Tra altruismo e manipolazione: esserci per l’altro
L’essere generosi e disponibili non è sempre una forma di altruismo. Può diventare una manipolazione, un modo per attirare l’altro a sè.
L’altruismo è l’atteggiamento proprio di chi ha a cuore il benessere dell’altro. Sul piano comportamentale si manifesta con l’essere generosi e disponibili fino ad anteporre il bene altrui al proprio. Quando questo modo di porsi in relazione è realmente autentico? L’altruismo si poggia su una motivazione disinteressata, libera sia da obblighi e ricompense che dal principio del do ut des (do a te perchè tu dia a me). Bisogna dunque distinguere ciò che si osserva come comportamento altruistico da ciò che internamente lo muove. Diverse teorie in campo psicologico e filosofico, assumendo una posizione drastica, sostengono che l’altruismo non esista. Poichè, alla base di qualsiasi gesto altruistico, vi sarebbe sempre un certo egoismo. Una visione più integrata contempla invece entrambi i poli, l’egoismo e l’altruismo. L’amore, infatti, è tutte e due le cose insieme: egoistico, perchè ci dà piacere, altruistico perchè desideriamo la felicità di chi amiamo.
Altruismo ed egoismo si incontrano e si integrano quando vi è la capacità di stabilire i confini tra sè e l’altro. Riconoscersi nella propria individualità, con le proprie emozioni e i propri bisogni. E riconoscere l’altro nella sua esistenza, con il suo sentire e i suoi bisogni specifici. Se vi è differenziazione dall’altro vi è la capacità di ascoltarsi e rispondere ai propri bisogni e al tempo di entrare in contatto con il mondo dell’altro, senza svalutazioni.
Quando invece l’altruismo diventa un modo per manipolare, per attirare l’altro a sè?
Spesso ci si mostra generosi perchè si vuole apparire buoni e in tal modo garantire a se stessi la vicinanza dell’altro. Alcuni caratteri si ‘specializzano’ in questo tipo di manipolazione, costruendo la propria identità su una immagine di persona buona e speciale. Di conseguenza, ciò che sembrerebbe valorizzare l’altro, in realtà è teso a valorizzare se stessi e ad ottenere un certo tornaconto personale, che è quello di essere amati e apprezzati; di sentirsi indispensabili. Al contrario, l’altro viene svalutato, poichè non viene visto con i suoi bisogni e le sue risorse reali. Ciò che gli si offre potrebbe quindi non corrispondere a ciò di cui ha veramente bisogno e sminuire le sue capacità autonome.
In alcuni casi è il proprio bisogno ad essere svalutato. La spinta ad esserci per l’altro può arrivare a soffocare parti proprie, creando uno stato di sofferenza che nuoce sia a se stessi che all’altro. Può diventare anche un modo per evadere la responsabilità, rispetto ad un “no”, ad esempio. Come tipicamente succede nelle persone che hanno la tendenza a compiacere per sentirsi approvati.
L’altruismo è dunque un esserci per l’altro autentico, possibile se non vi sono svalutazioni in atto. E se si è adeguatamente in contatto sia con se stessi che con l’altro.