Sindrome di Münchausen per procura: il bambino, uno strumento del caregiver

Sindrome di Münchausen per procura

Cos’è la Sindrome di Münchausen?

Inserita all’interno dei disturbi fittizi presentati nel capitolo “Disturbi da sintomi somatici e disturbi correlati” del DSM-5, la Sindrome di Münchausen, definita da Asher nel 1951, rappresenta un disturbo psichiatrico nel quale i pazienti fingono o si autoinducono malattie e lesioni con scopo di ingannare gli altri.

Il nome della sindrome deriva dal Barone di Münchausen, vissuto nella seconda metà del XVIII secolo e divenuto famoso a causa della sua tendenza a raccontare storie esagerate su sé stesso e sulle proprie gesta inverosimili, quali l’aver viaggiato sulla Luna, l’aver cavalcato una palla di cannone e l’essere uscito incolume dalle sabbie mobili riuscendo a tirarsene fuori attraverso i propri capelli. Così come il Barone tedesco, chi soffre dell’omonima sindrome, nota anche come disturbo fittizio o dipendenza da ospedale, è alla ricerca di costante attenzione altrui e questo porta tali persone ad attuare consapevolmente azioni con lo scopo di ottenere cure mediche e premure da parte del personale medico-sanitario.

Come si manifesta?

L’invenzione della loro storia clinica e della loro sintomatologia porta queste persone a passare spesso per molteplici visite ed ospedalizzazioni, fino ad arrivare ad accettare di sottoporsi ad interventi chirurgici invasivi pur di ottenere l’attenzione sperata. Per giustificare le loro patologie, alcuni pazienti possono trovare escamotage per simulare al meglio la condizione desiderata, quali l’ingerimento o l’iniezione di sostanze nocive. Le motivazioni e gli scopi ricercati che spingono queste persone ad attuare i suddetti comportamenti, differenziano la Sindrome di Münchausen da altri disturbi psichiatrici, quali il disturbo da sintomi somatici, nel quale non vi è alcuna prova di un comportamento ingannevole del paziente, e la simulazione di malattia, dove lo scopo di un’invenzione di sintomi si riconduce ad un qualche vantaggio personale come denaro o congedo lavorativo per malattia.

Una variante: la Sindrome di Münchausen per procura

Una variante di questa sindrome che rappresenta un vero e proprio abuso è la Sindrome di Münchausen per procura, disturbo mentale nel quale la falsificazione dei segni e dei sintomi fisici o psicologici non riguarda un proprio stato di salute bensì quello di un altro individuo.

Nonostante esistano casi in cui la vittima è un adulto (spesso incapace di badare ai propri bisogni), la maggior parte degli episodi noti relativi a questa variante della sindrome vede come vittima i bambini. Il caregiver (ovvero la figura familiare che si prende cura e assiste quotidianamente il proprio caro), infatti, falsifica la malattia del proprio figlio, presentandolo come malato e giustificando tale condizione del bambino riferendo sintomi non esistenti o, nel peggiore dei casi, provocandoli direttamente per poter dar credito alla propria testimonianza e renderlo effettivamente in necessità di ricevere cure mediche. Il caregiver, in ambito pediatrico, è spesso rappresentato dalla madre e lo scopo è sempre il medesimo: attirare compassione ed attenzioni sulla propria persona.

La malattia che la madre porta al personale sanitario può essere totalmente simulata attraverso, ad esempio, un termometro scaldato, l’invenzione della storia clinica del figlio con annesse falsificazioni di referti clinici o l’alterazione delle urine o delle feci del bambino attraverso l’aggiunta di sangue o di differenti sostanze come il glucosio. In altri casi, più gravi, la madre può provocare egli stessa alcuni sintomi somministrando al bambino lassativi o altri farmaci, riducendo la sua alimentazione allo scopo di farlo apparire deperito o iniettandogli materiale infetto.

Le difficoltà nella diagnosi della Sindrome di Münchausen per procura

Risulta evidente la difficoltà nel diagnosticare tale patologia, in quanto saper riconoscere i sintomi fittizi da quelli reali richiede generalmente molto tempo e, spesso, l’ausilio di innumerevoli accertamenti sanitari anche invasivi per escludere eventuali malattie rare. Le madri, per giunta, tendono a consultare svariati medici e differenti ospedali, in modo da sfavorire una continuità che possa consentire al medico di scoprire l’inganno. Inoltre, il caregiver appare spesso attento ed affettuoso, focalizzato sul benessere del proprio figlio e sul voler risolvere la sua condizione medica, in realtà inesistente, dando la propria disponibilità al personale medico; ciò rende ancora più difficoltoso diagnosticare la sindrome. Spesso si avvalgono anche dell’utilizzo dei social media rendendo pubblica la storia del proprio figlio per ottenere maggior consenso ed attenzione altrui.

Possibili cause dei comportamenti del caregiver

Le cause per tali comportamenti sono incerte e, come enunciato da Meadow nel 1982, “sarebbe ingenuo cercare una sola causa per il comportamento lesivo di queste madri”. Alcune situazioni potrebbero dipendere da un disturbo della personalità del caregiver, da traumi passati, specialmente in età infantile, o dalla volontà di cercare un allontanamento da situazioni personali stressanti nel presente. In alcuni casi, può essere presente un conflitto tra il caregiver e il coniuge e il comportamento adottato verso il figlio “inguaribilmente malato” può rappresentare, per tale persona, un mezzo per mantenere un legame ed evitare un’eventuale separazione.

Conclusione

In conclusione, non emerge una singola ed unica causa per la Sindrome di Münchausen per procura, ciò che è necessario, quindi, per elaborare un processo terapeutico che possa essere efficace, è andare ad esplorare le ragioni del comportamento attuato di ogni singolo individuo che ne soffre. Va, infine, ricordato che la priorità assoluta è salvaguardare il minore da un simile abuso perciò, se si dovesse sospettare un’invenzione della sintomatologia del bambino da parte del caregiver, è necessario separare temporaneamente il figlio dal genitore, in modo da verificare se i sintomi scompaiono in assenza dell’adulto, indagare l’attendibilità e la veridicità della versione del genitore confrontandosi con altre persone vicine al bambino, quali altri familiari, chiedere un aiuto psicologico per il caregiver ed, infine, valutare, laddove se ne ravvedi l’esigenza, un possibile allontanamento dai genitori.

Bibliografia

  • Asher, R. (1951). Münchhausen syndrome. Lancet1(6650), 339-41.
  • Boum, R. (2014). La Sindrome di Munchausen per procura. Malerba: storia di una infanzia lacerata:Malerba: storia di una infanzia lacerata. FrancoAngeli.
  • Ford, C.V. (1982). Munchausen syndrome. In Extraordinary disorders of human behavior (pp. 15-27). Boston, MA: Springer US.
  • Gilbert, J. (2014). Munchausen Syndrome by Proxy and the Implications for Childbirth Educators. International Journal of Childbirth Education29(3).
  • Meadow, R. (1982). Munchausen syndrome by proxy. Archives of disease in childhood57(2), 92-98.
  • Meadow, R. (1995). What is, and what is not, ‘Munchausen syndrome by proxy’?. Archives of disease inchildhood72(6), 534.
  • Schreier, H. A., & Libow, J. A. (1993). Hurting for love: Munchausen by proxy syndrome. GuilfordPress.