vagabondaggio);
  2. Il miglioramento del tono dell’umore e una riduzione gli stati di isolamento sociale, puntando alla creazione di un contesto emotivamente ricco e socialmente coinvolgente;
  3. La stimolazione delle abilità cognitive, incentrando il lavoro sull’incremento delle capacità attentive e sulla memoria procedurale;
  4. L’infondere esperienze emotive e sensoriali positive, rispondendo ai bisogni affettivi dell’anziano attraverso l’attivazione dei sistemi di accudimento e di esplorazione;
  5. La stimolazione della comunicazione puntando a mantenere e potenziare il contatto visivo, incentivare il linguaggio corporeo e favorire l’iniziativa verbale spontanea.

Conclusioni

In conclusione, la Doll Therapy è un approccio unico che ha dimostrato di avere benefici emotivi e comportamentali per le persone affette da demenza. Tuttavia, è fondamentale considerare le preferenze individuali del paziente e rispettare la loro dignità durante l’implementazione di questa terapia. Nonostante la Doll Therapy potrebbe non essere adatta a tutti, per alcuni potrebbe rappresentare un modo significativo di affrontare le sfide della demenza, migliorando la qualità della vita e promuovendo un benessere emotivo duraturo. Come con qualsiasi intervento terapeutico, la chiave del successo sta nell’approccio personalizzato e nell’attenzione alle esigenze specifiche di ogni individuo.

Bibliografia

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