Amore, illusione e idealizzazione

Amore
L’amore è un incontro tra due autenticità. Possibile se si riconosce la propria individualità e, insieme, l’individualità dell’altro.

Ci si innamora a partire da una idealizzazione. Come afferma Nietzsche:

L’amore ha un impulso segreto a vedere nell’altro come possibili le cose più belle del mondo, o a innalzarlo più in alto possibile: ingannarsi a questo riguardo sarebbe per esso un piacere e un vantaggio – e così si fa“.

Si tratta di un meccanismo psicologico per mezzo del quale il proprio ideale di perfezione viene proiettato all’esterno, sull’altro e sulla relazione. E per mezzo del quale ci si innamora, quindi, più dell’immagine interna costruita del partner che non della persona reale.

La ricerca di fusione e l’alienazione

Quando si è innamorati si cerca di ridurre la distanza dall’altro, per inseguire quel sogno di fusione che dà illusione di sicurezza. Vi è la tendenza a compiacere le aspettative della persona amata per assicurarsi la sua approvazione e il suo amore. Fino a immedesimarsi, all’estremo, nei suoi gusti, nei suoi modi di essere e agire, con una perdita della propria identità. O, anche, vi può essere una tendenza al possesso, quando il mondo è percepito come una minaccia per quell’unione che la passione desidera totale.

La dimensione illusoria della coppia si basa su di un gioco di rispecchiamenti e idealizzazioni reciproche in cui ciascuno proietta sull’altro il proprio ideale e si identifica a sua volta nell’immagine idealizzata dell’altro. In questo modo viene a stabilirsi non solo un rapporto di dipendenza ma una condizione di alienazione. Ciascuno nega gli aspetti di sé indesiderati e si rifugia in una fantasia narcisistica di perfezione e grandiosità. Nessuno dei due vede l’altro, nè può essere se stesso. E così, la distanza invece di ridursi diventa insanabile poichè, in questo stato di cose, e di inganno, non vi può essere alcun incontro reale.

“Sarò come tu mi vuoi” rappresenta la promessa d’amore mediante cui ci si dona nel tentativo di garantirsi un riparo dalla perdita e dall’abbandono. E, al tempo stesso, rappresenta la via salvifica da sé stessi, come fuga dalle proprie parti indesiderate, dalle proprie fragilità e dai propri limiti. La relazione può trasformarsi dunque in un viaggio lontano da sé. Nella via breve con cui aggirare la lentezza e l’impegno della crescita, trovando soluzioni rapide in strategie infantili di manipolazione ed evitamento.

L’amore è differenziazione e autenticità

Perchè sia possibile l’amore, è necessario che il gioco di specchi dell’idealizzazione iniziale si rompa. E’ necessario, innanzitutto, tornare a sé. Riappropriarsi di tutto il proprio essere. Degli aspetti disconosciuti e rifiutati, delle fantasie e degli ideali proiettati. Correre il rischio di sentire la propria solitudine. Differenziarsi. E da questa posizione, di autonomia e autenticità, iniziare a vedere l’altro per com’è realmente, con le sue caratteristiche e i suoi bisogni. Nella sua specifica esistenza. Occorre essere disposti ad abbandonare la fantasia infantile di fondersi simbioticamente, la passività del nascondersi dietro l’ammirazione idealizzante e il gioco della seduzione, per assumersi la duplice responsabilità di amare ed essere amati.

Dunque nessuna alienazione. Nessuna rinuncia a sé stessi e nessun possesso. L’amore si costruisce nel riconoscimento delle differenze. In quella forma di abbandono all’altro che trova il suo punto di equilibrio nella cura della distanza. Due autenticità, due autonomie che si incontrano.

Chi ama dice: “Voglio che tu sia quello che sei” (Agostino).