Racconto: Ragione e sentimento

di Ida Esposito

da Psicologinews Scientific

racconto

Non ne faccio una buona!

Ha ragione Michele, non sono capace di tenere in ordine neanche in casa… eppure vorrei che fosse più gentile con me, invece mi rinfaccia tutte le mie mancanze.

Ieri sera, ad esempio, è tornato a casa dopo essere stato tutto il giorno in cerca di lavoro, mi ha trovata davanti alla TV, è successo un putiferio……. ma lo capisco, lui cerca lavoro nonostante nessuno abbia ancora compreso il suo valore ed io invece me ne sto comodamente a casa. Ma non importa, la prossima volta starò più attenta, farò un respiro profondo e quando tornerà a casa, di nuovo nervoso, come sempre ormai, mi controllerò e non risponderò a nessuna delle sue accuse così dopo un po’ gli passerà e verrà a scusarsi con me e sarà di nuovo tutto come prima…….sì, come prima.. all’inizio che stavamo insieme. Non dimenticherò mai la prima volta che ci siamo baciati, io ero scoppiata a piangere mentre prendevamo il caffè al bar, lui mi ha chiesto. “Perchè?” Io, senza quasi conoscerlo, istintivamente gli ho risposto: ” Ho litigato con i miei !” Lui mi ha chiesto : “Perché?” “Mi credono un’incapace, criticano ogni mia scelta. Sai cosa penso? Non credo mi abbiano mai amato, in realtà non so neanche se mi abbiano veramente voluto o se sono capitata per caso…” Lui mi ha sorriso, mi ha accarezzato la faccia e guardandomi dritta negli occhi mi ha detto: ” Non piangere, i tuoi sono degli stupidi e non meritano le tue lacrime. Da oggi in poi non permetterò più a nessuno di farti piangere!”. Poi mi ha baciata e mi ha portato via con se….. Da allora quante cose sono cambiate… ho lasciato il lavoro per seguirlo a Milano, facevo l’operaia in una fabbrica di gelati, mi trovavo bene, mi pagavano per quello che mi serviva, ma non mi è dispiaciuto mollare tutto. In fondo non me ne fregava niente dei colleghi, sembravano anche dispiaciuti, alcuni, ma si sa – la gente finge!-. e poi Michele mi diceva che avrebbe pensato a tutto lui. Avrebbe pensato lui a me, ed io gli ho creduto. Finalmente non avevo più bisogno di badare a me stessa, di mostrare ai miei che sono capace di mantenere uno schifo di lavoro. Bastava che mi occupassi solo di noi due, io e Michele, insieme per sempre… Eppure ora che ci penso, Ormai non ricordo neanche più il tempo in cui assomigliava al mio cavaliere in armatura scintillante. Può sembrare strano ma oggi di scintillante ricordo solo il riflesso della lampada operatoria che mi hanno puntato in faccia l’ultima volta che sono stata in ospedale. Mi hanno ricucito in anestesia locale, sei punti sulla guancia destra. Al pronto soccorso ho raccontato che sono inciampata in cucina e che sono rovinata sul ceppo dei coltelli lasciati fuori posto. Ed effettivamente potrebbe essere successo realmente così data la mia sbadataggine . A volte me la racconto proprio così …… Michele mi ha portato in ospedale, aveva tutta l’aria di un fidanzato premuroso e spaventato, ma quando sono tornata a casa gliel’ho rinfacciata la questione del coltello e lui di risposta, con la solita area da cane bastonato mi ha giurato che è stato solo un momento di rabbia . Mi ha precisato, come spesso avviene, che di certo io sono l’unica donna che e’ stata capace di fargli perdere la testa. Il giorno dopo e tutti i giorni per un mese intero mi ha regalato rose rosse ….

Non mi sono mai vista come una capace di far perdere la testa agli uomini, anzi mi sono sempre considerata il brutto anatroccolo della compagnia, ogni mia compagna è sempre stata più bella, attraente e capace di me. Nonostante ciò, stranamente, c’è ne sono stati di uomini che mi hanno guardato e spesse volte con intenzioni poco romantiche, ma si sa, gli uomini non si fanno problemi.

Adesso, però, non è più tempo di perdermi in pensieri negativi! I cinque minuti che dice il bugiardino sono abbondantemente passati… faccio un respiro profondo e dopo con decisione aprirò la porta del bagno. Meglio farla da sola questa cosa… d’altra parte non c’è un’amica di cui mi fidi e Michele è l’ultimo a cui potrei dirlo. Io sono un tipo regolare, ogni 28 giorni, come un orologio, è sempre stata l’unica cosa stabile della mia vita! Perciò, ieri, dopo sette giorni di ritardo, mi sono fatta coraggio e ho chiesto alla commessa della farmacia un test di gravidanza. Mi sono fatta di mille colori, come una tredicenne beccata in peccato, ma oggi in realtà di anni ne compio trenta!

Eppure non riesco a pensare a me come ad una trentenne… come hanno fatto a passarmi tutti questi anni addosso senza che me ne accorgessi?!

Oggi compio trent’anni e dietro la porta di questo bagno potrebbe esserci una bella sorpresa, un regalo tutto per me, solo per me, un figlio mio! Non sarei mai più sola….

Ma se non mi andasse bene neanche questa cosa farò? Che alternativa avrei, con Michele non ci resto se non mi dà almeno un figlio, potrebbe essere l’unico modo per risarcirmi di tutte le cose brutte che ho dovuto sopportare! Dai miei non ci torno di certo, la soddisfazione di sentirmi dire “Te l’avevamo detto! Sbagli sempre”, non gliela do.

Senza un figlio, senza un uomo, senza un lavoro, senza una famiglia, cosa mi resterebbe?

Solo quella faccia di plastica della dottoressa che mi ha incastrato al consultorio famigliare, dove mi ha portata Camilla, la nostra vicina, quella volta che mi ha vista piangere di rabbia fuori all’uscio della porta perchè Michele mi aveva punita chiudendomi fuori casa. Dottoressa poi…. Forse una psicologa? Mi pare.

Ha finto di interessarsi a me come di certo farà con tutte le disgraziate che le capitano ogni giorno. Mi ha detto che se ho bisogno di lasciare casa lì possono aiutarmi. Ho sorriso, finta come lei, ho ringraziato ma le ho detto che la mia situazione è diversa da tutte le altre….. Alla fine, la verità la possiamo raccontare solo a noi stessi…… io non sono una cretina, come pensa la mia vicina Camilla e come pensano tutti quelli che negli anni hanno visto sul mio corpo i segni delle botte che mi ha dato Michele. Quello che non riescono ad afferrare è la cosa più evidente e vera: io e Michele siamo destinati, mal equipaggiati, due che insieme, a stento fanno uno, e uniti a malapena riescono a cavarsela in questa giungla che è la vita!

Ma è ora di ritornare in me! Basta esitare…. Fisso la porta del bagno chiusa..

Trattengo un lungo respiro…

APRO!