Languishing e Pandemic fatigue: il vuoto lasciato dalla pandemia

Languishing e Pandemic fatigue: il vuoto lasciato dalla pandemia

Dallo scoppio della pandemia il tempo è passato inesorabile. Le nostre abitudini e il nostro modo di vivere si sono inevitabilmente modificati, rendendo la nostra vita pre-pandemia solo un ricordo lontano. Nonostante un apparente allentamento delle restrizioni e il ritorno ad una vita quasi “normale”, gli effetti e le conseguenze della pandemia incombono su di noi a livello sia fisico che sociale che psicologico. Spesso ci sentiamo stanchi, affaticati, demotivati, abbiamo difficoltà a concentrarci. Insomma, avremmo solo voglia di “tirare i remi in barca” e lasciarci trasportare dal mare in tempesta, senza opporci, e vedere dove ci porta. Perché?

Languishing: senso di stagnazione e vuoto

Lo psicologo Adam Grant, in un articolo del New York Times, sostiene che “il languishing è l’emozione dominante del 2021”. L’illanguidimento (o languishing) è un senso di stagnazione e vuoto, di immobilità; è come se stessimo confondendo le nostre giornate, guardando la nostra vita attraverso un vetro appannato. È un’emozione che si colloca tra la depressione e il flourishing, è l’assenza di benessere. Non si hanno sintomi di malattia mentale, ma non si funziona nemmeno al proprio meglio. Il languishing attenua la motivazione e rende difficile concentrarsi sui vari aspetti della propria vita.

Che cos’è la pandemic fatigue?

Questa emozione non deve essere sottovalutata, specialmente se associata a quella che è stata definita come pandemic fatigue. Quest’ultima è un tema sviluppato dall’OMS nel documentoPandemic fatigue. Reinvigorating the public to prevent Covid-19”, dove viene definita come una crescente demotivazione delle persone nel mettere in atto i comportamenti protettivi raccomandati per la tutela della salute dei singoli e delle comunità. Viene definita anche come stress o stanchezza psico-emotiva dovuti alla pandemia. La pandemic fatigue porta con sé segni di stanchezza e affaticamento causati dal perdurare della pandemia. Secondo l’OMS, il 60% dei cittadini europei soffre di pandemic fatigue.

All’inizio della pandemia, infatti, gran parte delle persone ha attivato un sistema di adattamento mentale e fisico da cui attingere nei momenti di forte stress, per fronteggiare la nuova realtà. Con il prolungarsi della situazione di crisi, tuttavia, le persone devono adottare un diverso stile di gestione dello stress, ma la stanchezza e l’affaticamento mentale e fisico rendono sempre più difficile fronteggiare in maniera sana una situazione che continua a protrarsi nel tempo. Subentra infatti un malessere profondo derivante dalla sensazione di perdita di controllo sulla propria vita, di deprivazione e di affaticamento.

Si sta sviluppando una letteratura emergente sull’affaticamento mentale e fisico dovuto alle restrizioni relative al Covid-19.

Gli effetti psicologici negativi della pandemia sono ben documentati. I ricercatori hanno riferito che gli individui sperimentano maggiori livelli di stress, ansia, depressione, tendenze ossessivo-compulsive, si sentono emotivamente svuotati e incapaci di agire in modo efficiente. Inoltre, sperimentano una diminuzione della motivazione, difficoltà nel dormire, sensazione di impotenza, disperazione e risentimento. Oltre a questi problemi, esiste una letteratura emergente sull’affaticamento fisico e mentale dovuto alle restrizioni legate al COVID-19.

Haktanir e colleghi (2021) hanno sviluppato uno studio con l’obiettivo di indagare la misura in cui gli individui sperimentano la pandemic fatigue e la sua relazione con la paura del coronavirus, l’intolleranza dell’incertezza, l’apatia e la cura di sé. I risultati, raccolti dai 516 partecipanti allo studio, hanno mostrato come il 34,40% dei partecipanti ha riferito che il livello di precauzioni relative al COVID-19 è diminuito rispetto alle misure adottate all’inizio della pandemia. Inoltre, è presente una correlazione significativa tra stanchezza pandemica e paura del coronavirus, intolleranza all’incertezza e cura di sé. Infine, il modello sviluppato suggerisce che i partecipanti con punteggi più alti nella paura del coronavirus e nell’intolleranza all’incertezza tendevano a segnalare anche un punteggio di pandemic fatigue più significativo.

Il fatto che un individuo su tre prenda meno precauzioni non è solo una minaccia per la salute degli individui, ma anche per la collettività.

La sensazione di stanchezza e sfinimento dovuta a uno stato di crisi prolungato, definito pandemic fatigue, costituisce quindi una reazione naturale di fronte ad una situazione di cui non si intravede la fine. Una volta compreso il perché di tali sentimenti di immobilismo, affaticamento e demotivazione, possiamo capire come farvi fronte. A volte è rassicurante lasciarsi trasportare dal mare senza opporre resistenza. Prima o poi, però, sarà necessario riprendere i remi in mano e direzionare la barca, imparando come navigare nella tempesta.

Fonti

https://www.internazionale.it/opinione/annamaria-testa/2021/11/18/illanguidimentofbclid=IwAR28fMjcQVjlr2SxjedKq-Fq_tTgpMJljgjdpjWw6Il1L44oOwW1SQIdkLs

– World Health Organization (2020). Pandemic fatigue -Reinvigorating the public to prevent COVID-19. https://apps.who.int/iris/bitstream/handle/10665/335820/WHO-EURO-2020-1160-40906-55390-eng.pdf

– Haktanir A., Can N., Seki T., Kurnaz M.F., Dilmaç B. (2021). Do we experience pandemic fatigue? current state, predictors, and prevention. Current Psychology. https://doi.org/10.1007/s12144-021-02397-w