I vantaggi della pragmatica comunicativa

Il fallimento di una relazione è quasi sempre un fallimento di comunicazione.
(Zygmunt Bauman)

Sono sicura che avrete sentito parlare molte volte dei vantaggi della pragmatica comunicativa e vi chiederete se questo è vero. Beh, sì, è vero. Ma cosa intendiamo quando parliamo di pragmatica?

La pragmatica comprende i vari aspetti della comunicazione, fra cui la scelta delle parole, il linguaggio non verbale, la cinestetica e la prossemica. I vantaggi della pragmatica consistono nella capacità di usare le parole giuste nello spazio e nel tempo giusto, evitando la ripetizione di uno stesso messaggio allo stesso interlocutore.

Il comportamento comunicativo , spesso, è governato dalla razionalità, ma in altri momenti dalla spontaneità ed è per questo che spesso è facile essere fraintesi. La pragmatica comunicativa offre la giusta importanza alle parole, che,ovviamente, varia da ambiente ad ambiente e da interlocutore a interlocutore.


La metamorfosi terapeutica

Richard Bandler e John Grinder, nel libro “la metamorfosi terapeutica”, affermano che “qualsiasi” comunicazione non sta in ciò che noi pensiamo, ma nella reazione che può provocare. Ma pensiamo a come impostare una buona comunicazione. In particolare riflettendo sul:

  • cosa: le parole effettive che sta dicendo;
  • come: cosa trasmette il mio tono di voce e il linguaggio del corpo;
  • perchè :cosa non posso dire apertamente.

La pragmatica comunicativa è “ossigeno” per l’individuo, ma cambia da contesto a contesto. Diventa importante coordinare in maniera meticolosa sia il linguaggio verbale sia il linguaggio non verbale, per evitare discordanze che potrebbero causare fraintedimenti o errori di interpretazione.

La pragmatica permette di adeguarsi allo scenario comunicativo, rimodellando e aggiornando frequentemente il linguaggio, in maniera appropriata. Ciò è fondamentale per evitare di dire molte parole e comunicare poche idee. Invece è segno di testa eccellente il saper rinchiudere molti pensieri in poche parole (Arthur Schopenhauer),ascoltando anche ciò che non viene detto,per non ferire e per non ferirsi.