Il silenzio nell’incontro con sé stessi e con gli altri

ll silenzio può avere volti e significati diversi ed è una esperienza fondamentale di contatto e comunicazione.

La funzione più importante del silenzio è quella di favorire l’ascolto e il contatto con il sentire. Che siamo da soli o con l’altro, creare uno spazio vuoto, di sospensione della parola, consente l’emergere di sensazioni, emozioni, bisogni. Nel silenzio possiamo accedere all’introspezione e alla contemplazione, così come all’incontro e all’intimità della relazione Io-Tu.

Il silenzio facilita la consapevolezza, poiché interrompe il flusso delle parole che, il più delle volte, segue gli schemi rigidi e nevrotici della mente. La maggior parte delle persone ha molta difficoltà a sostenere il silenzio. Nella nostra società vi è una tendenza diffusa a riempire il tempo con parole e attività, per evitare l’angoscia del vuoto e il confronto autentico con se stessi e con l’altro.

L’uomo moderno vive in uno stato di bassa vitalità (…). Ha ridotto la vita stessa a una serie di esercizi verbali e intellettuali, si annega in un mare di parole”. (Fritz Perls)

Liberare la mente

Un primo passo importante per poter accedere al potere del silenzio, in termini di conoscenza di sé e di contatto con l’esperienza, è quello di svuotare la mente. Questa operazione consente di liberare il campo da giudizi, convinzioni, fantasie e di stare nella realtà. Senza evitamenti, senza filtri. Presenti nel proprio corpo, con tutti i propri sensi. Si tratta di quello stato che sperimentiamo nelle pratiche meditative e che spontaneamente tendiamo a ricercare quando sentiamo il bisogno di difenderci dallo stress della vita quotidiana, immergendoci, ad esempio, nella natura.

Il silenzio in psicoterapia

In terapia, il silenzio svolge un ruolo centrale. Oltre all’importanza delle parole, vi è l’importanza di ciò che avviene al di là della dimensione verbale. Nelle pause, nei gesti, nello sguardo, nella postura.

Il silenzio può essere evitato e le sedute vengono inondate di produzioni verbali. Di discorsi straripanti ed iperdettagliati. Oppure, può rappresentare una resistenza. L’agito con cui la persona evita i propri vissuti emotivi conflittuali, per mantenere in piedi il proprio copione e la propria struttura nevrotica.

Man mano che le resistenze si sciolgono, il silenzio diventa il luogo in cui affiorano i conflitti, i ricordi, i traumi antichi da elaborare. Ed in cui terapeuta e paziente vivono gli aspetti transferali e controtransferali della relazione che caratterizzano l’unicità del loro incontro. Con la trasformazione dal vuoto sterile al vuoto fertile che avviene durante il processo, dal silenzio prende forma la libera espressione della persona. La nevrosi, che tende a riempire per interrompere la naturalezza dell’esperienza, lascia il posto al Vero sé e alla relazione autentica.