La cherofobia e la paura di essere felici

Si parla spesso del desiderio di essere felice; ma la cherofobia frena tantissimo la sua realizzazione.

Quando, infatti, una persona ha una paura irrazionale di fronte alla gioia o alle emozioni positive in generale, si parla appunto di cherofobia.

Il comportamento tipico di colui che vive questo malessere è l’evitamento di quelle situazioni, sociali e non, che possono portare a forme di piacere.

L’aspetto irrazionale di tale atteggiamento dipende prevalentemente dalla convinzione radicata che se una persona é felice, immancabilmente accadrà qualcosa di nefasto.

Una credenza in cui il karma, per così dire, restituirà in tempi brevi l’equivalente della felicità in dolore e tristezza.

Psicologicamente parlando, la cherofobia nasce prevalentemente in coloro che hanno forme di autostima abbastanza carenti.

La convinzione di non essere meritevoli di godersi le cose belle che la vita offre, limita fortemente l’azione e le relazioni.

Si ha la convinzione di essere degli impostori nel vivere delle esperienze felici immeritatamente.

Una fragilità interna che determina, di conseguenza, la messa in atto di atteggiamenti evitanti e ansiogeni.

Spesso il cherofobico sviluppa questa convinzione attraverso le esperienze vissute già durante l’infanzia.

Ripetutamente, da bambino, ad alcuni episodi di felicità hanno fatto seguito una punizione e quindi la tristezza.

Si innesca quindi una correlazione cognitiva tra i due eventi secondo cui dopo la felicità arriva, purtroppo e subito, sempre la tristezza.

La bizzarria di questa paura è che chi ne soffre, generalmente non è depresso o triste, ma cerca soltanto di evitare tutte le situazioni potenzialmente felici.

Dal punto di vista patologico, la cherofobia non è riconosciuta come una vera e propria malattia, ma come un atteggiamento.

Diventa cioè una scelta comportamentale che ha conseguenze purtroppo negative sulle proprie convinzioni , azioni scelte e relazioni.