Riflessione sul concetto di spettro autistico: il ruolo George Frankl e Grunya Sukhareva

di Roberto Ghiaccio

Riflessione sul concetto di spettro autistico: il ruolo George Frankl e Grunya Sukhareva

Gli studiosi hanno a lungo speculato su come le descrizioni di Kanner e Asperger circa a descrizione del disturbo autistico siano apparse solo con un anno di differenza in America e Austria in un tempo “lento”, non connesso e non digitalizzato, affranto e messo inginocchio dalla Seconda guerra mondiale che aveva oltretutto interrotto le comunicazioni tra i due paesi. Per anni si è creduto ad una eccessiva sincrona serendipità, ad una magia condivisa, ad una intuizione unisona.

Ora sta emergendo una spiegazione più semplice e più razionale. Conoscenze autistiche incrociate hanno navigato e volato sull’Atlantico con Georg Frankl, un “uomo nel mezzo”, che ha contaminato con le sue intuizioni o ha “copia e incollato” ante litteram le intuizioni di altri. Frankl per anni è stato invisibile perché ha lasciato ben poco in termini di articoli pubblicati. Al fine della loro vita, Kanner e Asperger descrissero le loro condizioni come separate e distinte.

Georg Frankl ha aiutato entrambi i nomi noti a vedere l’autismo come lo conosciamo oggi e per la prima volta ha visto l ‘ampiezza di quel continuum di quel che oggi chiamiamo spettro. La visione di Frankl era ed è tuttora innovativa, ha proposto che l’autismo potrebbe coprire uno spettro di condizioni a partire dalle difficoltà nel “linguaggio affettivo” come stato mentale non necessariamente anormale trattandosi di una condizione neurobiologica, che ha bisogno principalmente di essere compresa dagli altri.

Per quasi 70 anni, le origini dell’autismo come categoria diagnostica distinta sono state legate a due nomi: Hans Asperger, un pediatra che ha lavorato a Vienna e Leo Kanner, uno psichiatra che ha lavorato a Baltimora, nel Maryland ma la pubblicazione ormai non recente di due articoli Silberman’s NeuroTribes (2015) Donvan e Zucker’s (2016) pongono attenzione ad una “delle grandi coincidenze della medicina del XX secolo”, in quanto i due autori famosi non si conoscevano.

Frankl era un anziano membro della facoltà della Lazar Clinic quando Asperger si unì come residente nel 1932. Quando Frankl lasciò Vienna nel 1937, portò con se le idee di Asperger sul comportamento autistico in America. Come insegnante di Asperger, ha portato le sue idee che in seguito ha condiviso con Kanner. “L’etichetta” autistica è apparsa a solo 1 anno di distanza nel Maryland e in Austria, questa coincidenza ha sconcertato i ricercatori per decenni.

Nel 1943, lo psichiatra di Baltimora Leo Kanner ha pubblicato “Autistic Disturbances Affective Contact” sulla rivista americana Nervous Child. A. Pochi mesi dopo, nel 1944, il pediatra viennese Hans Asperger ha pubblicato la sua tesi “Die ‘Autistischen Psychopathen’ im Kindesalter” – le psicosi autistiche nell’infanzia – Archiv fur Psychiatrie un Nervenkrankheiten. Ci sono somiglianze nelle loro descrizioni, ovviamente la più pregnante è l’apparente distacco dei soggetti dalle altre persone.

La maggior parte dei soggetti descritti emetteva rituali e routine, con un certo grado di inconsapevolezza dei segnali sociali espressi ma non detti dagli altri. Questi tratti sono elementi importanti oggi nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (5a ed.; DSM-5) per descrivere il disturbo dello spettro autistico. C’erano anche differenze significative, come già noto, in primo luogo il funzionamento apparente dei soggetti. I soggetti di Asperger possedevano linguaggio chiaro, preciso e buone capacità cognitive.

Molti dei soggetti di Kanner non parlavano affatto o erano minimamente verbali, la maggior parte aveva deficit cognitivi. Ma da una recente pubblicazione a cura di Muratori (2021) al nome di Frankl, che riteneva alla base delle problematiche autistiche una scarsa comprensione del contenuto emotivo, si aggiunge il nome di Annie Weiss che si concentrò sull’intelligenza nascosta, le fissazioni e le difficoltà di comunicazione.

