I migliori amici degli anziani: la Pet Therapy nella demenza

I migliori amici degli anziani: la Pet Therapy nella demenza

Un’introduzione alla Pet Therapy

Sempre più adottata nelle attività di cura e di sostegno, la Pet Therapy, ovvero la forma di terapia volta a migliorare la qualità di vita delle persone attraverso la relazione con diversi animali da compagnia, vede la definizione come tale a metà del secolo scorso. Nonostante i primi approcci pratici con gli animali siano riconducibili alle terapie dei pazienti con disabilità nel Belgio del IX secolo, la definizione del concetto di “pet therapy” fa riferimento al 1953, quando il neuropsichiatra infantile Boris Levinson si accorse di come il proprio cane portasse dei benefici psicologici e comportamentali ad un bambino autistico da lui seguito. In Italia sarà necessario aspettare gli anni Ottanta per sentir parlare nelle conferenze mediche di questa tipologia di terapia e l’inizio del nuovo millennio per documenti ufficiali e decreti ministeriali che ne riconoscano i principi e specifiche linee guida per gli interventi.

Tipologie di interventi

Questa cooperazione uomo-animale può trovare concretezza in differenti campi di attuazione e, di conseguenza, nelle molteplici metodologie adottate; possiamo citare le Animal Assisted Activities (AAA), le Animal Assisted Therapies (AAT) e le Animal Assisted Education (AAE). La differenza tra le tre risiede principalmente nel loro obiettivo e, di conseguenza, nelle attività messe in atto per raggiungerlo: le prime vedono la prevalenza della componente ludico-ricreativa e comprendono tutte le attività svolte con gli animali che migliorano in generale la qualità di vita della persona; le seconde hanno un vero e proprio obiettivo terapeutico volto a migliorare lo stato di salute fisica, sociale, emotiva e cognitiva dei pazienti; le ultime, infine, si basano sulla dimensione educativa attraverso l’impiego di attività che hanno lo scopo di promuovere e sostenere le risorse personali legate alla progettualità individuale, di relazione ed inserimento sociale.

Perché utilizzare la Pet Therapy con gli anziani affetti da demenza

Come accennato, i contesti di applicazione della Pet Therapy possono essere molteplici; dall’utilizzo degli animali con bambini affetti da disturbi dello spettro autistico o ricoverati nei reparti pediatrici, con pazienti psichiatrici o con pazienti oncologici, all’interno di scuole o di carceri, e molti altri. In questo articolo si vogliono approfondire i benefici della Pet Therapy quando viene adottata come strumento volto a migliorare la qualità di vita di anziani affetti da Alzheimer o da altre tipologie di demenza. Queste patologie sono destinate a provocare nel corso del tempo sempre più deficit in diverse aree: citiamo quella cognitiva, interessando la perdita di memoria, l’attenzione e varie difficoltà nel linguaggio, i disturbi del comportamento e grandi alterazioni dell’umore che possono portare a stati di agitazione psicomotoria.

Non esistendo cure che consentano di rendere tale processo reversibile, appare di grande aiuto affiancare alle terapie farmacologiche varie attività che permettano di attenuare l’intensità di alcuni sintomi aumentando il benessere dei pazienti. Tra queste attività, la Pet Therapy rappresenta un ottimo veicolo per poter fornire la possibilità agli anziani malati di instaurare un rapporto con un animale, comunicando con lo stesso attraverso stimoli sensoriali che permettano di creare un legame positivo che giovi al soggetto e senza coinvolgere la memoria e il linguaggio, spesso gravemente deteriorati in chi soffre di demenza.

I miglioramenti nella qualità di vita degli anziani

I benefici, inoltre, sono immediati e questo sta portando le strutture a adottare sempre più questo tipo di terapia attraverso diversi animali, per lo più cani di differenti razze, gatti e talvolta cavalli. Le attività che coinvolgono gli animali consentono miglioramenti in vari aspetti della vita dell’anziano, tra cui benefici nella motricità e nell’equilibrio attraverso passeggiate e varie interazioni con l’animale. Inoltre, dà loro la possibilità di sentirsi maggiormente utili, gratificati e autonomi prendendosi cura dell’animale, dandogli da mangiare, accarezzandolo o spazzolandolo.

L’impegno di dedicarsi con affetto ad un animale può inoltre stimolare alcune funzioni cognitive legate a linguaggio, attenzione e memoria, risvegliando alcuni ricordi passati inerenti al contatto fisico e a stimoli sensoriali simili vissuti nella loro vita. Inoltre, diverse ricerche hanno rilevato miglioramenti nel tono dell’umore; attraverso l’interazione con l’animale negli interventi di Pet Therapy, infatti, l’anziano affetto da demenza può ottenere benefici nella diminuzione dell’ansia, dell’aggressività e dell’agitazione psicomotoria, aumentando invece le emozioni positive ed il benessere generale.

Conclusione

La presenza di un animale nella quotidianità di un anziano con demenza, il quale fatica a comunicare verbalmente con le altre persone, può, quindi, fornire la possibilità di connettersi con altri esseri viventi su differenti piani emotivi ed empatici che non necessitino di quelle funzioni cognitive compromesse dalla malattia, ma che gli diano ugualmente la possibilità di sviluppare una relazione affettiva che lo coinvolga emotivamente.

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