“Quando vuole capire, capisce!” Una nota sullo stigma della salute mentale

di Francesca Dicè

“Quando vuole capire, capisce!” Una nota sullo stigma della salute mentale

Si definisce Salute Mentale uno “stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non semplice assenza di malattia o di infermità” (Ministero della Salute, 2013; Marsigli, 2015; Zoli, 2020). Si parla dunque di sofferenza psichica, o di disturbo e disordine mentale, quando questo stato di benessere appare compromesso; la persona esperisce vissuti di disagio cognitivo, emotivo e relazionale che influenzano la sua quotidianità e dei quali non sempre ha una completa contezza (Marsigli, 2015; Zoli, 2020).

A tale disagio è spesso anche connesso un importante senso di vergogna, poiché termini quali psicologo, psichiatra, psicoterapie, e soprattutto psicofarmaci, muovono nelle persone vicine vissuti di diffidenza che sfociano spesso in comportamenti discriminatori (Marsigli, 2015; Zoli, 2020).

È questo quello che viene definito lo “stigma legato alla malattia mentale” (Marsigli, 2015; Zoli, 2020); esso può alimentare la presenza di gravi vissuti di alienazione per la persona e per la famiglia, diventando causa principale della loro tendenza all’isolamento e della loro emarginazione da parte degli altri (Marsigli, 2015; Zoli, 2020). È sicuramente uno stigma che si basa sulla paura della pericolosità della persona con disagio, interpretata come poco incline alle regole del contesto e con la quale non si sa precisamente come interagire per timore di incorrere in situazioni spiacevoli (Ferrara, 2009). In particolare, però, è possibile anche rilevare delle considerazioni legate ad una mancanza di volontà come reale spiegazione dei comportamenti legati al disagio psichico (Ferrara, 2009; Martin et al., 2000). Spesso, infatti, amici e vicini si abbandonano a frasi e riflessioni come: “È lui che vuole stare male!” oppure “Quando vuole capire, capisce!”

La persona con disagio psichico, dunque, oltre a confrontarsi con il suo dolore, si trova anche a gestire la diffidenza dell’altro, mancando quindi dei vissuti di vicinanza e solidarietà che solitamente si riscontrano per le altre malattie (Marsigli, 2015; Zoli, 2020). Ciononostante, è bene sottolineare che tali comportamenti non hanno sempre intenzioni discriminatorie ma spesso sono associati a vissuti complessi quali, innanzitutto, la difficoltà a sostenere il peso dell’angoscia spesso presente nel confronto con il disturbo mentale (Ferrara, 2009).

Per tale motivo diventa sempre più importante che le istituzioni agiscano per l’implementazione di interventi di psicologia di comunità nei servizi territoriali, al fine di ridurre notevolmente lo stigma della salute mentale e favorire l’integrazione di queste persone e delle loro famiglie nel contesto in cui vivono.

BIBLIOGRAFIA

  • Ferrara M. (2009). Sulla particolarità dello stigma legato alla malattia mentale. Retrieved from https://bit.ly/ 3RA5YWu
  • Marsigli N. (2015). Salute mentale e Stigma. Retrieved from https://bit.ly/3AYqU30
  • Martin J.K., Pescosolido B.A. & Tuch S.A. (2000) Of fear and loathing: The role of “disturbing behaviour”, labels, and causal attributions in shaping public attitudes toward people with mental illness. Journal of Health and Social Behaviour, 41, 208-223. Ministero della Salute (2013). Che cos’è la salute mentale. Retrieved from https://bit.ly/ 3RGwmOs
  • Zoli S. (2020). Stigma: come affrontare il «veleno» contro le malattie mentali. Retrieved from https://bit.ly/3RmjJbx