La paralisi cerebrale infantile: una diagnosi dalla A alla Z

La paralisi cerebrale infantile (anche nota con l’acronimo PCI) è la causa più comune di disabilità intellettiva in età evolutiva. E’ definita come un gruppo di disordini dello sviluppo del movimento e della postura che causano una limitazione delle attività di deambulazione. 

Come si manifesta?

Le manifestazioni sono molteplici e variano da soggetto a soggetto, ma solitamente dalle primissime osservazioni compare una debolezza nel tono muscolare ed uno stentato controllo dei movimenti. La sua natura è genetica, i bambini con PCI non percorrono le normali fasi dello sviluppo quanto piuttosto un loro personale sviluppo delle funzioni residue. E’ una condizione permanente e i problemi che ne derivano non possono estinguersi, ma possono modificarsi nel tempo. I bambini apprendono strategie per far fronte alla loro situazione man mano che che crescono e il trattamento spesso determina miglioramenti significativi nelle aree funzionali interessate. I percorsi riabilitativi per questo tipo di disturbo sono sempre personalizzati poichè influenzati dalle risorse residuali e dalle aree di potenziamento. In linea di massima, il primo principale obiettivo posto dalla famiglia quanto dagli specialisti riguarda il raggiungimento di una certa dose di autonomia.

Mentre la medicina ha la necessità di individuare le caratteristiche che “inseriscono” un soggetto all’interno di una categoria nosografico-descrittiva, la psicologia ha piuttosto bisogno di evidenziare i tratti esclusivi che danno specificità alla persona e che consentono di strutturare per lei un piano di lavoro individualizzato.  Si può parlare di disabilità intellettiva quando il Q.I. si colloca su un valore al di sotto dei 70-75/100 e le difficoltà specifiche investono più aree: comunicazione, cura di sè, relazione, basse prestazioni scolastiche. 

Disabilità intellettiva a scuola

La scuola di oggi, per poter essere definita come “scuola inclusiva” è chiamata a rispondere alla varietà di bisogni espressi dagli alunni. A tal proposito, dunque, risulta necessario che all’insegnante vengano forniti strumenti utili per cogliere in tempo le difficoltà riscontrate dall’alunno nonchè provare a sfruttare tutte le risorse dello studente affinchè si avvicini sempre di più alla “normalità”. Gli interventi rispetto a questo tipo di disturbo coinvolgono diverse figure professionali. Nell’interazione col bambino è molto utile l’utilizzo di alcune tecniche volte a favorire l’apprendimento di nuove competenze. In particolare l’insegnante si rifà all’uso di un apprendimento di tipo “sensoriale” attraverso l’uso di plastilina, sabbiera, costruzioni e pittura.

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