Il copione di vita: come condiziona le nostre scelte?

In che modo il copione di vita influisce sulle nostre scelte? Quali sono i legami tra passato, presente e futuro?

Eric Berne definiva il copione come “un piano di vita che si basa su una decisione presa durante l’infanzia, rinforzata dai genitori, giustificata dagli avvenimenti successivi, e che culmina in una scelta definitiva”. Si tratta di un piano autolimitante, dal finale prevedibile, che, a partire dalle prime esperienze, arriva a condizionare l’intera esistenza. In assenza di un lavoro su di sé, il copione agisce perlopiù ad un livello inconsapevole. Così, spesso senza saperlo, si compiono scelte che tendono a confermarlo e ad andare verso quel preciso finale.

L’adattamento nel bambino

Il bambino impara sin da subito a sviluppare i modi di pensare, sentire e agire che più gli consentono di adattarsi all’ambiente in cui vive. Secondo la definizione del copione, il bambino prende una decisione. In realtà, più decisioni, che vanno ad incidere sulla propria vita. Tali decisioni però non vanno intese come un processo riflessivo e consapevole. Basti pensare che alcune di queste avvengono già durante il periodo preverbale, sulla base delle sensazioni ed emozioni attraverso cui inizia l’esperienza di , degli altri e del mondo.

Il bambino è per sua natura dipendente. Cioè, per sopravvivere e crescere ha bisogno di qualcuno che si prenda cura dei suoi bisogni. Pertanto, il suo adattamento è finalizzato a garantirsi il più possibile la vicinanza, le attenzioni e l’amore delle sue figure genitoriali.

Tuttavia, ciò che rappresenta il migliore adattamento nei primi anni di vita diventa inadeguato per i bisogni dell’età adultà. Il copione diventa così uno schema limitante, che conferma gli aspetti rigidi e dipendenti, impedendo l’autonomia e la realizzazione della persona.

La decisione infantile e le scelte successive

Se, ad esempio, il bambino percepisce che così com’è non va bene e che deve fare in modo di essere più bravo, più ubbidiente, più rispondente a come lo desiderano gli altri, può prendere la decisione che non potrà mai essere amato così com’è. Che, nonostante tutti i suoi sforzi, non sarà mai abbastanza, per cui sarà sempre abbandonato e, alla fine, resterà solo. Si struttura così un copione drammatico, fatto di convinzioni svalutanti e di scelte che andranno a confermare il non andare bene e il non poter essere amato. La persona da adulta tenderà, per esempio, a ricercare persone critiche ed emotivamente indisponibili. A manipolare assumendo la posizione esistenziale di vittima, mostrandosi compiacente ma al tempo sofferente per poi accusare l’altro della sua mancanza d’amore. Accumulerà così nel tempo esperienze che confermeranno il copione, l’abbandono e la solitudine come destino ineluttabile.

Il legame tra passato, presente e futuro

Quando si vive nel copione, il presente non può essere vissuto pienamente, né liberamente. Vi è un passato che tende a riattualizzarsi, nella ripetizione delle esperienze antiche. E un futuro che viene anticipato attraverso scenari, salvifici o catastrofici, che sottraggono dalla realtà e confermano il tornaconto, il finale di copione.

Lavorare sul copione vuol dire portarlo alla luce e renderlo innanzitutto consapevole alla persona. In modo che le gestalt possano essere chiuse ed il passato possa essere storicizzato. Così che vengano abbandonati i vantaggi degli aspetti dipendenti e delle posizioni esistenziali svalutanti. E, infine, che l’orizzonte del futuro, libero dai condizionamenti antichi, possa riacquisire la dimensione del possibile e della realizzazione di sé e dei propri desideri.