Hikikomori : adolescenti in un vortice di solitudine

hikikomori e pasto

Il fenomeno degli Hikikomori sta diffondendosi rapidamente in tutto il mondo, soprattutto nei paesi economicamente sviluppati.

Il termine deriva dal giapponese col significato letterale di “stare in disparte”. E’ utilizzato per coloro che decidono di isolarsi nella propria abitazione, evitando qualsiasi contatto con gli altri.

Molti adolescenti, oggigiorno, a partire dai 14 anni cominciano a vivere questa forma di realtà, cronicizzando poi nella vita adulta l’isolamento sociale e affettivo.

Gli Hikikomori mettono in atto un completo ritiro sociale, in cui il contatto umano è scandito non dalla fisicità, ma dall’utilizzo di internet. Ci si confina nella propria camera e si comunica col mondo mediante i social.

La sindrome ha una sintomatologia traversale.

I ragazzi, spesso di sesso maschile, sono molto intelligenti, ma anche sensibili e introversi, rendendogli difficile l’instaurarsi delle relazioni amichevoli. Spesso non riescono ad affrontare le difficoltà e le delusioni, sviluppando una visione negativa del mondo e in particolar modo dei rapporti umani.

Dal punto di vista familiare, la ricerca ha evidenziato un livello culturale molto alto. Spesso ci sono assenza affettiva del padre e un immaturo attaccamento alla madre. Il ragazzo sviluppa un rapporto simbiotico con la madre, considerandola necessaria per soddisfare i suoi bisogni di dipendenza.

Le relazioni all’interno delle mura domestiche sono inesistenti, compresi il pranzo e la cena non sono più momenti di convivialità familiare ma vengono consumati, distrattamente, all’interno della propria camera.

L’isolamento si concretizza, in prima battuta, come forma di rifiuto della scuola, dettato da un forte disagio psicologico di relazionarsi con gli altri e di soddisfare le pressioni scolastiche.

Le conseguenze ovvie sono l’umore depresso, la letargia, alterazioni del ritmo circadiano, comportamenti regressivi e aggressivi, soprattutto rivolti alla madre.

E’ necessario porre l’attenzione sul vissuto emotivo del ragazzo, costruendo insieme aspettative di crescita realistiche e non idealizzate, che creano pressioni disfunzionali.