Il corpo del docente 1. – L’apprendimento

Quando si parla di apprendimento, spesso e volentieri, si rimane ad un piano cognitivo che rimanda esclusivamente alla verbalizzazione. Come se i bambini apprendessero le loro nozioni di base esclusivamente attraverso la parola e non anche tramite esperienze corporee.

A tal proposito è stata condotta una interessante ricerca fatta in Inghilterra, in cui i bambini di una scuola elementare, sono stati divisi in due gruppi. I ricercatori hanno fatto delle valutazioni sull’apprendimento di entrambi i gruppi sia all’ inizio che alla fine di un percorso durato qualche mese. I docenti del primo gruppo avevano l’indicazione di fare lezione muovendo le braccia in maniera mimica seguendo la prosodia delle parole. L’indicazione data ai docenti del secondo gruppo era, invece, quella di fare lezione muovendosi il meno possibile. Cosa è stato osservato nella rivalutazione dei due gruppi di bambini? I bambini del primo gruppo, i cui docenti avevano unito la mimica alle informazioni che davano verbalmente, mostravano un risultato di apprendimento visibilmente maggiore.

Tutto questo, per chi ha un minimo di conoscenza sul funzionamento delle tappe del nostro sviluppo cerebrale e cognitivo, non rappresenta alcun tipo di novità.

Il fatto fondamentale è che scontiamo l’idea della parola come qualcosa al di sopra del corpo.

Basti pensare al mito della ninfa Eco. Come se la parola potesse rappresentare una sorta di essenza dell’anima, un qualcosa di separato, che prescinde dall’ esperienza corporea. D’altronde, l’ incipit del Vangelo secondo Giovanni recita:

“ In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.”  

Nel passo sopracitato, il Dio si identifica con il verbo. Senza scendere nel dettaglio sul come mai si sia tanto stratificata quest’ idea, di sicuro questa supremazia della parola e la mancanza di corpo, si identifica con una piramide gerarchica, rispetto all’importanza del corpo come relazione. I bambini spontaneamente, sono meno legati alla Bibbia di quello che si può credere ed hanno bisogno di corpi che li accudiscano nell’apprendimento. Questa distanza dal corpo come luogo di relazione e di apprendimento e l’uso sempre maggiore della virtualizzazione delle immagini, mettono a rischio l’apprendimento dei bambini. Se riuscissimo ad appropriarci della relazione tra corpo ed apprendimento, forse potremmo prevenire molti dei nostri disturbi dell’apprendimento.

Il nostro gruppo di lavoro della scuola di Arte Terapia Lacerva, da molti anni lavora su questi aspetti e, siccome rappresentano un elemento fondamentale anche per il benessere delle nuove generazioni, avrei intenzione di approfondire questo tema nei prossimi articoli.