Le storie dei due “dimenticati” si intrecciano alla Vienna degli anni 30, al clima antisemita, alla scesa degli ideali nazisti, al prolifera della forza della banalità del male. Quel clima di avversità e di intolleranza costrinse Weiss, nel 1934, e poi Frankl, nel 1937, a lasciare Vienna, prima ancora dell’inizio dell’abominio dell’Olocausto. Fuggendo le loro opere sono state abbandonate non citate e dimenticate. Ma ancora un nome si affaccia tra Asperger e Kanner, lo psichiatra Russo Grunya Sukhareva che aveva pubblicato un articolo sui bambini con disturbi della personalità schizoide nel 1926.

Ma nonostante la pubblicazione ben 20 anni prima rispetto ad Asperger, questa non fu mai citata, per motivi a noi ignoti, ma per molti studiosi attuali perché, semplicemente, di origine ebraica. All’oscurantismo semita si aggiunge la discriminazione maschilista dell’accademia del tempo, molte donne avevano descritto l’autismo ed i suoi sintomi con intuizioni e ricerche ancora oggi attuali e d’impatto, tuttavia, il loro ruolo non stato riconosciuto, ma peggio è stato dimenticato e non per anni neppure citato.

Lo sforzo del nostro Frankl non è stato un mero sforzo di sistematizzazione, di categorizzazione, non si è avvicinato ai bambini con fini nosografie ma pensi d i comprensione, di esplorazione di un mondo, di mondi e di modi apparentemente così lontani, così anormali. Il dimenticato Frankl ha offerto un’analisi del linguaggio autistico e la sua indagine è stata guidata dalla domanda: in che modo i l bambino autistico comunica o non comunica con le persone che lo circondano? Prende forma l’ipotesi che una persona possa essere in una condizione o in una diversa e forse complementare.

Frankl sottolinea l’importanza dell’osservazione, partecipata e naturalista, nel cogliere i temi dell’intersoggettività e dell’interpersonale, soffermandosi sul principio che nelle persone autistiche l’interazione sociale e la comunicazione non sono assenti, ma qualitativamente diverse. Nell’ultima parte della sua ricerca si focalizza sugli aspetti linguistici – comunicativi.

Nell’ evoluzione del concetto dello spettro dell’autismo, il ruolo di Frankl non può essere relegato a quello di portatore di “copia e incolla” o veicolo inconsapevole di informazione tra Kanner ere Asperger, ma le sue intuizioni, le sue osservazioni le sue riflessioni sui bambini che attenzioava con strutturazione ancora oggi attuali hanno permesso tra Vienna e Baltimora, ad Asperger e a Kanner di sviluppare le proprie idee sui bambini a sviluppo atipico atipici.

La posizione del dimentico Frankl è attuale tutt’oggi in quanto ha proposto che l’autismo potrebbe coprire uno spettro di condizioni; che è uno stato mentale non necessariamente anormale; che è una condizione neurobiologica che deve essere compresa dagli altri prima di essere modificata. Infine la concettualizzazione dell’autismo come disturbo del linguaggio affettivo è in accordo con il DSM-5 che ha creato un dominio sociocomunicativo che comprende solo deficit della comunicazione non verbale (cioè linguaggio affettivo), mettendo il linguaggio verbale (cioè linguaggio verbale) come specificatori al di fuori dei criteri diagnostici.

Nello spettro dell’autismo, sia aggira un altro spettro, l’esclusione dalla nosogologia attuale della sindrome di Asperger, che non coincide con il districo dello spettro di livello uno. Il giallo, dell’esclusione impone l’attenzione sulla questione storica dell’adesione di Asperger a ideologia naziste. Il nome di Asperger stato al centro di un’ampia discussione sul suo presunto legame con la persecuzione nazista: mentre alcuni autori come Czech e Sheffer lo accusavano esplicitamente di essere attivamente coinvolto nel programma di eutanasia avvenuto, Dean Falk ha riconosciuto solo la sua presenza passiva e inconsapevole nel programma nazista e, al contrario, ha parlato di una “resistenza individuale”.

