Questo articolo contiene un omicidio

Non è vero, naturalmente, ma avete iniziato a leggerlo e questo ci aiuta a
introdurre l’argomento di oggi.

In un recente articolo sulla rivista Nature Human Behaviour, dal titolo “La negatività guida il consumo di notizie online”, si fa luce su quello che un po’ tutti avevamo già intuito, in qualità di consumatori di notizie sul web: la negatività attira i click e questo spiega l’abbondanza di articoli e notizie di una certa tonalità che affollano ogni giorno la rete.

Ma qual è il motivo di tanto successo della negatività e del male?
I ricercatori hanno analizzato oltre centomila articoli di un sito di notizie spesso banali e di curiosità, Upworthy, che vanta un bacino enorme di lettori, e sono giunti alla conclusione che ogni parola negativa aumenta la percentuale di click di oltre il 2%, che sui grandissimi numeri significa un dato assai rilevante e appetibile per chi pubblica.

Secondo lo studio, è vero addirittura il contrario: “La presenza di parole positive nel titolo di una notizia riduce significativamente la probabilità che un titolo venga cliccato”.

Claire E. Robertson, della New York University, coautrice dell’articolo citato, afferma che questo risultato non è una novità. Le cattive notizie ottengono naturalmente più attenzione: questo è sensato, aggiungo, perché la prima attenzione della nostra specie è quella di proteggersi dai pericoli; di conseguenza, siamo ovviamente più sollecitati e attivati dagli stimoli di allarme, anche nel caso in cui si tratti di notizie che non ci riguardano direttamente.

Ma anche le storie banali e senza importanza, se vengono tinte di nero ad arte, attirano più interesse? Secondo la dottoressa Robertson è proprio così: anche nel caso della stessa identica notizia, “inquadrare in modo più negativo aumenta il coinvolgimento”

Ma attenzione: questo non vale per tutto quello che viene pubblicato sul web: si tratta di una caratteristica tipica nel caso delle notizie (che sono peraltro una minima parte della dieta digitale quotidiana del consumatore). Un’analisi del 2021, di ben 126.301 post su Twitter, ha rilevato, ad esempio, che i post personali con emozioni positive avevano molte più probabilità di diventare virali.

Invece, nel caso delle notizie, cioè delle informazioni su ciò che accade nel mondo reale, la negatività garantisce, in modo inequivocabile e significativo, un maggiore aumento del traffico.

La ricerca citata ha convalidato numerosi altri studi che dimostrano che le persone sono particolarmente propense a consumare notizie politiche ed economiche “quando sono negative” e che le emozioni ad alto grado di eccitazione – come l’indignazione – hanno maggiori probabilità di essere condivise dagli utenti.

È ovvio che ci sono molti eventi negativi nella realtà quotidiana e chi fa cronaca deve giustamente comunicarli, senza ipocrite edulcorazioni; ma è interessante riportare il pensiero di Derek Thompson, giornalista e opinionista statunitense, che mette in guardia su questo punto, perché: “sensazionalizzare le notizie negative, ignorando le storie positive, può gradualmente desensibilizzare il pubblico verso problemi veramente gravi, sopraffare le persone con un senso di rovina globale, disinformare il pubblico sulle opportunità per migliorare il mondo”.

Ecco: credo che valga la pena di riflettere su questo aspetto.
I social amplificano la negatività, la rabbia, il disfattismo per aumentare il coinvolgimento e in questo modo utilizzano la nostra naturale attenzione al pericolo. Ma, come scrive Thompson, le istituzioni giornalistiche e mediatiche rischiano di seguire questa tendenza per incontrare il maggior interesse dei lettori, in un ecosistema affollatissimo e in cui è facile passare inosservati, data l’abbondanza dell’offerta.

Il rischio, in questa situazione, è di aumentare in modo talmente esponenziale la dose di negatività diffusa da paralizzare in qualche modo le persone: se non c’è materiale per la speranza, si arriva progressivamente a sospendere ogni attività che si proponga di incidere sul futuro. E forse questo è il vero delitto, che meriterebbe tutta la nostra attenzione. Oltre a qualche risposta adulta.