Isteria e Arteterapia .2

Con questo nuovo articolo portiamo avanti il discorso su questo grande tema : “l’isteria”, iniziato nello scorso articolo Isteria e Arteterapia .1 approfondiremo ora la suddivisione tra soma e psiche, tra corpo e anima.

Questa suddivisione per gli antichi greci non aveva molto senso, non era così strutturante, certamente esisteva pneuma, il respiro vitale, ma non c’era la dicotomia forte che abbiamo noi oggi, nata nel Seicento con Cartesio.

Va fatto un approfondimento: quella che chiamiamo psiche, non è altro che una serie di rappresentazioni mentali ossia degli impulsi cerebrali e fisici.

Sottolineamo quindi che la suddivisione tra corpo e anima non ha senso. Quando infatti abbiamo un problema di ansia, questo è legato alle nostre rappresentazioni mentali e queste rappresentazioni mentali sono corpo, non sono cioè un’invenzione successiva o un aspetto a latere.

L’attacco di panico è corpo, spesso descritto come un tentativo strategico del paziente di non farsi abbandonare. Anche il desiderio di non farsi abbandonare è corpo e anche le nostre rappresentazioni mentali sono impulsi cerebrali, a prescindere dalle credenze di ciascuno.

Nel momento in cui il paziente disegna delle cose, vengono messe in campo delle rappresentazioni mentali.

Ancora attuale è la definizione di isteria dello psichiatra Arieti che risale agli anni Settanta e la definisce come la tendenza da parte di certe persone di mettere in scena nel teatro del corpo,certe loro contraddizioni e certe loro problematiche emotive.

Se ci riflettiamo anche la parola emozione è corpo, deriva infatti dal latino ex movere, che significa qualcosa che si muove. Allo stesso modo anche la psiche è corpo.

Nel momento in cui disegniamo, quando compiamo un atto arteterapeutico, stiamo mettendo in scena il nostro corpo. Per fare un segno grafico occorre ripassare tutta l’esperienza corporea.

Il punto centrale dell’Arteterapia è mettere in scena tutte le stratificazioni e le complessità corporee, compresa la magia che, come la fede, ha una sua fisicità perché è un potere del corpo.

La Dott.ssa Erica F. Poli parla giustamente di unità psiche-soma. Occorre però evidenziare che quando si parla di mente sarebbe meglio definirla come quella funzione dei nostri corpi che chiamiamo la mente.

La mente è una funzione dei nostri corpi, esattamente come l’anima.

Il problema è riuscire a dialogare anche con noi stessi a prescindere dalle nostre convinzioni.

Il fatto che certe esperienze possano essere descritte come anima, non deve stupirci.

Quello che occorre è un modello generale descrittivo che ci permetta di far coesistere le opinioni, non è possibile infatti né un assoluto materialismo e né un assoluto spiritualismo. Abbiamo tutta una serie di esigenze nella relazione con la trascendenza che sono ineliminabili.