La procrastinazione da strategia a modus operandi

procrastinazione

Il comportamento atto a rimandare volontariamente un’azione o una decisione è chiamato procrastinazione.

Esso è un tipo di atteggiamento molto comune e tutti ne possono essere vittima.

Le caratteristiche della situazione che portano il procrastinatore a posticipare l’azione sono lo stress e il disagio che ne derivano dal comportamento stesso.

In effetti, ci troviamo di fronte ad un cane che si morde la coda, creando così un circolo vizioso.

La sequenza, infatti, che ne scaturisce è:

decisione da prendere;

ansia e stress da prestazione;

procrastinazione;

ansia e stress da fallimento.

La “decisione “ di procrastinare comincia a manifestarsi già da piccoli e a volte si consolida in adolescenza.

In questo periodo della vita, inoltre, già foriero di contrasti ormonali ed emozionali, un atteggiamento del genere non è affatto positivo.

Un esempio lampante è rimandare un’interrogazione all’infinito, non solo perché l’evento in sé crea disagio, ma perché si ha l’illusione che posticipando l’esame, ci si possa impegnare di più e migliorare l’esito.

L’esperienza, però, ci insegna l’esatto contrario.

Effettivamente, nel momento in cui si è scampati all’interrogazione, il livello di stress diminuisce e ci porta ad accantonare il pensiero ansiogeno, fino a nuova manifestazione.

D’altronde, se procrastinare significasse analizzare la situazione per poter avere una performance migliore, allora in alcuni casi essa potrebbe essere anche funzionale.

Nell’esempio citato dell’interrogazione, se la si rimanda per prepararsi meglio, la probabilità di risultati positivi si alzano.

Talvolta, però, ciò che resta maggiormente impresso, quando si sceglie la procrastinazione, è il “pericolo “ scampato con conseguente miglioramento del tono dell’umore.

In questo modo, la si assume come strategia calmante per alleviare la tensione, ignorando le conseguenze di essa.

In sintesi, sarebbe opportuno imparare ad affrontare le situazioni, con le emozioni e i pensieri che ne derivano, e di fronte ad eventuali fallimenti, capire l’errore invece di procrastinare.