Ma Grunya Sukhareva ha caratterizzato l’autismo quasi due decenni prima dei medici austriaci Leo Kanner e Hans Asperger. Era il 1924 quando il ragazzo di 12 anni fu portato alla clinica di Mosca per una valutazione. A detta di tutti, era diverso dai suoi coetanei. Le altre persone non gli interessavano molto e preferiva la compagnia degli adulti a quella dei bambini della sua età. Non giocava mai con i giocattoli: aveva imparato a leggere da autodidatta all’età di 5 anni e passava invece le sue giornate a leggere tutto quello che poteva.

Magro e dinoccolato, il ragazzo si muoveva lentamente e goffamente. Soffriva anche di ansia e frequenti mal di stomaco. Alla clinica, una giovane dottoressa di talento, Grunya Efimovna Sukhareva, vide il ragazzo. Premuroso e attento, lo osservava con occhio acuto, notando che era “molto intelligente” e amava impegnarsi in discussioni filosofiche. A titolo di diagnosi, lo ha descritto come “un tipo introverso, con una propensione autistica in sé stesso”. “Autistico” era un aggettivo relativamente nuovo in psichiatria all’epoca.

Circa un decennio prima, lo psichiatra svizzero Eugen Bleuler aveva coniato il termine per descrivere il ritiro sociale e il distacco dalla realtà spesso visti nei bambini schizofrenici. La caratterizzazione di Sukhareva è avvenuta quasi due decenni prima che i medici austriaci Leo Kanner e Hans Asperger pubblicassero quelli che sono stati a lungo considerati i primi resoconti clinici dell’autismo. All’inizio, Sukhareva usava “autistico” allo stesso modo di Bleuler, ma quando iniziò a vedere altri bambini con questo tratto, decise di provare a caratterizzarlo in modo più completo.

Solo dopo un secolo il DSM-5 descrive come deficit sociali, di cui Sukhareva ha scritto come una “vita affettiva appiattita”, “mancanza di espressività facciale e movimenti espressivi ” e “tenersi separati dai loro coetanei”. Ciò che il manuale diagnostico descrive come comportamenti stereotipati o ripetitivi, interessi ristretti e sensibilità sensoriali, Sukhareva ha spiegato come “parlare in modi stereotipati”, con “forti interessi perseguiti esclusivamente” e sensibilità a rumori o odori specifici.

Le due storie l’austriaca e la russa hanno in comune un tempo non pronto all’inclusione, due mondi, due regimi, due fughe. Lavorare in diversi contesti politici, culturali e di ricerca potrebbe aver influenzato il modo in cui ciascuno di questi ricercatori percepiva l’autismo. Asperger, che si è concentrato sulle persone all’estremità lieve dello spettro, lo vedeva come un problema in gran parte comportamentale, che poteva essere causato dall’ambiente di un bambino e “corretto” attraverso la terapia. Al contrario, Sukhareva, Frankl e, successivamente, Kanner lo consideravano una condizione neurobiologica con cui le persone sono nate. Alla fine, ci è voluto uno spettro di questi ricercatori per definire l’intero spettro dell’autismo.

Bibliografia

Dluzak S (2019) I pionieri dimenticati: la vita e l’opera su Anni Weiss e Georg Frankl;

Muratori F, Bizzari V (2019) Alle Origini dell’Autismo. Il ruolo dimenticato di George Frankl. Fioriti Editore, Roma;

Manouilenko I. (2015), Sukhareva—Prior to Asperger and Kanne, Nordic Journal of Psychiatry 69(6):1-4;

Muratori F, Bizzari V (2019) L’autismo come interruzione del contatto affettivo: il ruolo dimenticato di George Frankl. Clin Neuropsichiatria 16:127– 132;

Robison JE (2017) Kanner, Asperger e Frankl: un terzo uomo alla genesi della diagnosi di autismo. Autismo 21:862–871;

Silberman S (2016) NeuroTribù. I talenti dell’autismo e il futuro della neurodiversità, Edizioni LSWR.