Dalla manipolazione infantile alla responsabilità adulta

La manipolazione non appartiene solo ad alcune persone ma ci riguarda tutti.

Ciascuno di noi da bambino sviluppa la forma di manipolazione che più gli consente di ricevere riconoscimento ed attenzione. Questo perchè da piccoli la nostra esistenza fisica e psicologica dipende dall’ambiente esterno. Per sopravvivere, abbiamo bisogno delle cure dell’altro e di essere visti. Come sostiene Stern: “Abbiamo bisogno dello sguardo degli altri per formare e tenere insieme noi stessi”.

C’è chi apprende ad essere diligente e sempre ubbidiente, chi a lamentarsi, chi ad essere generoso e buono con tutti. C’è chi sviluppa la tendenza ad attirare gli altri a sé con il pianto, chi con il sorriso. Chi con la rabbia. Alcuni si mostrano capaci di fare tutto da soli, altri, al contrario, perlopiù richiedenti.

Manipolazione e carattere

La manipolazione appartiene al carattere che, però, non è solo una struttura rigida e limitante in quanto racchiude in sé anche il potenziale per un adattamento creativo. Ciò che accade, nella maggior parte dei casi, è che, in assenza di un lavoro di consapevolezza su di sé, la persona non è in grado di riconoscere le proprie manipolazioni e resta imbrigliata nell’inganno e, ancor prima, nell’autoinganno.

La migliore forma di adattamento possibile del bambino diventa, in età adulta, un copione che si ripete e che limita l’autoriconoscimento e la libera espressione di sé.

Svalutazione e posizione esistenziale: la manipolazione di F.

La manipolazione viene portata avanti a partire da un insieme di svalutazioni che la persona mette in atto su di sé, sull’altro e sulla realtà che vive. E’ strettamente collegata alla posizione esistenziale e determina ruoli specifici e giochi psicologici.

F. manipola attraverso un silenzio richiedente. Non comunica come sta e di cosa ha bisogno. Non chiede. Ha l’aspettativa, e la presunzione infantile, che l’altro debba capire come si sente, preoccuparsi e attivarsi per aiutarlo. Se questa aspettativa viene delusa, si arrabbia, diventa distruttivo e vendicativo. Questo modo di funzionare F. lo ha appreso da bambino nella relazione con i suoi genitori. F., dunque, oggi svaluta la sua capacità adulta di occuparsi dei suoi bisogni e delega la responsabilità di sé ad un genitore esterno. L’altro non può essere visto per com’è ma viene investito di proiezioni transferali. F. tende a giocare il ruolo di Vittima e ad attirare a sé un Salvatore, con cui ripetere la dinamica simbiotica che aveva con la madre iperprotettiva, o un Persecutore, con cui si autorizza ad agire la rabbia antica per l’assenza paterna.

Manipolazione e responsabilità

Lo sviluppo di una personalità adulta implica l’abbandono della manipolazione infantile in favore dell’acquisizione di consapevolezza e responsabilità. Si tratta di lasciar andare le svalutazioni e i vantaggi degli aspetti dipendenti. Costruire internamente a sé una funzione genitoriale in grado di procurare autoriconoscimento e sostegno emotivo al Bambino interiore. In modo che la realtà interna ed esterna possa essere riconosciuta e che possano essere attivate scelte e comportamenti congruenti. L’elaborazione del passato consente di riportare il funzionamento al presente e alle risorse del qui e ora. E di liberare il potenziale creativo.