Dal comportamento al comportamento problema

di Maria Valentina Di Sarno

Dal comportamento al comportamento problema

Una definizione

Il comportamento può essere definito come il modo in cui un soggetto interagisce con il mondo circostante, quindi ogni parola, azione, reazione che messa in atto caratterizza il comportamento, ovvero il modo di rispondere alle sollecitazioni ambientali, fisiche e relazionali.

I comportamenti di qualsivoglia natura hanno diverse funzioni e sono sempre orientati a: comunicare qualcosa, rispondere ad un bisogno, evitare certe situazioni, realizzare desideri, raggiungere obiettivi.

Dunque, tutti i comportamenti sono orientati all’adattamento, alla comunicazione e al soddisfacimento di bisogni di varia natura (primari, di contatto, di riconoscimento, ecc).

Un comportamento può essere definito “problema” quando è disadattivo e inappropriato, di una certa intensità, frequenza o durata da porre in serio rischio la sicurezza fisica della persona o degli altri.

O ancora, un atteggiamento che limita in modo grave l’apprendimento, l’accesso alle ordinarie situazioni della vita sociale e rappresenta un ostacolo allo sviluppo intellettivo, affettivo, interpersonale o fisico del soggetto.

Cos’è un comportamento problema?

I comportamenti problema si presentano molto frequente mente in soggetti con diagnosi di disturbi dello spettro autistico e rappresentano un ostacolo all’adattamento funzionale e allo sviluppo di nuove capacità.

Possono rappresentare un ostacolo all’apprendimento, in quanto comportano un sovraccarico psicofisico eccessivo ed inoltre sono correlati a stati ansiosi, di tensione, paura e disagio.

Un esempio di tali comportamenti possono essere le reazioni emotive eccessive in relazione a determinate situazioni, come:

  • crisi di rabbia per piccole frustrazioni
  • opposizione sistematica alle richieste dell’adulto
  • rigidità di certe abitudini e rituali.

Un concetto fondamentale rispetto al comportamento problema riguarda il fatto che per esser stato appreso ha dovuto senz’altro condurre a conseguenze positive o ad un vantaggio.

In sostanza il comportamento problema, così come tutti i comportamenti, ha sempre uno scopo, è atto a comunicare qualcosa e rappresenta una modalità di adattamento, anche se disfunzionale” (Pontis, 2018).

Il comportamento problema può dunque avere diverse funzioni:

  • ottenere qualcosa, per esempio attenzioni.
  • evitare qualcosa, per esempio un compito.
  • soddisfare un bisogno, comunicare un disagio.

Inoltre, tali condotte sono sempre dirette ad uno scopo ben preciso che se non viene preso in considerazione nel corso dell’intervento è probabile compaia un altro comportamento problematico, diretto al raggiungimento di quel medesimo scopo.

Il comportamento problema deve essere sempre contestualizzato, in quanto non è mai esso stesso in senso stretto ad essere un problema, quanto invece lo è l’effetto che quest’ultimo ha nella complessa interazione del bambino con l’ambiente (Haim Brezis, 1986).

Questi non fa parte della patologia, ma è la conseguenza dei deficit dovuti alla patologia ed è sicuramente stato modellato inavvertitamente dall’ambiente circostante.

La prevalenza di comportamenti problema è inversamente proporzionale al repertorio di abilità adattive dell’individuo.

COME GESTIRE UN COMPORTAMENTO PROBLEMA

L’osservazione e l’analisi funzionale di tali comportamenti possono essere utili per cercare di capire che significato e che scopo ha in quella determinata situazione.

E’ necessario registrare attraverso l’osservazione e l’intervista con insegnanti e genitori e/o figure di riferimento, la tipologia di comportamento, il contesto in cui si è verificato, cosa è accaduto prima dell’insorgere del comportamento e cosa è accaduto dopo.

Un’analisi funzionale sistematica e attenta è necessaria per poi progettare degli interventi ad hoc che abbiano lo scopo di far estinguere il comportamento problema e/o sostituirlo con uno più funzionale all’adattamento (Brezis, 1986).

In definitiva, un’attenta osservazione e l’analisi funzionale sono strumenti che possono guidare la progettazione di un intervento mirato all’apprendimento e al rinforzo di strategie adattive più funzionali.

E’ sempre importante non trascurare i significati che tali condotte hanno per il bambino o la bambina e a quali bisogni profondi risponde.

Per la natura di ciascun comportamento problema bisogna utilizzare delle alternative funzionali che possano sostituirli:

– se il comportamento problema ha come funzione la fuga dal compito, si possono proporre  una gamma di compiti tra i quali il soggetto può scegliere;

 – se la funzione fa riferimento alla richiesta di attenzione, si potrebbero proporre immagini delle persone con cui il soggetto potrebbe voler interagire, oppure una strategia funzionale per richiamare l’attenzione della persona desiderata;

 – se la funzione è l’accesso a oggetti tangibili, si può offrire una scelta tra una varietà di oggetti gratificanti.

DUE MODALITA’ DI INTERVENTO SUI COMPORTAMENTI PROBLEMA

INTERVENTI REATTIVI : consistono nel manipolare le conseguenze di modo che, attraverso il comportamento problematico, non si possa accedere al rinforzatore che fino ad allora lo aveva mantenuto in vita.

INTERVENTI PROATTIVI: consistono nella manipolazione degli eventi antecedenti per insegnare al bambino un comportamento sostitutivo incompatibile o alternativo a quello problematico.