I confini tra sé e l’altro
Saper riconoscere e gestire i confini tra sé stessi e gli altri è fondamentale per stare bene ed avere relazioni sane.
In terapia si lavora spesso sui confini. La maggior parte delle difficoltà che emergono in quest’area riguarda innanzitutto il riconoscersi e il vedere l’altro come diverso da sé. Tali capacità si formano nel processo di separazione-individuazione che interessa i primi anni di vita. In questa fase il bambino passa da uno stato di simbiosi naturale, in cui è tutt’uno con chi si prende cura di lui, ad uno stato più evoluto di percezione di sé come persona separata, distinta e, via via, sempre più autonoma. Nella realtà dei fatti, non di rado accade che lo sviluppo naturale venga ostacolato da meccanismi che impediscono l’abbandono della simbiosi e l’evoluzione verso l’autonomia.
Confini ed alterazioni del funzionamento della persona
Una carenza di confini comporta una alterazione del funzionamento della persona, con modalità che possono assumere forme differenti: onnipotenti, narcisistiche o più dichiaratamente dipendenti. Vi può essere un ritiro nello stato primario di non-differenziazione tra sé e ciò che proviene dall’esterno. O un irrigidimento su di una struttura narcisistica, di negazione dei propri bisogni affettivi, in cui l’altro non può essere visto. Oppure, un appoggiarsi all’esterno come incapacità di autoriconoscimento ed affermazione di se stessi. Questi meccanismi, al di là delle manifestazioni patologiche in cui possono sfociare, appartengono in maniera più o meno significativa ad ogni personalità. Si tratta del modo con cui il contatto con la realtà interna ed esterna viene interrotto da una riproposizione di schemi antichi. Allo scopo di difendersi di fronte ad un’esperienza proibita, temuta, cui non si accede.
Confini e relazioni
Avere dei buoni confini vuol dire dunque, in primis, riconoscersi per ciò che si è e riconoscere l’altro per ciò che è. Vuol dire essere in grado di distinguere quanto proviene da sé da quanto proviene dall’altro. In termini di pensiero, giudizio, sentire, bisogni, motivazioni. Scelte e azioni. Ma non solo. I confini sono sani quando si è anche in grado di rispettarli all’interno della relazione.
Nella quotidianità della maggior parte delle persone accadono frequentemente eventi che hanno a che fare con problematiche di confine. Ad esempio, si può accettare dall’altro un gesto non gradito pur riconoscendo l’effetto negativo che ha su di sé. Ci si può inibire compiacendo, allineandosi al modo di pensare e di agire altrui o, al contrario, si può essere rifiutanti rispetto alle differenze che l’altro esprime. Si può avere difficoltà ad affermare se stessi per non deludere un’aspettativa. Vi possono essere dinamiche relazionali di dominio/sottomissione, controllo, confluenza.
La vita adulta al di fuori delle manipolazioni
Si tratta di manipolazioni apprese durante l’infanzia allo scopo di assicurarsi riconoscimento, amore. Ma, mentre a quel tempo hanno rappresentato il migliore adattamento possibile all’ambiente, nel presente della vita adulta intervengono come limitazioni. In quanto aspetti dipendenti che impediscono di stare bene, di avere una vita relazione soddisfacente e realizzarsi.
Una famosa citazione di Fritz Perls, nota come “preghiera della Gestalt”, racchiude in sé tutta l’importanza dei confini:
“Io sono io. Tu sei tu.
Io non sono al mondo per soddisfare le tue aspettative.
Tu non sei al mondo per soddisfare le mie aspettative.
Io faccio la mia cosa. Tu fai la tua cosa.
Se ci incontreremo sarà bellissimo;
altrimenti non ci sarà stato niente da fare”.