La paura del cambiamento
La paura del cambiamento ha a che fare con la crescita e, più ampiamente, con il vivere. E’ infatti attraverso i cambiamenti che ci evolviamo e ci realizziamo. Il cambiamento però non è solo un evento che segna il passaggio da una fase ad un’altra, da una situazione ad un’altra della vita. L’esistenza stessa è un flusso naturale di continuo divenire: momento per momento ogni cosa dentro e fuori di noi cambia. Accogliere questo libero fluire vuol dire essere presenti. Vivere la realtà del qui e ora, senza attaccamenti al passato e anticipazioni del futuro.
Il senso di perdita
Cambiare è lasciar andare tutto ciò che non è più adatto a rispondere ai bisogni attuali. Si tratta dunque di affrontare una perdita e per questo spesso è difficile. Talvolta doloroso. Può significare separarsi da esperienze, luoghi e persone, da parti proprie che per un tempo, anche lungo, hanno fatto parte della propria vita.
Chi vive di frequente nella paura del cambiamento tende a rimanere attaccato al proprio passato e a ciò che è familiare, a bloccarsi nelle decisioni e a percepire il futuro in maniera negativa. Nei casi estremi, vi può essere una condizione di vera e propria paralisi in cui vi è una disattivazione delle capacità adulte. Al contrario, chi ricerca continuamente il cambiamento, evita il legame e la stabilità.
La paura del nuovo
Aver paura del cambiamento è aver paura di ciò che non si conosce, di ciò che è estraneo, ignoto. Se da un lato questa paura svolge una funzione naturale, poichè sollecita l’attivazione delle risorse necessarie per andare verso il nuovo, dall’altro può essere tanto forte da bloccare l’evoluzione. Il familiare offre una rassicurazione che, seppur illusoria, fa sentire protetti e al sicuro. Tuttavia, in questa posizione infantile, la persona non trova dentro di sè il sostegno sufficiente né la guida per andare verso l’autonomia. Può sentire di non essere capace, di non farcela. Può avvertire un senso di pericolo o smarrimento.
La responsabilità della scelta
Il cambiamento non è solo nella nostra natura ma anche nell’insieme delle scelte che operiamo per realizzare noi stessi. Dunque ognuno è chiamato a fare i conti con la responsabilità della propria vita. Con il rischio che è alla base del fare esperienza. Il rischio di sbagliare, di rimanere delusi, feriti.
Per crescere e realizzarsi occorre pertanto sia proteggersi che rischiare. Occorre sviluppare un Genitore interno capace di sostenere e guidare la parte bambina verso il soddisfacimento dei propri bisogni e verso l’autonomia, in modo da poter attivare scelte e comportamenti adulti, coerenti con il presente.
Il cambiamento in terapia
In terapia il cambiamento comporta una separazione dal passato e, al tempo, un tornare a sé, alla propria autenticità. Non diventare qualcos’altro ma diventare se stessi. Liberarsi dai condizionamenti interni che impediscono di riconoscersi pienamente, in tutte le proprie parti, e di esprimersi.
Sebbene la persona arrivi con la richiesta di essere aiutata a superare la situazione di impasse in cui si trova, porta sempre due parti in conflitto: una parte che vuole cambiare ed un’altra che si oppone, che non vuole cambiare. Il lavoro di consapevolezza mette in luce le resistenze, le paure, l’attaccamento agli aspetti copionali, infantili e dipendenti. Il lavoro di responsabilità confronta successivamente la persona con la necessità di rispondere adeguatamente a bisogni e desideri fino a quel momento inascoltati o percepiti come proibiti.